Mille violini suonati dal vento,

L’ultimo abbraccio mia amata bambina

Nel tenue ricordo di una pioggia d’argento

(L’Ultimo Bacio – Carmen Consoli)

Eccoci, buon Febbraio amici, dai che non manca molto alla fine dell’inverno, intanto però, prendete quei fazzoletti che vi devo fare una domanda un po’ personale se mi permettete. Prima però, per essere nel mood giusto per questo post vi chiederei anche di mettervi questa sublime interpretazione della cantantessa come colonna sonora, tanto per torturarci ancora un po’ va…no, scherzo, e’ giusto per coerenza diciamo, crea atmosfera:

https://youtu.be/Js00rfSgznE

Pronti ora? Fazzoletti? Troppo tardi? No, dai, in ogni caso se non li hai presi ancora vai a prenderli ora che servono. Domanda: Quando avete abbracciato l’ultima volta i vostri cari? Quando li avete baciati e strizzati calorosamente?

Ma quanto mi mancano gli abbracci !(immaginatevi un sospiro).

Ebbene si’, eccoci tornati ai nuovi “articoli”, post, chiamateli come volete, ai voli pindarici (personali e professionali) della mia mente ma sono sicuro anche delle vostre, e dei miei e vostri sentimenti, e del mio corpo, e dei vostri. Perche’ ormai e’ conoscenza comune, le etichette di ‘corpo’, ‘mente’, ‘anima’ ecc. appartengono tutte ad un unico olistico che e’ la nostra meravigliosa esperienza umana.

Oggi per celebrare il ritorno del non ancora scritto, vi propongo la lettura di un articolo molto attuale, purtroppo, da cui ho preso spunto. Dico purtroppo perché tratta della privazione che tutti noi stiamo subendo da un periodo di tempo a questa parte, che inizia a diventare lunghetto, insomma, si sente, a tutti i livelli. In particolare mi ha colpito non poco un passaggio all’inizio di questo articolo, quello che dice: “I missed the smell of my friends’ clothes and my nephew’s hair, but, more than anything, I missed the groundedness only another human body can bring. The ache in my solar plexus that married these thoughts often caught me off guard.”

Lost touch: how a year without hugs affects our mental health 

Tutto molto vero, come dicevo, siamo un tutt’uno e la nostra esperienza umana, vissuta con pienezza, richiede, per tutti (chi più chi meno si intende,) l’esercizio dei sensi: siamo programmati e abbiamo bisogno di usare i sensi dell’olfatto, l’udito, il gusto, si’ anche con le persone, anche tra di noi. Più o meno consci, ci annusiamo, ci assaggiamo, ci vediamo e ascoltiamo e soprattutto ci tocchiamo. Se non esercitiamo tutto ciò i sensi ad un certo punto ci fanno sentire non molto a posto, forse si atrofizzano, si perdono, ed e’ un vero peccato, non trovate? (immaginatevi milioni di voi annuire all’unisono, alcuni con relativa lacrimuccia da Pierrot)

Sicuramente se non avete avvertito la mancanza di voci non mediate dal canale digitale avrete sicuramente sperimentato la mancanza dell’abbraccio, o il fatto dell’essere anche semplicemente nello stesso ambiente, di percepire energia umana allo stato naturale e presenza, non mediata da un qualsiasi mezzo di comunicazione (lo dico rimanendo pur sempre grato ai mezzi che abbiamo).

Per fortuna però come nella migliore tradizione favolesca, anche nella vita, c’e’ un ‘happy ending’  e se avete letto il pezzo del The Guardian al link lo avete capito, dopo tutto questo, ci riadatteremo velocemente e facilmente ai tanto sospirati abbracci e alla presenza delle persone che contano nelle nostre vite. 

Se nel frattempo serve una mano, fate un fischio (virtuale) che io ci sono, e per non perdere il ritmo vi invito a provare allo specchio con il vostro pupazzo di pezza preferito (o coinquilino/a, o compagno/a) ben quindici diversi tipi di abbracci, a seconda delle occasioni. Ole’!

 15 Different Types of Hugs and What They Really Mean