SEPTUAGENARIAN A CHI?

 

Argomento piccante sta settimana, eh?

Io mi tappo orecchie, occhi, e…

(cit. La mia cara nonnina)

No! STOP!!

(cit. Me, myself and I)

Questo post nasce dai pensieri che tempo fa mi sono stati ispirati da un articolo sul sesso e sanita’ mentale. La fonte e’ piuttosto seria e raccomandabile, seppure non autorevole come questa che state leggendo si intende 😄. Sto parlando della signora (e collega) Pamela Stephenson Connolly che scrive sul The Guardian a proposito di sessualità nei settantenni (o petagrn… stepnep…. Septuagenarians! …mi si lega la lingua a dirlo). 

Mi e’ piaciuto in particolare il taglio dell’articolo perché concentrato su una fascia di età che di solito non viene presa quasi in considerazione, come a dire che l’attività sessuale e’ riservata per qualche strano motivo ai giovani, o fino alla mezza età, poi il luogo comune sembra quasi dire che ci si ferma, e a volte ci si ferma anche prima, o si inizia a fare sesso a fatica, insomma non si gode appieno di uno degli aspetti umani più soddisfacente e che si ripercuote sull’intera saluta del ‘sistema essere umano’. Perché? Mi son chiesto e mi sono risposto che e’ perché ci sono dei ‘problemi’ o cause percepite come tali, che vengono considerati da chi li vive come insormontabili. Ma e’ vero? No, mai. Ad ogni questione irrisolta corrisponde sempre una strada personale per risolverla, o perlomeno alleviarne molte delle conseguenze percepite come bloccanti, negative… ma vediamo che dice l’articolo citato di un caso particolare a titolo di esempio:

My partner can’t stay erect long enough for us to consummate our relationship

La nonna intanto continua con le sue teorie: “Dai Edo, non illuderli. Ad un certo punto bisogna gettare la spugna, si sa, il caro nonno, ci provava ma sembrava più volesse giocare con la pelle di daino, non riusciva manco a…”

“Nonna!!”

Beh, carissimi e carissime (e cara nonnina) vi do un’ottima notizia, il sesso fa parte di noi, e’ un aspetto che ci accompagna, in forme diverse si intende, dalla nascita alla morte. Si’ avete capito bene, fino all’ultimo respiro e’ parte di noi, quindi se non e’ più parte di voi o di qualcuno che vi sta a cuore, fatevi delle domande. C’è sempre una causa fisica, emotiva, psicologica anzi tutte e tre le cose insieme. Come ripeto allo sfinimento: il corpo umano e’ un unico sistema olistico, le etichette di ‘mente’, ‘spirito’, ‘fisico’ e via dicendo servono per concettualizzare ma nella realtà stiamo parlando di una cosa sola: te, me, o mia nonna).

Quindi mettiamoci al lavoro, meglio ancora se in compagnia di uno (o più) partner(s) e andiamo verso un riequilibrio salutare. Potreste iniziare da una serie di letture. Sempre dal The Guardian  potreste leggere diverse cose su diversi temi:

Sexual healing | Lifeandstyle 

Pamela Stephenson Connolly | Culture 

La sessualità e i blocchi legati alla stessa sono vari quanto la varietà tra le persone, per cui non giudicate il partner o voi stessi ma siate aperti alla comunicazione, allo scoprire, ci sono cose delicate ma di cui non bisogna avere assolutamente nessuna vergogna o tabù, e’ tutto normale, anche se per esempio non riusciste ad avere un orgasmo se non stringendo le gambe a mo’ di schiaccianoci! Non siete sole/ii:

I only get pleasure by squeezing my thighs together – will I ever enjoy sex?

Volendo, potreste anche chiedere alla signora Pamela e vedervi la risposta pubblicata sul The Guardian:

“If you would like advice from Pamela on sexual matters, send us a brief description of your concerns to private.lives@theguardian.com (please don’t send attachments).”

L’appello “don’t send attachments” sembra quasi una battuta umoristica, ma battute e Pamele a parte, se invece preferite qualcuno che parla la vostra stessa lingua e magari ha radici culturali simili, sapete dove trovarmi no? Opero a Londra di persona ormai da molti anni oppure online (io preferisco il faccia a faccia devo dire). In ogni caso, non c’e’ da prendere nessun impegno, come primo contatto, se voleste scrivermi cerate i contatti in questo sito o sulla pagina Facebook o anche Instagram.

Un’ultima cosa, chi mi conosce sa che tra queste ‘pagine’ di blog cerco di rendere alcuni argomenti un po’ più approcciabili, leggeri, usando dosi a volte massicce di umorismo e ovviamente mia nonna. Ecco, volevo assicurarvi, se mai ce ne fosse bisogno, che in seduta terapeutica l’approccio sarà diverso, serio, con garanzia di tatto e professionalità. Nel dubbio spulciate un po’ su google per leggervi qualche recensione cercando “psicologo italiano a londra 193 Whitecross St.”, oppure andando qui: 

https://g.page/PsicologoItalianoLondra?share

Instagram stories highlights 

Alla prossima e buon sesso sano a tutt*!

TERAPIA O NON-TERAPIA, QUESTO E’ IL DILEMMA

 

So really, the only qualification for going to therapy,

Is to be a normal human being

(Alain de Botton

Eccoci. Post-risorsa? Presente!

Di cosa ‘parliamo’ oggi? Se il titolo non  è sufficientemente esplicativo ve lo traduco in una domanda e risposta: 

Domanda: per chi e’ la (psico)terapia?

Risposta: Per tutte/i. 

O perlomeno per tutt* coloro che vogliono vivere bene la propria esperienza umana, per chi vuole imparare a vivere una vita equilibrata e cosciente, come sciogliere alcuni nodi mentali, emotivi, sub-coscienti, a volte intimi, nascosti. Ecco, questo post e’ per voi.

Come ogni due settimane da un po’ di tempo a questa parte, io mi tolgo di mezzo e vi propongo ‘semplicemente’ delle risorse relative ad un tema specifico, che poi voi userete (o no) a vostro piacimento. Insomma un po’ come un genitore, cerco di facilitare il vostro percorso, vi indico una o più possibili vie, poi sta a voi percorrerle e trovare (anche insieme a me se volete) il modo tutto vostro di percorrerle.

L’argomento mi sta molto a cuore, perché oggi il focus e’ proprio sul mio lavoro, però per trattenermi dal fare lodi sperticate, lo faccio attraverso links di una situazione a me non collegata ma che rispetto, per profondità di pensiero, chiarezza e capacità professionale. Sto parlando di nuovo di School Of Life di Alain De Botton, citato in apertura di questo post e altre volte su questo blog.

First thing first, come si dice a Londra, quindi il primo video-risorsa in circa tre minuti chiarisce il tema “per chi è e che cos’è la psicoterapia”, in inglese, I hope you don’t mind… 

https://youtu.be/OxuZiqY5ypU

Il primo link e’ una introduzione, in realta’ fa’ parte di una playlist di 8 video in cui la voce di Alain De Botton vi accompagna nel conoscere vari luminari e le teorie di base di psicoterapia, partendo dal pluricitato mio amico Sigghy, in arte Freud:

https://www.youtube.com/watch?v=mQaqXK7z9LM&list=PLwxNMb28XmpcpxBm1RoGRx4mVKNRIrKkG&index=2

Per chi invece magari si imbatte in questo blog dall’Italia o per chi, per qualsiasi motivo, non mastica l’inglese, vi propongo una testimonianza di una persona che e’ stata in terapia e ha studiato psicologia lei stessa. Una testimonianza in cui l’autrice in maniera molto genuina spiega in italiano per chi e’ la terapia e come approcciarla:

https://www.youtube.com/watch?v=rXTC7pM0awg

Poi, alla fine della fiera, come dico spesso, fatelo come volete, ma fatelo. Ovvero, il concetto che vorrei enfatizzare qui non e’ la psicoterapia in sé ma piuttosto l’imparare a conoscersi.

Conoscersi per vivere a pieno la propria vita, una vita relativamente serena e emotivamente bilanciata, nel migliore stato di salute possibile per ognuno di noi, può passare attraverso percorsi di crescita personale, attraverso l’introspezione, l’ipnosi, ascoltare podcasts, seguire canali youtube o altri video ‘tutorial’, fare corsi, oppure, specialmente se vi piace l’interazione umana uno a uno, attraverso la psicoterapia, il counselling. 

Se volete ulteriori informazioni o vi va di fare una chiacchiera senza impegno, potete contattarmi qua o attraverso i miei canali social. Vi aspetto, alla prossima.

IG: Edoardo Zollo – Psicoterapeuta (@psicoterapeutaitalianoalondra) • Instagram photos and videos 

Facebook: PsicoterapeutaItalianoalondra – Home 

NON STAI BENE? DIVENTA UN/A RAKTIVIST

 

Gentili signore e signori, siamo oggi qui riuniti (su questa terra) per una importante decisione che riguarda questo blog, o meglio la nostra comunità, più precisamente riguarda la nostra nazione ma anche il nostro condominio, e riguarda pure te che leggi dall’altra parte dello schermo, a dirla tutta riguarda tutta la  razza umana.

Ok, ok sono andato un po’ lungo, rifaccio, tenendo un po’ più i piedi per terra, ma non troppo, insomma il giusto equilibrio, una sorta di levitazione controllata, no, non quella del pane, quella e’ lievitazione con la ‘i”, insomma, ci provo, vado, pronti?

Ma lo sapevate che esiste il ‘Random Acts of Kindness Day’??!! 

Per chi non lo sapesse ancora, sapevatelo! (chiedo venia, spero mi perdonerete ma ‘sapevatelo’ ho sempre voluto capire l’effetto che fa scrivendolo, va bene, ora lo so, mi ricompongo e torno al punto). Quest’anno il ‘giorno degli atti di gentilezza  fortuiti’ è caduto a Febbraio, ce lo siamo perso! Perché allora ve lo propongo? Come ripetuto svariate volte, sto qua a supportare chi vuole essere supportato, quindi vi dico: l’atto random di gentilezza può essere (dovrebbe essere) parte di noi, parte della nostra vita quotidiana.

Perché? “Ovvio! Perché così andate in paradiso e mi salutate il nonno” (si’ è lei, è tornata, dopo il lockdown, con un volo diretto Cagliari-Luton ed è qua, la mia cara nonnina).

Adesso, credenze della nonnina a parte, capisco bene che se, come tutti noi, aveste bisogno di dare da mangiare alla parte sinistra del vostro cervello e vi servisse quindi una ragione logica, eccola: L’atto di gentilezza fa bene alla salute, è scientifico, è provato, lo dice pure la CNN in questo bel post con vari link utili, alcuni dei quali ve li riporto sotto: 

Se siete tra quelli che “non ho tempo di leggere”, eccovi una concisa spiegazione dei benefici, e qualche idea di cosa e come praticare la gentilezza, in un breve video della Kindness Foundation.

https://youtu.be/O9UByLyOjBM

Ancora scettici/che? Provo a darvi ulteriori prove provate. Come questa ricerca che ha il sapore di magico e invece è un esperimento scientifico come ne potete trovare molti altri se solo cercate. Devo dire che anche io sono rimasto piacevolmente sbalordito dalla dichiarazione che oltre ad un riscontro positivo mentale ed emotivo: “findings suggest that spending money on others shapes cardiovascular health, thereby providing one pathway by which prosocial behavior improves physical health among at-risk older adults.” 

Si’ proprio così, la reazione emotiva e fisica di chi fa una gentilezza, oltre che di chi la riceve, da’ una botta di vita, producendo tra le altre cose già citate anche la produzione di serotonina e ossitocina, gli ormoni della felicità .

Ricordate tempo fa, ho postato un’infografica con il titolo  Fai Volontariato! ? Ecco quella roba lì.

E allora come suggerisce l’articolo trasformiamoci tutti in RAKtivists, ovvero Random Acts of Kindness Activists® 

Per esempio: che ne direste di aggiungere una gentilezza quando farete una sana camminata all’aria aperta? Cosi’ come direbbe nonna, prendete i famosi “due piccioni con una fava”. Ovvero aggiungereste un ‘amplificatore’ di feedback psico-mentali positivi ai benefici già conosciuti: il maggiore ossigeno a disposizione all’aria aperta, la vitamina D che si può assorbire, il movimento del corpo con i suoi vantaggi su flessibilità, circolazione, tonicità muscolare e livello di energia in genere, Non riuscite a pensare a cosa fare di gentile mentre andate a camminare? Portate a spasso il cane di un amico. 

Non sapete come procurarvi un cane di amico? Ehm, volevo dire, siete soli come un cane? …no, ancora! Volevo dire: non avete un amico con un cane? Niente Attacchi di panico, aiutate una persona sconosciuta. Se siete a Londra e’ facile facile, qua: BorrowMyDoggy – Local Dog Walking, Sitting & Holiday Care

Ah! Tra tutte le opzioni che abbiamo, non dimentichiamoci mai di essere gentili con noi stessi, d’altronde siete l’unica persona con cui starete di certo per il resto della vostra  vita, meglio volersi bene, no? 

Buon Karma a tutti.

ATTACCHI DI PANICO

 

Eleanor Rigby

Waits at the window

Wearing a face that she keeps in a jar by the door

Who is it for?

https://www.youtube.com/watch?v=twFbweJfUUo

Di cosa parlano questa strofa? Parla di attacchi di panico, e non sono le uniche parole in musica dedicate al tema, ce ne sono tante altre, dal pop-punk dei Green Day ai nostrani Daniele Silvestri, Baustelle, Neffa, e molti, molti altri.

Volete approfondire? Benvenuti nel post-risorsa di questa settimana e per iniziare andate sul link di questo collega devoto al rock, che ci segnala nel suo blog alcune cause degli attacchi di panico e ben 18 Canzoni sugli attacchi di panico per aiutare gli altri ad uscire da questo incubo.

Perché ci scrivono così tante canzoni sulla questione? Perché in molti ne soffrono, e certo questo ultimo anno per motivi che sappiamo tutti, non ha migliorato le cose, anzi. Se ne soffre, e a volte se ne soffre in silenzio o “ce ne si fa una ragione”, insomma ci si convive, con l’aiuto di medicinali o senza, “semplicemente” accettando una realtà che non e’ l’ideale. Come per ogni disequilibrio infatti, ci si può lavorare su, per migliorare, per stare bene, che e’ poi lo stato che dovrebbe essere considerato quello normale.

Ne abbiamo parlato nell’ultimo live di instagram, dove alcuni di voi si sono anche esposti e hanno raccontato la propria esperienza, qui: 

https://www.instagram.com/p/CNUze_4ptgo/

https://www.instagram.com/p/CNUze_4ptgo/

Alessandro, una persona che soffre da anni di attacchi di panico, non avendo partecipato al live mi ha inviato una testimonianza scritta, gli ho chiesto cos’è secondo lui e come descriverebbe brevemente questo disequilibrio e mi ha scritto:

 ”Cos’è un attacco di panico?

Parziale o totale perdita di razionalità, che varia in funzione della gravità dell’episodio.

Sensazione di morte imminente, per mancanza d’aria o per arresto cardiaco, senza che niente e nessuno possa aiutarci.

Un misto di paura, angoscia, tristezza, in una forma difficile da esprimere a parole e spiegare a chi non ci è mai passato e che ci fa sentire irrimediabilmente soli, fino a quando non passa.

Perché per passare passa, ma in quei momenti il tempo sembra alterato, i minuti non passano mai e lasciano addosso la stanchezza di un’intera giornata di lavoro.

L’unica cosa che può dare un aiuto immediato sono gli psicofarmaci ma servono solo a placare la crisi, non a risolvere il problema, per quello serve arrivare a capire (e superare) la causa scatenante affidandosi ad un professionista, da soli ci si può aiutare, ma fino ad un certo punto.

Come riportato dal post al link sotto, di fatto stiamo parlando di attacchi che “si verificano, ogni anno, in oltre l’11% degli adulti. La maggior parte dei soggetti guarisce senza alcun trattamento; altri sviluppano un disturbo da panico.” e “Anche se gli attacchi di panico provocano sintomi che coinvolgono il cuore e altri organi vitali, non sono pericolosi.”

Per avere un’idea più precisa dei più comuni sintomi, diagnosi e trattamento ecco un buon link:

Attacchi di panico e disturbo da panico – Disturbi di salute mentale – Manuale MSD, versione per i pazienti 

Se poi parlate anche l’inglese, Mind e’ sempre un punto di riferimento, con contenuti aggiornati e aiuto concreto, con una chat dedicata mentre si e’ online, qui: What is a panic attack? 

Se invece siete dei tipi più “auditivi”, allora eccovi un podcast a tema per un aiuto a capire ed intervenire: 

Guarire dagli attacchi di panico con il podcast di psicologia di Pazienti.it

Dopo tutte queste informazioni seriose però, nel caso vi voleste lasciare andare un po’ e magari farvi pure una risata liberatoria, andatevi a cercare l’intramontabile commedia con De Niro Terapia e pallottole – Film (1999) – MYmovies.it . Lo volete vedere con un amico in inglese? Sure! Cercate Analyze This (1999)  

https://www.youtube.com/watch?v=vXofBV68uYk

Alla prossima e se avete bisogno di una mano su qualsiasi cosa, e lavorarci da soli o con risorse di auto aiuto non vi basta, sappiate che io son sempre disponibile a parlarne, di persona o online, a voi la scelta, mettetevi in contatto, senza impegno.

PER DONARE

 

Perdono, perdono, perdono…

io soffro più ancora di te!

Perdono, perdono, perdono…

il male l’ho fatto più a me

https://www.youtube.com/watch?v=L6Fh3VRJSQE

Questa settimana avete votato due temi principali di cui abbiamo parlato nel live di martedì scorso su Instagram (che pubblichero’ presto): un tema molto delicato come gli ‘attacchi di panico’ e un altro apparentemente innocuo ma invece super potente come il ‘perdono’. Dato pero’ che come al solito il tempo e’ limitato, vorrei approfondire qui almeno uno dei temi votati e poi magari riprenderemo l’altro in future occasioni. Oggi quindi scrivo di perdono da un punto di vista non certo morale ma psicologico, di salute mentale, di equilibrio emotivo.

Ora, dopo avervi proposto come intro una perla di pop nostrano d’epoca della mitica Caterina Caselli che mi ha dato il pretesto per introdurre l’argomento, andiamo un po’ più al succo di cosa vuol dire letteralmente perdonare perché ci fa capire a fondo le implicazione psicologiche. 

E’ interessante andare a vedere l’etimologia del termine: ‘perdonare’, infatti, deriva dal latino medievale ed e’ una parola composta da ‘per’ che significa ‘completamente’ e ‘donare’ che ha origine da ‘condonare’ e cambia poi il prefisso. 

Perdonare, etimologia e significato 

Quindi stiamo parlando di donare, regalare, ma non solo regalare, regalare c-o-m-p-l-e-t-a-m-e-n-t-e, senza nessuna remora. 

Ecco che, per quanto sia una cosa a volte molto difficile da mettere in pratica (davvero, molto), ma molto (l’ho già detto?), guardandone l’origine se ne intravedono i benefici per un salutare equilibrio personale, mentale ed emotivo.

Perché davvero a chi stiamo facendo un regalo? Alla persona che perdoniamo diranno alcuni, bravi, dico io. Aggiungerei però l’aspetto più’ sottostimato qui, il regalo più grande in realtà lo stiamo facendo a noi stessi, ci avete mai pensato? 

Perché il processo interno del perdono ci rimette in pace con noi stessi, riduce o elimina una tensione, una rabbia se non una vera e propria ira, non da’ spazio all’ansia o allo stress, alla rabbia e al rancore, che col tempo danneggiano mente, emozioni e corpo, si’ col tempo il “non-perdono” si somatizza e ci danneggia su tutti i fronti. 

Bene, ora sappiamo perché e’ cosa buona e giusta perdonare gli altri ma prima di lasciarvi tocchiamo anche il secondo punto nevralgico di questa pratica di per sé terapeutica: Eh già! L’avete capito, no? Perdonare gli altri e’ cruciale per una nostra stabilità ma non dimentichiamoci che la cosa più’ difficile spesso e’ poi perdonare se’ stessi. 

Si’ perché per quanto scontato a livello teorico nella realtà quotidiana lo facciamo un po’ troppo poco, invece dovremmo sempre e comunque tenere presente che i nostri pensieri e le nostre emozioni (sensi di colpa, volontà’ di controllo, ecc.) poi vanno a creare una realtà non solo interna ma materiale. Persone avvisate, mezze salvate (nonnina dicet).

Ok, va bene, non ce la fate sempre, a volte siete troppo arrabbiati, capisco, e’ umano, allora perché non provare automotivandoci con una frase che mia nonna mi ripeteva spesso? (rubandola da Oscar Wilde, nientepopo’dimenoche): “perdona sempre i tuoi nemici. Nulla li fa arrabbiare di più”

Frasi sul perdono: citazioni, aforismi – Frasi Celebri .it 

Se poi avete bisogno di ulteriore ispirazione, fate come Susanna nelle Nozze di Figaro… scherzavo. Venite da me che ne parliamo 😉 Comunque, nel caso, e’ qua:

https://www.youtube.com/watch?v=ImMvVOac1sY

Consigli troppo succinti? volete prima un approfondimento teorico? Eccovi accontentati con una buona lettura:

Teoria e clinica del perdono – autori-vari – Raffaello Cortina Editore – Libro Raffaello Cortina Editore 

Alla prossima!