PREVENZIONE? PER LA TUA SALUTE MENTALE ORA PIÙ CHE MAI

 

– Part 2

My friend is so depressed

He wishes he was dead

I swam inside his head

And this is what he said

Help me, help me

Won’t someone set me free?

There’s no right side of the bed

With a body like mine and a mind like mine

(Video: Idles: 1049 Gotho)

Chi vuole diventare come l’amico della canzone degli Idles alzi la mano. Bene, per fortuna non vedo nessuna mano alzata. Allora vi interessera’ questo post sulla prevenzione. 

In realta’ questo e’ la seconda parte di un post scritto un paio di settimane fa sempre sul discorso prevenzione. Poi e’ successo che la cara nonnina, dopo essere stata praticamente chiusa in casa per mesi e mesi, mi e’ andata in loop di paure ed ansie create da questo infame periodo (passatemi il francesismo), quindi c’e’ stata la pausa con un post dedicato ad un interessantissimo podcast che ci ha spiegato come trasformare le proprie paure ed ansie in benzina per il cervello (a proposito ve lo consiglio vivamente se non l’avete ancora letto lo trovate qui: PREVENZIONE? PER NONNA LA TERAPIA E’ PER “I MATTI”, la nonna ora e’ in loop di ascolto podcast). 

Quindi ora appunto torniamo a bomba sull’argomento che, mai quanto in questo periodo, e’ di attualità’ importantissima per la nostra salute mentale o per quella dei nostri cari. La prevenzione.

Nella prima parte vi avevo dato un link ad un PDF in Italiano piuttosto illuminante su cosa sia realmente la prevenzione e perché dovremmo tutti praticarla, anche e soprattutto a riguardo di salute mentale. Oggi vi propongo un link in inglese, un articolo di un’autrice, Kimberley Wilson, che spiega, sue parole: “While, of course, counsellors and psychologists are trained to help clients to recover from trauma, much of our work is taken up with the task of helping our patients to live well. “, per poi sfatare alcuni miti che purtroppo circolano ancora a proposito di terapia.

In particolare la Wilson vi parlerà’ di come una “terapia” preventiva non sia per forza legata a nessun tipo di trauma che potremmo avere avuto, invece si parla più di vita ‘normale’ di ognuno di noi; o anche di come non sia strettamente necessario parlare di cose che non volete, di un certo passato o dei vostri genitori (anche se spesso aiuta); di come non sia una ‘perdita di tempo’ perché tanto ti facciamo solo parlare e siamo sempre carini e disponibili (a volte bisogna invece lavorare duro su noi stessi e noi vi aiutiamo a farlo); di come si possano risolvere alcune questioni o avere dei buoni attrezzi di prevenzione in poche sedute; di come inoltre i professionisti siano appunto professionisti nel loro ambito, per cui van bene amici e famiglia ma ad ognuno il suo, come si dice;  e di come, infine, la terapia non e’ mai omofobica, sembra assurdo nel 2020 ma bisogna ricordarlo ogni tanto, l’appartenere e riconoscersi in un determinato gender non e’ motivo di discriminazione o stigma. 

Ma eccovi l’articolo originale:

7 myths about therapy, busted by Psychologist Kimberley Wilson  

A proposito, nonna ora e’ una fan di Kimberle Wilson e, tra un podcast di neuroscienza e l’altro, si sta leggendo un libro che vi consiglia caldamente::

How to Build a Healthy Brain: Reduce stress, anxiety and depression and future-proof your brain   

Va bene cari, vi lascio, ma se aveste mai qualcosa di cui parlare o se siate ‘semplicemente’ interessati/e a prevenire piuttosto che curare disequilibri mentali ed emotivi, come si dice in UK: just give me a shout. 

Ci sono di persona a Londra salvo future restrizioni e ci sono sempre e comunque online.

Buona prevenzione.

PREVENZIONE? PER NONNA LA TERAPIA E’ PER “I MATTI”

 

– Part 1

Io voglio bene alla mia cara nonnina, anche quando mette alla prova la nostra relazione, come quando afferma che la terapia sia per chi, sue parole, “non ha le rotelle a posto”, ci crede fermamente, bless her.

Per fortuna c’è chi educa le nuove generazioni e mi sento rincuorato quando mi imbatto per caso in dichiarazioni come questa:

… Per quanto riguarda il discorso della prevenzione in generale, lo psicologo può senz’altro venire interpellato anche da coloro che, pur non avendo particolari disagi, desiderano comunque migliorare il proprio rapporto con se stessi e con gli altri, o semplicemente informarsi meglio su determinati argomenti.”

Da LA PREVENZIONE IN PSICOLOGIA

Ora, nel caso foste arrivati/e fin qui e in questo momento state valutando se continuare a leggere perché non avete molto tempo “da perdere” con le elucubrazioni di uno psicoterapeuta italiano a Londra e sua nonna, tralasciate il resto dell’articolo.

Sul serio, non badate a quanto scrivo io andate invece a leggervi il link qui sopra “la prevenzione in psicologia” che, qui lo dico e qui lo nego, vale molto di più e non è una lunga lettura. Praticamente ora amo chi l’ha scritto, chiunque esso sia.

Siete ancora qui? Davvero, non lasciare il link non letto, anzi, fossi in voi farei una cosa, lo scaricherei (è un PDF) e me lo andrei a rileggere con calma, ragionandoci su. Ancora qui? … Guarda che se poi ci dovessimo incontrare in terapia ti interrogo eh? 

Ok, apprezzo la dedizione nel continuare a leggermi, il punto che vorrei sottolineare è che vale sempre la pena assorbire il concetto di prevenzione, in tutti i campi della salute, non credi? (è una domanda vera, insultami pure liberamente nei commenti su Facebook, Instagram o altrove).

A proposito di prevenzione, ho sempre pensato che la frase “prevenire è meglio che curare” fosse stata inventata negli anni ‘80 da una marca di dentifricio. Chi c’era negli ottanta probabilmente sa a cosa mi riferisco,  chi non c’era ahimè ha la sfortuna di essersi perso/a una delle decadi migliori in ambito musicale ma ha anche la fortuna che ora esiste la rete e VaFanClub che ripropone lo spot e,  se il Covid vi ha regalato tempo da buttare in cose sciocche, eccovi il video del promo, un tuffo nel passato : Nuovo Mentadent P 1988 Prevenire è meglio che curare 

A proposito di video di tempi passati e prevenzione, c’è chi ha fatto un remake molto attuale di una famosa canzone di Cecchetto. È in un certo senso inguardabile, ma per chi volesse guardare: 

covid-jouer-la-canzone-per-imparare-le-norme-di-prevenzione/ 

Dicevo, ero ultraconvinto che i pubblicitari avessero trovato una frase veramente azzeccata sulla prevenzione, invece sembra che il concetto l’avesse già proposto qualche annetto prima di loro (solo duemilacinquecento anni prima) un certo Ippocrate. No, non l’Ippo dei pannolini Lines, l’altro, quello che definì le basi del pensiero sulla morale della medicina, nientepopodimeno che’. 

Anyway, a scanso di equivoci, ecco due link che descrivono il lavoro leggermente diverso dei due Ippo…

È ancora attuale il Giuramento di Ippocrate nell’era del digitale? 

Carosello Lines 2 

Nel mentre mi arrovello su questioni etimologiche, nonnina mi vede scrivere e quatta quatta si avvicina e mi gracchia nell’orecchio “voorkomen is beter dan genezen!”, io sussulto e, come al solito stupito dalle sue stranezze, la scruto con sguardo interrogativo e occhio da struzzo. 

Il gracchio continua: “Maddai! che t’abbiamo mandato a scuola a fare? È un detto olandese, Prevenire È Meglio che Curare, altro che Mentadent!”.

Boh!” …poi tento un “Nonna la frase in realtà e’ stata declamata da Ippo…” 

Il gracchio: “Aaahhh il carosello! La pubblicità dei pannolini!”

… vabbè, rinuncio.

Tra noi invece, che si puo’ parlare, bisognerebbe prima capirsi su cosa sia la vera prevenzione, per poi applicarla anche in ambito psicologico, qui uno spunto di riflessione che ho trovato interessante: Prevenire è meglio che curare

Si potrebbe partire da li’, dal concetto di prevenzione come una serie di azioni atte a prevenire, appunto, non ad identificare per poi curare ma proprio a fare in modo che non ci sia futuro necessità di interventi che ‘aggiustino’ un equilibrio rotto.

Vi lascio con questa riflessione, il discorso è interessante quindi lo approfondirò un pochino di più tra un paio di settimane, ne prossimo post in forma di articolo. Dove andremo a sfatare ulteriori miti su psicoterapia e counselling, puntando il dito su cosa non è uno psicoterapeuta e suggerendo alcuni modi di mantenere un cervello in forma ottimale.

Per approfondimenti e chiacchiere mi trovate sempre disponibile.

Alla prossima.

COSÌ LONTANI, OVVERO… FATEVI DELLE DOMANDE

 

Nonnina è innamorata, del nonno, che non c’è più da un po’, ma tant’è, lei, fedele all’idea di quello che è stato, si crogiola nella malinconia sulle note di una canzone mielosa e con voce stridula, a tratti gracchiante, intona: “Doesn’t anybooody staay in one place aaanymooore?”

“So Far Away” video con lyrics.

(La canzone e’ di Carole King,  interpretata da…Nonnina!)

Cheeeese as hell, innit? ma mi piace!”, mi grida dalla camera da letto (si’, lo so, grida sempre), poi continua “Sai caro? Mi sono imbattuta in un articolo di Psychology Today e mi è tornato in mente il nonno, quindi oggi va così, mi lascio andare ai ricordi di una relazione quasi perfetta. Pensa che ho risposto a tutte le domande positivamente tranne la numero 8, e si’ ci amavamo veramente, mica come le coppie di oggi.

Se ti va di leggerlo ti mando il link via Telegram perche’ what’sApp mi fa ca…..! -” Beeeep! (suono di censura).

Anyway (ma quanto sono londinese eh?) eccovi il link, magari aiuta:

9 Questions to Assess the Health of Your Relationship 

Personalmente ho trovato l’articolo interessante, perché sia che abbiate una relazione a distanza, o viviate sotto lo stesso tetto, a volte la relazione può diventare comunque ‘a distanza’, che e’ poi l’opposto del senso di una relazione.  In ogni caso, io un momento per fare il punto della situazione me lo prendo periodicamente. Voi che dite?

Se non ve ne po’ frega’ de meno di leggere l’articolo, eccomi come al solito in vostro aiuto e, voilà! Vi traduco e sintetizzo le domande:

  1. La relazione che hai col partner, in una giornata tipo (quando state insieme), è mediamente di una buona qualità emozionale? 
  2. Ti senti tranquillo/a di parlare onestamente ogni volta che serve? O al contrario sei sempre attenta/o a quello che dici per la maggior parte del tempo?
  3. Se litighi, ehm…mi correggo, quando litighi: riuscite a controllare abbastanza le vostre emozioni? Capite che il litigio non porta da nessuna parte perché entrambe le parti si focalizzano sul “vincere” quella discussione e non sul contenuto? Riuscite a calmarvi abbastanza e discutere questioni difficili?
  4. Riuscite a chiudere il cerchio? Cioè, riuscite a risolvere i problemi? Che non vuole dire aspettare che le acque si calmino, metterci ore o giorni, per poi tornare alla “normalità”, mettendoci la cosiddetta pietra sopra e facendo finta di niente come se nulla fosse successo.
  5. Riuscite a trovare i giusti compromessi? Le cosiddette vie di mezzo, in modo che nessuno dei due debba rinunciare completamente alla sua posizione, personalità, sensibilità  o punto di vista?
  6. Di nuovo: sono di più i giorni ‘sufficientemente’ positivi o quelli negativi? A differenza della domanda n.1 qua parliamo dell’esperienza “quotidiana”. In sostanza fate delle cose (abbastanza) belle quando siete insieme?
  7. Teamwork. Dovrebbe essere un termine di uso comune non solo a lavoro ma anche nella vita privata. Siete un t.e.a.m.? Ricordatevi: Together Each Achieve More  Allacronyms.com
  8. Domandone definitive, racchiuse in una:  Pensi di potere essere te stesso/a nella relazione? 

Che poi e’ simile a: ti senti amata/o per quello che sei, supportato/a? Senti che i problemi si possano risolvere?

  1. Per chiudere (la relazione, no dai, scherzo): Cosa cambieresti? E più direttamente: vale la pena mantenere la relazione, così com’e’, per gli anni a venire?

Se avete tempo, vi consiglio vivamente di leggere l’articolo integralmente al link di sopra. Perché sono domande potenti, non trovate? Ci portano a fare mente locale, a riflettere su alcuni punti strategici di una relazione e ci mettono davanti all’evidenza. Se l’evidenza e’ positiva, allora bingo! Se però l’evidenza scopre qualche questione fondamentale rimasta irrisolta, difficile da affrontare, e non ne venite a capo da soli/e, ma che ve lo dico a fare? Mandatemi un messaggio che ne parliamo, senza impegno. 

A proposito! ho provato a parlare con nonna della sua risposta alla numero 8 e non credo abbia capito bene il senso della cosa, vabbè’, bless her, come si dice qui.