NELLA VITA CI VUOLE TATTO

 

Punta tacco baby one, two, three

Punta tacco baby one, two, three,

Punta tacco, punta tacco, collo collo, testa spalla, baby one, two three

https://www.youtube.com/watch?v=5L4I15AVUb4

Chissà perché questa canzoncina (o era una filastrocca?) cantata e recitata in strada da gruppi di coetanei quando ero bambino, secoli fa, mi e’ tornata in mente quando ho iniziato a vedere le persone porgersi il gomito invece di stringersi la mano. Mah, misteri dei meandri della mente di uno Psicoterapeutaitalianoalondra.

Filastrocche a parte, il fatto è che il toccare parti del corpo, o qualsiasi altra cosa, è uno dei gesti primordiali. Sembra infatti che il tatto sia il primo dei sensi ad attivarsi alla nostra nascita e l’ultimo ad andarsene quando lasciamo le nostre spoglie umane. Specialmente se il corpo umano che abitiamo e’ quello di un latino, o di una persona del “sud” del mondo, come un corpo italiano per esempio. Insomma pacche sulle spalle, abbracci, sberlette e scapaccioni affettuosi, tenersi la mano, cercare il contatto, si sa’, e’ parte integrante di noi. Certo, e’ molto personale anche, c’e’ a chi piace di più’ e a chi meno, però sembra proprio che non se ne possa fare a meno. Come abbiamo fatto quest’anno passato?

Ne avevo già parlato nel post ABBRACCI PERSI , ricordate?

Come per una sorta di legge di attrazione mi sono imbattuto di nuovo, di recente, in questo argomento, leggendo un articolo della rivista L’Internazionale del Febbraio scorso.

contatto-indispensabile? 

Per deformazione professionale non riesco a smettere di essere curioso sugli aspetti e i riflessi psicologici ed emotivi del contatto umano e visto che siamo un po’ più rilassati, almeno in quel di Londra e UK, almeno per ora, volevo riscriverne ed eccomi qui a farlo. Addirittura sembra che il tatto sia un senso altamente sviluppato già molto prima della nascita. Per esempio, lo sapevate che “I feti umani sono ricoperti da una peluria sottile detta lanugine, che compare intorno al quarto mese di gravidanza. Alcuni ricercatori ritengono che questi delicati filamenti amplifichino le piacevoli sensazioni provocate dal liquido amniotico della madre che scorre dolcemente sulla pelle, anticipando la sensazione calda e tranquillizzante che il bambino proverà quando sarà abbracciato” ?

Laura Crucianelli, l’autrice di questo articolo, tra l’altro vive in UK e ci conferma quello che ho espresso all’inizio di questo post, dichiarando: “ho spesso sofferto di una sorta di fame tattile, che ha avuto conseguenze sul mio umore e sulla mia salute. Nel Nordeuropa la gente usa il contatto sociale molto meno che al sud. Non c’è da meravigliarsi se come scienziata ho passato gli ultimi anni a studiare il tatto”.

Si, perché una crescita e un’esistenza armonica presuppone la comunicazione sociale e personale che passa anche attraverso il senso del tatto, come conferma anche Medicalive:  Il tatto e la sua importanza nella relazione assistenziale-terapeutica .

Ancora, basta fare una ricerca online e si trovano continui riscontri su quanto sia importante questo aspetto di noi esseri umani e come già prima dell’avvento del Covid, le nostre società cosiddette avanzate tendevano verso una crescente fobia del contatto umano, come dice El poder del tacto: “Questa è una società tatto-fobica… Non siamo più abituati al contatto (fisico ndr) con estranei, o anche con i nostri amici”. Ecco, ora purtroppo, siamo ancora meno abituati che un anno e passa fa.

Il discorso come al solito non si esaurisce qui, magari ci tornerò su in futuro ma intanto volevo rilanciare il messaggio che mi sembra il più convincente tra le righe lette nell’articolo dell’Internazionale. Vale sempre la pena ricordare ma specialmente in questi giorni:

“Il tatto e’ stato uno dei vettori della 

pandemia, ma fa anche parte della cura” 

Vi saluto con l’augurio di tornare presto ad abbracci e contatti soddisfacenti e salutari e vi rinnovo il mio solito invito. Se vi trovaste mai in difficoltà nell’elaborare il vostro ritorno alla cosiddetta nuova normalità, io sono sempre a disposizione.

Alla prossima.

USAMI, UN-FRIENDAMI, MA FALLO CON UN CLICK

 

Vi e’ mai capitato di essere stati dis-amicati online? o di averlo fatto? 

Avete presente quando ad un certo punto cercate di curiosare nel profilo di un (ex)amica/o e non potete più farlo? E date la colpa all’algoritmo che e’ cambiato di nuovo, ma no, la tragica verità arriva come una valanga improvvisa che vi travolge… siete stati bannati! 

Mi chiedo, qual e’ il meccanismo che ci porta a fare, o essere ”vittime” di queste facili disamicizie virtuali e non? Ma soprattutto, quali sono le conclusioni da trarre da queste dinamiche di amicizie/relazioni gestite col digitale? 

C’è sempre la goccia che fa traboccare il vaso della “tolleranza”, la pazienza ha un limite, si sa’, o almeno così dice mia nonna, ma il vaso si e’ riempito pur sempre un po’ alla volta, e all’ora ad un certo punto, in un’azione che sembra quasi svolgersi al rallentatore, con tutta la lucida follia di questi momenti, che porta il dito teso sul tasto che eliminerà qualcuno per sempre, o almeno il suo apparire nella vostra newsfeed. Quella faccia, quel profilo, con quei commenti inopportuni, o la mancanza dei tali, la mancanza di attenzione desiderata… insomma quella roba lì.

Ebbene, e’ capitato anche a Eleanor Gordon-Smith e lo riporta sul The Guardian: “Avevo un paio di amiche che hanno smesso di parlarmi giusto all’inizio del lockdown, una dicendo che sono senza cuore (per non mandare 20 e più messaggi di fila? Che peccato!) l’altra ha avuto una crisi in un gruppo pubblico di Facebook e mi ha poi bloccato. Perché le persone mi mollano quando non possono più usarmi? 

Vi do il link al pezzo completo,  come primo spunto-risorsa di riflessione:

Why do friends discard me when I am no longer of use? | Leading questions 

In particolare a me e’ piaciuta la conclusione controintuitiva di Miss Gordon-Smith, che dice: “Ma se mostri alle persone che non dai valore a quello che fanno, e specialmente che non ti importa che loro gli stiano dando tanto valore, allora non vi stanno necessariamente cancellando… Stanno solo agendo su cosa era già vero: ci sono molte differenze nella relazione, e non abbastanza amore per metterle da parte.”

Ma questo non sarebbe un post-risorsa se non vi fornissi più di uno spunto di discussione sullo spinoso tema come le relazioni amicali in era digitale. 

Ecco per esempio cosa ne pensa Pianeta Donna di chi fa il bello e cattivo tempo con dietro una tastiera e uno schermo, ne parla nella rubrica enfaticamente intitolata ‘Odiami’: Amicizie online: rischi e accorgimenti

Mentre un’altra testata, Cosmopolitan, punta l’accento di come si sono evolute le amicizie col digitale in particolare in era pandemica: L’amicizia è diventata più forte (anche se online) con la pandemia.

In fondo in fondo si sa’, le amicizie sono parte integrante di un processo di crescita personale, per cui non mi meraviglio che si trovi il tema trattano anche in siti come Crescita Personale, appunto: Amicizie on line

Ora vado cari, provo a vedere se riesco a convincere Francesca a fare un altro live su Instagram, magari la settimana prossima? Chi lo sa, voi come al solito, state sintonizzati e se volete discutere di relazioni (o altro) sapete dove trovarmi.

LA COPPIA PERFETTA? MA ANCHE NO

 

Hey hey hey

It’s a beautiful day and I can’t stop myself from smiling

If we’re drinking, then I’m buying

And I know there’s no denying

It’s a beautiful day, the sun is up, the music’s playing

And even if it started raining

You wouldn’t hear this boy complaining

https://www.youtube.com/watch?v=5QYxuGQMCuU

Vi ricordate un post di un po’ di tempo fa sulle famiglie disfunzionali dove la domanda di base era: esiste la famiglia perfetta? E la risposta era categorica: No.

Ecco, quella cosa, la traduco oggi nella domanda per coppie: Esiste la coppia perfetta? E la risposta è categoricamente la stessa: No.

Ci sono però differenze e diversi gradi di appagamento. Per esempio c’è la coppia che si impegna ad essere funzionale, a mantenere un rapporto fatto di piccoli gesti quotidiani condivisi e grandi intese, come per esempio i super ‘esperti’ Jon & Missy, già citati in un altro articolo dedicato alle relazioni. Per cui se vi interessano le dinamiche relazionali vi rimando a PRIMA DI SEPARARSI O PRIMA DI UNIRSI

Qui invece vorrei trattare di relazioni viste da un angolo diverso che forse non ho mai ancora affrontato in questo blog. Ovvero quando dopo avere provato la vita di coppia, o anche senza averla mai provata, ci si trova a (o magari si prende una cosciente decisione) essere single. 

Come spesso succede vengo ispirato da letture varie in cui mi imbatto, e l’idea di questo post nasce da questo spunto Why So Many Single Women Without Children Are Happy. Dove si prende in considerazione una vita che soltanto qualche decennio fa poteva essere considerata una sorta di tabù. La vita di una donna, senza compagno, senza figli e… totalmente felice. Si perché come già mette in rilievo Psychology Today, sembra che una ricerca dedicata all’argomento abbia avuto come risultato il fatto che “le donne single senza bambini sono spesso più felici e più in salute di uomini e donne sposate con figli’. Roba da far venire un coccolone a nonna!

E’ particolarmente interessante come appunto da questa ricerca vengono fuori delle similarità ma soprattutto delle differenze tra l’essere donna single o uomo single, per esempio, come racconta l’esperto di felicità Paul Dolan, gli uomini in un certo senso trovano più benefici nell’essere in coppia, più stabilità se vogliamo, mentre non si riscontra, dalla sua ricerca, la stessa cosa per il genere femminile. 

Insomma se siete donne, ma io direi anche se siete una persona con una forte componente femminile mi andrei a leggere l’articolo integralmente, ci trovate di sicuro diversi spunti di profonda riflessione. Se invece siete maschi alfa, beh, fossi in voi lo andrei a leggere comunque, sarete o no curiosi di capire di cosa stiamo parlando? E magari imparate pure qualcosa sul come evitare passi falsi con la vostra partner e come trovare il tanto agognato equilibrio e felicità di coppia, non poco direi.

Ma che gli racconti a sta gente, che poi rimangono zitelle!!”…Scusate, mi dimentico sempre che mentre scrivo parlo a voce alta e mia nonna non riesce a frenarsi dal commentare. Vado, la imbavaglio, e torno… 

Ecco fatto!

Nonna, dalla cucina: “mmmfhh! Muggugu? ciansfff! Zitellff!“ *

Ora, nonne italiane a parte, per chi fosse particolarmente intrigata/o dall’argomento, potreste approfondire con una lettura più lunga e completa che raccomando senza remore, l’ottimo libro  The Unexpected Joy of Being Single by Catherine Gray  

Vi lascio con un ultimo consiglio professionale, molto terra terra, anche se devo ammettere a volte più facile a dirsi che a farsi: Mirate sempre e comunque a creare la vostra indipendenza, bastatevi, e vedrete che sia in coppia che da single vivrete felici e contenti come nelle migliori favole.

  • P.S. i personaggi e le situazioni del post sono a volte fittizi, nessuna nonna e’ stata maltrattata per la realizzazione di questo articolo 😅

IL SANO EGOISMO

Adesso fermati e non ci pensare più

però ricordati che a decidere sei solo tu

Tu farai splendere ogni giorno il sole

Guarda intorno, sta negli occhi delle persone

https://www.youtube.com/watch?v=zLurBvISW34

Questa settimana sono tornato a fare il LIVE Q&A su Instagram, evviva! C’eravate? Noo? Bhe, poco male, tanto tra qualche giorno se vi interessasse vedrete la registrazione dell’oretta di live sul mio profilo IG e la condividerò come sempre anche su Facebook.

Ah, già, non vi ho detto di cosa si e’ parlato: di sano egoismo. Ovvero di quella forma di dedizione a se’ stessi che in maniera sana ci salva dall’essere sopraffatti da fatti, opinioni o persone che per questioni caratteriali, di personalità o di ruolo sociale e spesso lavorativo, ci “impongono” il loro volere, con tecniche  più o meno sottili e più o meno coscienti. 

Per cui, se vi Trovaste troppo spesso a non potere, o non riuscire a, dire uno o più sani NO, allora questo post risorsa della settimana e’ per voi.

Che un certo tipo di focus sull’ego sia sano e quindi aiuti a vivere in meglio lo dicono molte fonti, per cui basta fare una ricerca nel vostro browser preferito per trovare cose tipo:

Il sano egoismo aiuta a vivere meglio 

Egoísmo sano 

Il sano egoismo e l’incontro con l’altro 

Sano egoismo? È la chiave della felicità 

Si’ perché l’ossimoro (per chi se lo chiedesse: no, non e’ una parolaccia. Qua: ossimòro in Vocabolario ), dicevo la contraddizione di termini apparente non nasconde nient’altro che la necessità e la volontà di prendersi cura di se’ stessi, per questo che il concetto e’ strettamente legato all’autostima, e se mai voleste una risorsa su questo, allora lasciatemi scomodare un luminare nell’ambito autostima, e’ tutto in inlgese, ma i frequentatori del blog sono poliglotti e se non lo sono lo diventeranno leggendo questi post. Garantisce la mia cara nonnina che come riportato più volte in queste pagine virtuali, parla fluentemente in inglese con accento di Birmingham di metà novecento, insomma e una Sardinian Picky Blinder DOCG, nonché beninteso sia anche una Sardina, ma questo non e’ il luogo adatto per discutere di politica… vi rimando al blog della nonnina: 

www.supercalifragilissichespiralidosomentretretatretrentinientraronoatrentotuttietrentatretrotterellando.com .

Cosa?! Scusate nonna mi grida dalla cucina…ah, ehm, dice che il link e’ temporaneamente non attivo, ma abbiate fiducia…

Vabbe’, questo invece funziona, c’e’ tutto sull’autostima:  nathanielbranden.com 

Tornando a noi e alle risorse di oggi, allora cosa determina il confine tra sano e non sano? Si potrebbe risalire al significato del termine, come riporta la fonte linkata sotto, si definisce il puro egoismo come:

“1) “Atteggiamento che implica la subordinazione dell’altrui volontà e degli altrui valori alla propria personalità;”

2) “Amore eccessivo ed esclusivo di sé stesso o valutazione esagerata delle proprie prerogative, che porta alla ricerca permanente del proprio vantaggio, alla subordinazione delle altrui esigenze alle proprie e alla esclusione del prossimo dal godimento dei beni posseduti.“”

A differenza dell’egoismo puro invece  Il sano egoismo è diverso dall’opportunismo 

Ora, non mi resta che lasciarvi un’altra settimana per potervi smazzare tutto il materiale che vi ho dato, se poi voleste parlarne di persona, mandatemi un messaggio e si fa una chiacchiera con piacere. Mi raccomando, voletevi bene e imparate a dire qualche NO ben piazzato, la vostra vita ve ne sara’ grata. 

Ciao