E le euristiche sentimentali per non sentirsi soli

Tra le serie televisive nelle notti ad attendere te

Na, na-na, na-na…

https://www.youtube.com/watch?v=0o9nwdVbn1c

E’ successo di nuovo, mi sono imbattuto in un articolo interessante e non posso resistere, se un “L’Orso” ci ha scritto una canzone, io devo scriverne,  perdivulgare il verbo psicologico, ah!

Oggi parliamo di come un certo tipo di (dis)informazione possa risultare credibile ai nostri cervelli, pur non avendo basi logiche. Possibile? Ceeerto che si’!

In realtà ce ne sarebbe da discutere per lungo tempo ma posso rivelarvi il perché in poche parole povere? Sii? Procedo.

Tendiamo ad essere creduloni. 

Simple as that” si dice nel mio quartiere.

Volete anche sapere il perché? Ottimo, mi piace questa attitudine.

Allora, la nostra mente tende all’economia, ovvero avere il massimo (più rassicurante?) risultato usando meno risorse possibili. 

La nonna arriva in mio aiuto dalla cucina: “si perché siete scansafatiche!” ehm… in un certo senso ha anche ragione, ma chi vuole far fatica se puoi non farne? E’ per questo in sostanza che tendiamo a cercare e ad usare di frequente ‘scorciatoie mentali’ e così facendo ci rendiamo in qualche modo vulnerabili. 

Valigiablu lo spiega qua sotto, dove tra l’altro trovate gli articoli correlati al tema anche in versione audio:

La psicologia della disinformazione: perché siamo vulnerabili 

Il focus di Valigiablu e’ sulla disinformazione mediatica, ma i concetti di ‘dissonanza cognitiva’, ‘pregiudizio di conferma’, ‘avarizia cognitiva’ e via dicendo, sono del tutti traducibili nelle nostre vite quotidiane e nelle relazioni in genere con gli altri e i nostri ambienti, di lavoro, familiare, … . Andiamo a vedere quindi un po’ più nel dettaglio come creiamo queste scorciatoie mentali che a loro volta alimentano “le confusioni e le illusioni che ci incoraggiano a credere cose che non sono vere”.

Sembra che nel ricevere informazioni dai media, e ripeto, da altri ‘operatori’ nella vita quotidiana, il nostro cervello sia capace di pensare velocemente per arrivare a dei risultati quasi immediati, per decidere, per elaborare informazioni. Il fatto e’ che questa capacità, che ci ha garantito la sopravvivenza e l’evoluzione, a volte limita troppo il risultato e finiamo per credere senza in realtà cercare certezza. Vogliamo sapere senza pensare abbastanza, tendiamo a prendere una posizione ma non ponderata adeguatamente. 

Trovare l’equilibrio e’ dunque la formula magica di ogni esistenza. Dobbiamo insomma diventare un po’ piu’ ‘analizzatori di dati, fatti’ per essere dei migliori ‘influencer’ di noi stessi e, perche’ no, degli altri. Perche’ appunto come riporta l’articolo citato: “Se giornalisti, fact-checker, ricercatori, conduttori e influencer che parlano di disinformazione non conoscono o non capiscono questi processi psicologici, rischiano di diventare essi stessi parte del problema.”

E’ tutta colpa del sistema del doppio processo, o meglio, del sistema primario che usiamo per pensare. 

(PDF) A Perspective on the Theoretical Foundation of Dual Process Models 

Mi spiego: secondo la teoria del “Dual Process” abbiamo due modelli in base ai quali pensiamo, uno più “facilone” e quindi ingannevole, un altro che e’ invece più analitico (ah, che fatica!) che richiede pertanto un impegno e uno sforzo mentale maggiore, ma visto che siamo tendenzialmente degli ‘avari cognitivi’, in genere usiamo il primo sistema, più semplice, veloce, e meno faticoso. 

Mia nonna, per dire, ha imparato a Londra l’espressione con cui te la cavi sempre quando le cose si fanno complicate: “That’ll do, mate”. Insomma, un po’ come a dire “io speriamo che me la cavo”.

Se questi processi mentali vi intrigano, vi rimando alla lettura di un libro un po’ più da sistema due ma, proprio perché analizza nel dettaglio come agiscono alcuni meccanismi mentali, e’ davvero illuminante:

Kahneman’s Thinking, Fast and Slow 

Io oggi mi fermo qui, ma l’articolo prosegue e ve lo consiglio perche’ affronta altri concetti  come il ragionamento interessato, l’ignoranza pluralistica, l’euristica (le famose scorciatoie mentali) o il più immediato concetto scientifico di “ricettività alle cazzate” (giuro e’ scritto cosi’, paro paro), su cui ci sono stati seri studi:

Who falls for fake news? The roles of bullshit receptivity, overclaiming, familiarity, and analytic thinking

Concludo con una citazione di saggezza popolare e un ultimo link a tema che e’ molto attuale. Noi ci si rivede da queste parti la prossima settimana, con un articolo pieno di risorse pratiche da usare durante le vostre vacanze, se siete tra i fortunati a farle.  

Alla prossima!

Non e’ tutto oro

Quel che luccica

(Cit. nonnina)

CORONAVIRUS: Gli italiani sono vittime… del proprio cervello “98 su 100 guariscono.”