L’ANNO CHE VERRÀ SI CHIAMERÀ FUTURA

 

Hip Hip hurrah! per chi ha notato la citazione in doppio carpiato. L’avete notata, vero? Sii? Nooo? … Sì, lo so lo so, hai ragione, sto prendendo tempo, per veramente non iniziare a scrivere cose con un senso per il post di fine anno. Perché? Che dire, difficile trovare parole adatte per chiudere quest’anno in maniera non scontata, non banale, senza ripetere cose già dette, già sentite, già pensate più e più volte. Non mi capita spesso di rimanere senza parole, eppure, oggi, eccomi davanti alla tastiera cercando di dare un senso, dove senso forse non c’è. 

Però, come tanti là fuori, sono uno di quelli che il senso lo costruisce da sé, il suo senso se non altro, anche dove a prima vista non si trova. A proposito, visto che mi è uscita questa citazione doppia nel titolo, vi regalo le fonti, un po’ di musica a tema per scaldare il cuore ed ispirare la mente.

La prima fonte è una canzone che avevo già proposto in passato ma mai fu tanto azzeccata come per questo momento. Anzi credo proprio che l’autore fosse un preveggente e l’avesse scritta con in mente il capodanno 2020. 

Signore, LGBT e signori … ecco a voi, Lucio Dalla:

https://youtu.be/87JVVD-oXG4

 

L’Anno Che Verrà Testo Lucio Dalla

Dunque, caro amico o cara amica che leggi, anche io ti scrivo, così mi distraggo un po’, e siccome siamo a ‘distanza sociale’, più forte ti scriverò… 

“AHò! MA LA SMETTI CO’ STI’ DELIRI!!”, nonnina mi urla dalla cucina ed io ritorno in me e mi allontano dai mondi Dalleschi (uh?) per riprendere questo mio post di auguri…

Che dire, appunto, di quest’anno? E di quello a venire? Potrei sbilanciarmi nel dire che per me tutto sommato è stato un anno positivo, ma voi certo ve ne fate poco del mio star bene, soprattutto se siete tra quelli che tanto bene non sono stati o non stanno tutt’ora, per un motivo o per l’altro.

E allora vi auguro quello che sono abituato a dare nelle mie sessioni di terapia e counselling: vi regalo la speranza. 

Sì, hai letto bene, proprio io, da psicoterapeuta professionista, ti auguro di avere speranza, ma intendiamoci, non quella fatalista, ma quella di fede. 

Cosa?! uno psicoterapeuta che parla di fede?!!  

Sì, ma anche qui, devo fare le dovute precisazioni, quando parlo la  fede, in questo caso non parlo di fede verso qualche credo religioso (pur non avendo nulla con chi crede ovviamente) ma di quella ‘fede’ che è puro e genuino credere nel miglioramento ‘no matter what’, quella forza di spirito naturale che ci porta ad avere fiducia nella vita futura. Eccoci così alla seconda citazione del titolo.

“Chissà chissà domani

Su che cosa metteremo le mani

Se si potrà contare ancora le onde del mare

e alzare la testa

Non esser così seria, rimani…

Ma adesso non voltarti

Voglio ancora guardarti

Non girare la testa

Dove sono le tue mani

Aspettiamo che ritorni la luce

Di sentire una voce

Aspettiamo senza avere paura, domani”

Lucio Dalla – Futura (Testo) [RORY] 

Dopo avervi forse fatto volare con le parole di quest’altra perla del genio di Lucio Dalla vi (e mi) riporto gentilmente ma decisamente con i piedi per terra. Perché potrei anche a volte apparire come un incorreggibile romantico, ma sono soprattutto qui in veste di counsellor, di esploratore della mente che cerca sempre di trovare quei legami sottili tra pensieri, essere ed emozioni, per poi magari aiutare a mettere ordine. Dunque, oltre alle verità che a volte si possono trovare nella musica, eccomi a ribadire che parlare di speranza, ha decisamente senso anche e soprattutto in termini prettamente psicologici. Tanto da osare affermare che avere speranza è in un certo senso una piccola terapia in sé, a disposizione di ognuno di noi.

In ambito psicologico però alla speranza viene dato un compito fondamentale che è quello di supportare la motivazione, perché senza speranza cade ogni possibilità di cambiamento soprattutto in situazioni difficili. Anche una psicoterapia è caratterizzata dalla speranza di poter superare la propria sofferenza.

La speranza per la psicologia

In altre parole, la speranza, ci tengo a ripetere: quella non fatalista ma di psicologia positiva applicata, è il risultato di due potenti convinzioni: sapere di poter raggiungere i propri obiettivi e, ancora più importante, sapere di potere elaborare dei piani per raggiungerli, ovvero avere il potere di stare bene o meglio, mica pizza e fichi eh?! In sostanza con la speranza si allena la mente ad elaborare soluzioni e si trasmette positività a se stessi e agli altri, con un ritorno anche in ‘simpatia sociale’ da parte di chi ci sta attorno. Win win! Come dicono qua a Londra.

Per cui, anche se a prima vista si potrebbe interpretare la speranza come un sentimento debole, è evidente la potenzialità enorme di un tale sentire. Non a caso se andiamo all’origine del termine, il suo valore viene reiterato, come viene riportato in questo bell’approfondimento di State Of Mind: 

L’etimologia stessa della parola speranza ci rimanda a un tendere verso: dal latino ‘spes= speranza”, a sua volta collegato alla radice sanscrita “spa= tendere verso una meta’. Tendere verso un miglioramento, a partire da una condizione di malessere, frustrazione, insoddisfazione, anche paura e angoscia. La definizione di speranza contiene quindi nozioni individuali, orientamenti futuri, implica partecipazione attiva da parte dell’individuo e rappresenta la possibilità di un risultato positivo.

Speranza, consapevolezza e cambiamento – Psicologia 

Così eccomi a concludere quest’anno rinnovando un grazie enorme come una casa per il supporto di tanti di voi ma soprattutto con la viva speranza che l’anno che verrà vi porti tanta ma tanta capacità di sperare (alla faccia del bisticcio di parole!). Di sperare, immaginare e poi costruire un presente ed un futuro forse diverso da quello che ci saremmo aspettati solo un anno fa, ma radioso e promettente. Permettetevi di dare senso a tutto quanto successo e tutto quanto ci aspetta nell’anno che verrà. 

Ora, cari, vi lascio ai bagordi di fine anno, anche se meno bagordi di altri anni, conosco i miei polli, il cibo in tavola e il bicchierino per la maggior parte di noi non mancherà. Io intanto torno a pensare con convinzione ad un mondo, che piano piano, passando anche per strade tortuose e curve a gomito improvvise, in maniera poco lineare come solo la vita sa fare, sarà comunque sempre un mondo migliore, nonostante tutto. 

E’ troppo? Starò invecchiando male? 

Ma vaa! Sei sempre stato vecchio dentro!”… mah! Nonna! 

Poi, come se nulla fosse, mi lascia a bocca spalancata come se stessi aspettando una fettona di pandoro da deglutire intera.

Anyway, con sguardo al cielo, tutta ispirata, come solo una nonna sarda può essere, mette su una faccia tipo maschera di carnevale della Barbagia e declama con accento da Peaky Blinders che usa per queste occasioni solenni:

For last year’s words

belong to last year’s language

and next year’s words await another voice

(T.S. Eliot interpreted by Nonnina di uno Psicoterapeutaitalianoalondra)

STIAMO CALM CON I FAGIOLI

 

La notizia e’ fresca fresca e cade a fagiolo per il post-risorsa di questa settimana. Lunedi’ 14 Dicembre e’ stato lanciato da RadioX un nuovo ‘tool kit’ sulla salute mentale in collaborazione con l’organizzazione CALM – Campaign Against Living Miserably.

Cosa? Non sapete perché si dice cadere a fagiolo? Io uso l’espressione ma francamente non mi sono mai chiesto da dove arrivi, così ho chiesto a Nonnina che si sa’ e un infinito pozzo di saggezza e lei mi ha risposto prontamente: “Ma che ne so io?! Non ce l’hai google?”… ehm, caliamo un velo pietoso. 

Se ancora vi interessa e come me preferireste risparmiarvi la ricerca:

Perchè si dice “Cadere a fagiolo”: cosa significa e da dove arriva l’espressione?

Ma questo post-risorsa non e’ certo sui fagioli, tantomeno sulle cadute degli stessi, o meglio, si potrebbe metaforicamente intendere un disequilibrio di salute mentale come un inciampare, una caduta di percorso, in questo senso allora si’, diciamo che vi vorrei segnalare una nuova risorsa per rialzarsi dalle cadute, ma non dai fagioli, a meno che non ci inciampiate e questo vi procuri un disordine da stress post traumatico. 

Comunque, deliri a parte, RadioX e CALM ci hanno appena regalato alcuni succinti ma efficaci podcast per capire meglio, quindi gestirsi meglio, alcune cose su cui molti di noi, se non tutti, prima o poi inciampano. 

Si va dallo stress finanziario, al lutto, all’ansia, alla depressione. 

Le voci per le registrazioni dei podcasts le hanno prestate alcuni conosciuti comici, artisti e speaker che, per questa occasione, si son fatti portavoce di CALM offrendosi da guida, dando consigli e portando esperienze, come testimonianza di una sempre maggiore attenzione verso un’area della nostra vita, quella della salute mentale, che come altre e’ messa a dura prova dagli eventi di quest anno. 

Un dato su tutti, riportato dal CEO di CALM Simon Gunning: “E’ previsto che dieci milioni di persone (quasi un sesto della popolazione inglese) avra’ bisogno di un supporto di salute mentale come diretta conseguenza del COVID-19. Questa e’ una questione nazionale che ha bisogno dell’attenzione di ognuno di noi … così’ continuiamo a giocare un ruolo importante nella sfida allo stigma che circonda la salute mentale e facciamo un altro passo verso la creazione di un cambiamento culturale di lungo termine”.

Ed ecco il link della risorsa, scrollate fino in fondo e trovate i podcasts:  

The Radio X Mental Health Tool Kit with the Campaign Against Living Miserably

Se volete approfondire, dopo una breve pausa Natalizia, da Gennaio torno a vostra completa disposizione. Mi raccomando, mandatemi segnalazioni di risorse utili anche voi se ne avete che le condividiamo con la comunita’ italiana a Londra ma anche fuori. 

Nella frattempo, siate CALMI: Campaign Against Living Miserably (as) Italians e mi raccomando mangiate fagioli! “ il nostro cervello ha bisogno di un costante apporto di energia. La migliore fonte di energia è rappresentata dai carboidrati, che troviamo soprattutto nei cereali, ma anche nella pasta, nel riso… fagioli e piselli, rappresentano delle ottime fonti di energia”. 

Da Cervello: l’alimentazione che fa bene alla mente 

Ya know what I mean?

(UN)STUCKKATI

 

“I wish I could give

All I’m longin’ to give

I wish I could live

Like I’m longing to live

I wish I could do

All the things that I can do

And though I’m way overdue

I’d be startin’ anew”

Nina Simone – I Wish I Knew (How It Would Feel To Be Free) (Live at Montreux, 1976)

Natale è sempre più vicino ed è universalmente riconosciuto che la colonna sonora è classicamente jazzy-swingy-sauntaclaussy-babbonataly-family-friendly. Concordate? 

Quindi vi ho evitato cosucce punk, come a volte succede da queste parti, e ho optato per una più appropriata Nina Simone, nonostante nonnina se l’è presa a male avendomi suggerito invece un altro tipo di ‘classico’, eccolo:

The Ramones – Merry Christmas (I Don’t Want To Fight Tonight)

Il fatto è che Nina Simone con I Wish I Knew mi dà un appiglio decisamente più azzeccato per il tema che vorrei affrontare in questo articolo: sentirsi ‘stuck’

Inizialmente avrei voluto mettere il titolo in italiano, ma quando ho pensato alla traduzione di stuck non mi veniva in mente nulla che potesse veramente rappresentare in una parola tutte le sfumature di quello che significa essere stuck. Sì, sì, lo so, significa letteralmente bloccato, incollato, fermo, incastrato, perso, nei guai… però c’è quel non so che nel termine inglese che per me rappresenta tutti i suoi significati e le varie sfaccettature. Aspé…scusate, eh?! Nonnina mi grida qualcosa dall’altra stanza: “oh! Ma la fai finita coi tuoi spataffioni interminabili?!  Va che ti perdi followers del blog!  Continua così e ti ritroverai stuck nelle tue elucubrazioni pseudo lingustiche!” ehm, andiamo avanti va …

Seguo il consiglio di nonna allora e mi un-stuckko subito (?!) andando al punto. Come vi sentite in questo periodo? … Esatto! Li’ volevo arrivare. Non tutti eh? Ma per alcuni di noi, purtroppo non pochi, tutto ciò che è successo e continua a succedere in questo 2020 ci ha fatto sentire, come dire, stuck? Ora, le cause più o meno le sappiamo, la questione che più mi preme qui è invece, che fare? 

Bene, senza troppo andare ad allungare la salsa con concetti di profonde teorie psicologiche io vi propongo qualche intervento pratico ed efficace. Essendomi autoeletto qualche articolo fa il Robin Hood del web, ho rubato per poi donarvi. Eccovi quindi ben 21 suggerimenti che per quanto semplici vi aiuteranno a creare uno spazio mentale ed emotivo presente, che è poi quello che serve per svincolarsi dal sentirsi in qualche modo fermi nella vita, non ci credete? Provare per credere, cose semplici come il respirare, ma rendendocene conto:

21 Ways to Help Yourself Get Unstuck Today 

In aggiunta al mindfulness, o in sua sostituzione indeed, ho trovato…pardon: rubato alcuni consigli più da emisfero sinistro del cervello, su cui ragionare insomma.  Eccovi il bottino di preziosi consigli dati da Nancy Hawley, virtual coach di Unstuck (dajè!) che, come ci ricorda D di Repubblica: “Può sembrare controintuitivo, ma sentirsi bloccati nella vita è un’opportunità. ‘Perché se riconosciamo di trovarci con le spalle al muro, abbiamo la possibilità di fare una scelta: accettare la situazione o agire per migliorare le cose’, spiega Nancy Hawley”. 

10 idee per uscire dall’angolo quando ci si sente bloccati nella vita 

Altra fonte, altro incoraggiamento (da Riza, rivista di psicosomatica): Partendo da una testimonianza di una loro lettrice che si dichiara in “totale blocco’:

“Il momento che Giada sta vivendo, che definisce il più brutto della sua vita, è allo stesso tempo anche il più importante.” 

Come a dire, dal blocco può nascere uno sblocco che vi porta da evolvere in maniera magari inaspettata ma più appagante e autentica. 

Parafrasando nonna: non tutti i blocchi vengono per nuocere.

L’ansia di sentirsi bloccati nasconde la voglia di autenticità

Va bene cari, vi lascio a queste riflessini e mentre tra un blocco e l’altro rimuginate sul come liberarvi, eccovi dal The Guardian qualche altra traccia a tema. 

Readers recommend playlist: songs about being trapped | Pop and rock 

Buon ‘unstuckment’ allora, uh? esiste? mi sa che ho coniato un altro nuovo termine…

Bando alle ciance, vi saluto e vi rimando alla settimana prossima (o quella scorsa se non avete ancora letto LA PSICOLOGIA DELLA PROCRASTINAZIONE E L’OCCHIO DA STRUZZO ). 

Non dimenticatevi però, come dice bene il pezzo di D di Repubblica linkato sopra: 

“… chiunque sia in grado di far sentire una persona bloccata abbastanza sicura da poter esplorare le proprie vulnerabilità è l’alleato più prezioso su cui contare”.

Io modestamente, se volete, posso farvi da alleato. 😉

LA PSICOLOGIA DELLA PROCRASTINAZIONE E L’OCCHIO DA STRUZZO

 

Bentornati! 

Chi bazzica da queste parti sa gia’ oggi cosa abbiamo nel piatto: si, e’ la settimana di risorse, segnalazioni per approfondire qualche argomento di comune o attuale interesse in ambito psicologico.

Su questo blog, come di consueto, lo facciamo con uno stile professionale ovviamente ma concedendoci un po’ di leggerezza, alle volte sarcasmo,  se non vera e propria comicità’ (chi ha presente le uscite e dis-avventure della cara nonnina?). In questo modo affrontiamo argomenti altrimenti spinosi, difficili, che per qualche motivo sono come la nostra vita e dunque spesso “scivola(no) fra le nostre dita, mentre ci uccide l’anima, mentre ci uccide…”

https://www.ted.com/talks/tim_urban_inside_the_mind_of_a_master_procrastinator?language=it#t-10825

Afterhours Pop Testo Lyrics 3805

https://www.youtube.com/watch?v=1Z6VIwVSA14

Quindi prima che una semplice decisione di rimandare alcune cose (un progetto, un cambiamento, un miglioramento,…) diventi una questione cronica, facciamo attenzione ai nostri atteggiamenti e dove e’ salutare proviamo a reinterpretarli, magari modificarli a nostro vantaggio.

Ora, chi non ha mai rimandato qualcosa a domani alzi la mano. 

Wow! Non vedo mani, ah si’! Una! … a no…e’ nonnina, forse l’unico essere al modo che non ha mai e poi mai rimandato nulla a dopo, ma si sa’, nonna e’ l’eccezione che  conferma la regola. 

Ma eccoci alla ciccia: Procrastinazione, conoscerla e sapere come per sconfiggerla (oltre a venire da me intendo):

“In Psicologia si definisce procrastinazione quel comportamento che spinge a ritardare volontariamente un’azione nonostante prevedibili conseguenze future negative, optando quindi per il piacere di breve durata a costo dei benefici a lungo termine. In parole più semplici la procrastinazione si riferisce all’atto di sostituire attività prioritarie e importanti con attività piacevoli o compiti meno rilevanti o urgenti.”

Per saperne di più: Procrastinazione: cause e caratteristiche del rimandare a domani

Se invece avete poco tempo, e capite l’inglese (visto che mi leggono in tanti anche da fuori UK), eccovi alcune “quick tips” dal grande studioso e speaker di funzioni cerebrali Jim Kwik (si, lo so il cognome e’ tutto un programma, avra’ scelto la professione per questo? boh!).

https://www.youtube.com/watch?v=Y82KNevhkkg

Se poi siete davvero di fretta e la vostra procrastinazione vi rimanda a dopo per cliccare i links e leggere tutto, allora vi do un solo consiglio facile facile, riprendendo Mr. Kwik io vi direi senz’altro: 

Procastinate procastination! 

Sembra banale ma invece e’ geniale, se pensate di rimandare qualcosa, ricordatevi di rimandare il pensiero di rimandare a dopo, a domani, a tra un mese, e quando torna continuate a fare la stessa cosa, procrastinate la procrastinazione delle azioni, ehm, ci siamo capiti? Nonna mi guarda con occhio da struzzo e un gigantesco punto interrogativo stampato in fronte. 

Vabbe’ dai, alla prossima, ah, stavo quasi dimenticando di dirvi che magari salto una settimana di post sul blog e ci sentiamo tra due….

… 😜 ci siete cascati!

 😂