“I wish I could give

All I’m longin’ to give

I wish I could live

Like I’m longing to live

I wish I could do

All the things that I can do

And though I’m way overdue

I’d be startin’ anew”

Nina Simone – I Wish I Knew (How It Would Feel To Be Free) (Live at Montreux, 1976)

Natale è sempre più vicino ed è universalmente riconosciuto che la colonna sonora è classicamente jazzy-swingy-sauntaclaussy-babbonataly-family-friendly. Concordate? 

Quindi vi ho evitato cosucce punk, come a volte succede da queste parti, e ho optato per una più appropriata Nina Simone, nonostante nonnina se l’è presa a male avendomi suggerito invece un altro tipo di ‘classico’, eccolo:

The Ramones – Merry Christmas (I Don’t Want To Fight Tonight)

Il fatto è che Nina Simone con I Wish I Knew mi dà un appiglio decisamente più azzeccato per il tema che vorrei affrontare in questo articolo: sentirsi ‘stuck’

Inizialmente avrei voluto mettere il titolo in italiano, ma quando ho pensato alla traduzione di stuck non mi veniva in mente nulla che potesse veramente rappresentare in una parola tutte le sfumature di quello che significa essere stuck. Sì, sì, lo so, significa letteralmente bloccato, incollato, fermo, incastrato, perso, nei guai… però c’è quel non so che nel termine inglese che per me rappresenta tutti i suoi significati e le varie sfaccettature. Aspé…scusate, eh?! Nonnina mi grida qualcosa dall’altra stanza: “oh! Ma la fai finita coi tuoi spataffioni interminabili?!  Va che ti perdi followers del blog!  Continua così e ti ritroverai stuck nelle tue elucubrazioni pseudo lingustiche!” ehm, andiamo avanti va …

Seguo il consiglio di nonna allora e mi un-stuckko subito (?!) andando al punto. Come vi sentite in questo periodo? … Esatto! Li’ volevo arrivare. Non tutti eh? Ma per alcuni di noi, purtroppo non pochi, tutto ciò che è successo e continua a succedere in questo 2020 ci ha fatto sentire, come dire, stuck? Ora, le cause più o meno le sappiamo, la questione che più mi preme qui è invece, che fare? 

Bene, senza troppo andare ad allungare la salsa con concetti di profonde teorie psicologiche io vi propongo qualche intervento pratico ed efficace. Essendomi autoeletto qualche articolo fa il Robin Hood del web, ho rubato per poi donarvi. Eccovi quindi ben 21 suggerimenti che per quanto semplici vi aiuteranno a creare uno spazio mentale ed emotivo presente, che è poi quello che serve per svincolarsi dal sentirsi in qualche modo fermi nella vita, non ci credete? Provare per credere, cose semplici come il respirare, ma rendendocene conto:

21 Ways to Help Yourself Get Unstuck Today 

In aggiunta al mindfulness, o in sua sostituzione indeed, ho trovato…pardon: rubato alcuni consigli più da emisfero sinistro del cervello, su cui ragionare insomma.  Eccovi il bottino di preziosi consigli dati da Nancy Hawley, virtual coach di Unstuck (dajè!) che, come ci ricorda D di Repubblica: “Può sembrare controintuitivo, ma sentirsi bloccati nella vita è un’opportunità. ‘Perché se riconosciamo di trovarci con le spalle al muro, abbiamo la possibilità di fare una scelta: accettare la situazione o agire per migliorare le cose’, spiega Nancy Hawley”. 

10 idee per uscire dall’angolo quando ci si sente bloccati nella vita 

Altra fonte, altro incoraggiamento (da Riza, rivista di psicosomatica): Partendo da una testimonianza di una loro lettrice che si dichiara in “totale blocco’:

“Il momento che Giada sta vivendo, che definisce il più brutto della sua vita, è allo stesso tempo anche il più importante.” 

Come a dire, dal blocco può nascere uno sblocco che vi porta da evolvere in maniera magari inaspettata ma più appagante e autentica. 

Parafrasando nonna: non tutti i blocchi vengono per nuocere.

L’ansia di sentirsi bloccati nasconde la voglia di autenticità

Va bene cari, vi lascio a queste riflessini e mentre tra un blocco e l’altro rimuginate sul come liberarvi, eccovi dal The Guardian qualche altra traccia a tema. 

Readers recommend playlist: songs about being trapped | Pop and rock 

Buon ‘unstuckment’ allora, uh? esiste? mi sa che ho coniato un altro nuovo termine…

Bando alle ciance, vi saluto e vi rimando alla settimana prossima (o quella scorsa se non avete ancora letto LA PSICOLOGIA DELLA PROCRASTINAZIONE E L’OCCHIO DA STRUZZO ). 

Non dimenticatevi però, come dice bene il pezzo di D di Repubblica linkato sopra: 

“… chiunque sia in grado di far sentire una persona bloccata abbastanza sicura da poter esplorare le proprie vulnerabilità è l’alleato più prezioso su cui contare”.

Io modestamente, se volete, posso farvi da alleato. 😉