Titolo: Amore: Dove, come e quando?!

 

Capire cosa significa amare veramente è il primo passo per la felicità e per imparare a far durare di più le relazioni e anche se il ragionamento non fa una piega, non e’ naturale per molti, e soprattutto non uguale per tutti.

 Nel suo significato più profondo, amare significa scegliere in libertà. Scegliere una persona, accettando i suoi difetti e standogli vicino nei momenti di gioia e in quelli di dolore o di difficoltà. Soprattutto nei momenti difficili ci si rende conto se amiamo veramente: il segnale più facile da riconoscere è la nostra disponibilità a rinunciare a qualcosa in favore dell’altro, della sua felicità. Prendiamo esempi pratici – quando ami una persona cosa fai e cosa vuoi?

·   Ovviamente, Vuoi che sia felice. La felicita’ della tua meta’ e’ la  tua felicità.

·   Sei disponibile se ha bisogno di aiuto.

·   La sua opinione ti sta a cuore, al di sopra di chiunque altro.

·   Quando sbaglia perdoni i suoi errori.

·   Le dedichi tempo e attenzioni

·   Rispetti le sue idee. Magari non siete d’accordo, ma accetti i suoi punti di vista.

·   Credi in questa persona e nelle sue capacità, e faresti di tutto per supportare i sui sogni e ambizioni. 

Fermiamo la lista qui per un momento; hai notato che amare significa praticamente compiere azioni che TU DECIDI di compiere? Almeno che non siamo controllati da forze misteriose, o alieni annoiati, direi che queste azioni che decidiamo di compiere nei confronti di una persona, non sono altro che atti d’amore!

Ammettilo – quante volte una persona per cui non hai sentimenti profondi ti chiede aiuto, del tempo o ti irrita e tu decidi di agire in maniera “egoistica” senza pentirtene? Il nostro comportamento e’ diverso da persona a persona, perché non amiamo tutti allo stesso modo. 

Possiamo dire che amare significa non solo agire con amore, ma soprattutto scegliere di farlo. Sì, l’amore è una scelta, perché significa fare, dire, pensare cose che dipendono da te. Spesso è una scelta che fa paura. Non si tratta di un concetto, l’amore non è teoria ma azioni concrete che, ovviamente, cambiano la tua vita. Parliamo di un modo di agire e vivere e stiamo parlando di cose che scegli di fare.

 Se stai realizzando che l’amore non è semplicemente un’emozione che provi, ma prima di tutto qualcosa che fai, e scoprendo che nessuna  emozione dipende dall’esterno ma sei tu a crearla, CONGRATS! Stai imparando una delle cose FONDAMENTALI.

Adesso che hai capito (piu’ omeno!) cosa significa amare, fatti mettere un’atra pulce nell’orecchio: quando capisci di amare una persona?

Siamo abituati a pensare che le azioni che compiamo siano dovute all’emozione che è nata dentro di noi, ma come abbiamo appena scoperto, noi scegliamo di amare chi ci piace e proviamo amore proprio perché abbiamo iniziato ad amare. Non fraintendermi, l’emozione c’è, ed è anche la più grande e meravigliosa di tutte. Ma se vuoi capire cosa significa amare una persona devi renderti conto di questo: l’emozione dipende da te. Questo è un punto chiave, ma anche difficile da capire perché sembra ovvio che l’emozione dipenda da cosa fanno gli altri, da cosa ti succede, dalle parole che ti dicono.

Proviamo a essere ancora più concreti – come riconoscere l’amore?

In primis, l’amore è una scelta e ha 3 caratteristiche che ti aiutano a capire se è davvero amore.

Qualsiasi azione o gesto, in fondo, potresti compierla per amore o per convenienza, ma se le tue azioni hanno queste 3 qualità, probabilmente sono un gesto d’amore.

1.      Amare veramente è dare senza chiedere nulla in cambio: dare per te e’ molto di piu’ che ricevere, perche’ la tua felicita’ risiede nella felicita’ della persona amata.

2.      Amare una persona è dare senza stancarsi mai. Ricordati che l’emozione nasce perché agisci con amore. Allo stesso modo, quando smetti di amare, l’emozione diventa sempre più debole fino a sparire.

3.      Amare vuol dire non fare favoritismi. Mi spiego – barattare amore per amore, in realtà, non è affatto amore.Pensaci un momento: quando escludi qualcuno dai tuoi gesti d’amore, lo fai perché non credi che valga la pena e che non ci guadagnerai niente. Se pensi così, non è amore!

Voglio lasciarti riflettere con una citazione dal famoso libro L’arte di Amare, di Eric Fromm: “Amare qualcuno non è solo un forte sentimento, è una scelta, una promessa, un impegno.”

LA LOTTA DEI PARTNERS

 

“[Alle tre del mattino Barbara sveglia Oliver]

Barbara: Non ero certa del perché non ero venuta all’ospedale, ma ora forse lo so.

Oliver: Io oggi volevo buttarmelo dietro le spalle, ok?

Barbara: Ok. Stavo correndo verso l’ospedale, ma sapevo che stavi bene perché non ho mai pensato che qualcosa di davvero grave potesse accadere a me, ai ragazzi o a te. Io stavo facendo l’autostrada e a un tratto ho avuto fortissima la sensazione che tu fossi morto. Ho capito che cosa avrebbe significato restare sola in questa casa e la mia vita senza di te. Ero così spaventata che ho dovuto accostare.

Oliver: Ah… Be’, adesso non devi più aver paura. [le dà delle pacche di consolazione]

Barbara: Ho avuto paura perché mi sentivo felice…”

(Cit. La guerra dei Roses)

Come si dice, Does it ring the bell? Ma si’ dai, certo la fiction porta agli estremi le situazioni, esasperando la realta’ ma mai un film e‘ stato piu’ comicamente chiaro nell’escalation delle dinamiche di coppia, di quella trappola relazionale che crea in un circolo vizioso che diventa disfunzionale, emotivamente provante e purtroppo, a volte, disastroso.

A proposito, se non avete mai visto il film La Guerra Dei Roses, fatevi un regalo, guardatevi questi 23 secondi qua di seguito e se poi non vi acchiappa nulla di male, altrimenti mi ringrazierete dopo una serata di pura ilarita’ dark sul tema conflitto di coppia.

https://www.youtube.com/watch?v=Ptd9uotquog

Eh si’ care/i, oggi si parla di relazioni, si’, di nuovo, perché c’è gente che ci dedica una vita allo studio delle, c’è chi scrive saggi, chi ci fa film, appunto, e ce n’è sara’ sempre da dire, e da analizzare. Come a dire, il lavoro non mi manca. Ma non fraintendetemi, io vi voglio felici e contenti. Pero’, diciamocelo, di questi tempi, le relazioni tra partners sono state, e lo sono tutt’ora, messe alla prova dai vari lockdown, chiusure in casa, lavoro in casa, magari con figli, o con famiglie allargate o coinquilini troppo presenti o… i suoceri! (aiutooooo! Vi sento).

Se pero’ me ne volete fare una ‘colpa’, io la responsabilita’ di questo ennesimo post sulle coppie la scarico su Psychology Today, che mi ha incuriosito con un titolo eloquente (*vedi nota a fondo post).

Does Your Partner Make You Feel Like a Loser?

Ma ne parlano anche testate nostrane insospettabili:

Le relazioni difettose – La coppia ai tempi del Coronavirus

Il fatto è che, come citato dall’articolo di Psychology Today, secondo uno studio recente australiano della Curtin University, se si passano lunghi periodi insieme e il partner non e‘ quello giusto, e in qualche modo ci fa sentire, come dire, inadeguati? Non abbastanza? Questa, dipende dai casi, ma con la concorrenza di altri tipi di ‘stress’ puo’ diventare la radice di un processo di comparazione sociale che erode la nostra salute mentale. 

In altre parole, l’autostima, come direbbe la mia carissima nonnina, finisce sotto le scarpe e ci sentiamo dei totali perdenti, vulnerabili a delle potenziali conseguenze e disequilibri di salute, come uno stato depressivo. Non bello, vero?

Pero’ dai, sono anche nate belle relazioni durante il Covid e tra uno studio del Times e una ricerca di GQ, la Rivista Studio ha provato ad analizzare pro e contro delle relazioni tra partners in un articolo dedicato interamente a loro e al periodo che stiamo vivendo: Le coppie del Covid

Vi lascio con queste riflessioni perché il tempo vola e anche oggi e‘ giunta l’ora di lasciarvi. Tranquilli/e, come al solito non vi lascio a mani vuote, ma con degli approfondimenti. Se non state nella pelle e vorreste leggere di piu’ sulle dinamiche relazionali, fatevi un giro sul riquadro ricerca di questo blog e digitate ‘relazioni’, vi ritroverete qui: 

EdCounselling – Relazioni

Alla prossima e…occhio ai Narcisi! 

https://www.youtube.com/watch?v=2tYc6sST_bs

 * Nota: Badate bene nel non copiarmi, scaricare colpe non e‘ mai una pratica emotiva sana. In ogni caso, sappiate che nessun partner, parente o affine e stato maltrattato per la realizzazione di questo post.

LA MUSICA CI AIUTA

 

Anna ha 18 anni e si sente tanto sola

Ha la faccia triste e non dice una parola

Tanto è sicura che nessuno capirebbe

E anche se capisse di certo la tradirebbe

È la musica, la musica ribelle

Che ti vibra nelle ossa

Che ti entra nella pelle

Che ti dice di uscire

Che ti urla di cambiare

Di mollare le menate

E di metterti a lottare

https://www.youtube.com/watch?v=mCrlEFMKvuc

Chi frequenta il mio profilo Instagram, che poi riflette anche su FB, lo sa bene, a volte mi esprimo con le parole altrui, perché c’è chi sa meglio di me mettere giù in forma spesso poetica, decisamente emozionante, alcuni concetti che in psicologia teorica sono, diciamocelo, booooring, come direbbero qua a Londra. Vi sarete appunto imbattuti/e nella serie di post Musica per pensare, che i più attenti sanno arrivare periodicamente, ogni quattro o cinque post, no? Qualche esempio:

Vasco per pensare

De Andre’ per pensare

Carmen Consoli per pensare (tra l’altro post più visto in assoluto sul mio profilo)

Bene, oggi ho deciso di dedicare un post lungo sul blog alla musica che aiuta, a quella che arriva diretta all’anima e alla mente allo stesso momento. Si’ perché al di là delle mie preferenze personali ed approccio alla terapia, e‘ provato, la musica ha una potenzialità terapeutica enorme.

Dunque, il post-risorsa bisettimanale e‘ pieno di link su una delle regine delle terapie ‘naturali’ (insieme al passare tempo all’aria aperta, fare esercizio ed avere una dieta equilibrata, alle buone e positive connessioni sociali…): 

Signore e Signori! Miss Musica the Queen!

I links online sono davvero tanti, forse troppi per un post che non vi prenda il tempo che ci vuole per pronunciare correttamente (e senza inflessioni dialettali) supercalifragilistichespiralidoso. Quindi voglio suggerirvi in particolare uno studioso dal cognome pure impronunciabile ma se non altro più corto, Jacob Jolij, che, come citato dal Washington Post (non la Gazzetta di Mia Nonna per intenderci), ha teorizzato una formula matematica (!!) che spiega come la musica ci mette in stati positivi, che ci guariscono se c’e qualcosa da guarire o che se non altro aiutano a vivere bene e meglio: The secret math behind feel-good music

Lo spiega bene in italiano un collega virtuale che credo di avere gia’ citato e che dedica tutto il suo operato alla musica: “i testi positivi, la chiave musicale ed il ritmo veloce a 140-150 battiti al minuto donano energia, regalano fiducia e rendono inconsciamente le persone felici ed eccitate al di là dei gusti e delle percezioni personali.

Jacob Jolij ha poi elaborato una vera e propria equazione per calcolare l’effetto positivo di una determinata canzone: Rating = 60 + (0.00165 * BPM – 120)^2 + (4.376 * Major) + 0.78 * nChords – (Major * nChords)” e inserisce nel link sotto anche la top ten delle canzoni che fanno stare bene.

The Feel Good Song Formula: la top 10 delle canzoni del benessere

I piu’ brainy tra di voi, magari hanno bisogno di evidenza scientifica allo stato teorico puro, ed allora cari i miei cervelloni, eccovela: Rhythm and beat perception in motor areas of the brain

https://open.spotify.com/playlist/7k00dawKjXgBBuq2nZyHmO

Avete fretta? E volete sentire la canzone che mette più di buonumore in assoluto? Mado’ ma quante risorse! Eccola, uno shottino di buonumore!

This Is The Happiest Song On Earth, According To Science

Ma beninteso, non e‘ solo una questione di buonumore, di fatto la musica puo’ intervenire su diverse aree del nostro cervello, quelle più remote e primitive, non lo dico io lo dice Focus: 11 problemi che si possono affrontare con la musica 

Buon ascolto e alle prossime risorse!

SE MIA NONNA AVESSE LE RUOTE

 

“If my grandmother had wheels,

she’d be a streetcar”

(anonimo)

Dall’Urban Dictionary: If my grandma had wheels

Perché questo titolo e citazione? Perché l’ho letta nell’articolo che vi inserisco qua sotto e ne ho cercato l’origine, cosi’, ho pensato che un po’ di nonnina anche nei titoli non guastasse. 

Ora però vi introduco all’argomento vero del post: Il nuovo (a)normale (ecco la vera connessione).

The New Normal

Il fatto è che stavo cercando a che punto siamo con questa pandemia, ovviamente in chiave professionale, vorrei cioe’ capire, come stiamo? Cosa ha fatto e cosa sta ancora facendo questa crisi ai nostri equilibri, personali, relazionali, psicologici e emotivi?

Poi man mano che andavo a leggere il post di Psychology Today mi dicevo, ma questo non e‘ sulla pandemia! Infatti, il post e‘ del 2010! Ed io che pensavo che l’espressione ‘new normal’ fosse stata coniata dopo il Covid. 

Fa niente, mi dico, chissà cosa c’è scritto e spinto dalla curiosità ho continuato a leggere il post e sapete cosa? E‘ in realtà ancora attualissimo e azzeccatissimo con la crisi e i disequilibri di salute mentale che questa ha portato.

In particolare mi ha fatto pensare questo paragrafo: After a loss, a family or individual tries to return to life as they knew it before the death of a loved one, but they find, of course, that it’s impossible. This life after loss, the survivorship itself and how the survivor lives that life, is “New Normal“. 

Certo! Mi sono detto, il lutto, e‘ quello che molti di noi stanno vivendo in questo periodo, la perdita di un qualcosa, che non deve essere per forza una persona, ma puo comunque lasciare segni profondi se non elaborata emotivamente e poi superata. Ecco, questo e‘ la situazione. 

Viviamo una sorta di lutto, ne avevo anche già scritto in varie occasioni tra queste pagine, quando scrivevo a proposito di dolore, separazione, perdita di senso, e‘ tutto qua: 

Blog, articoli a tema. 

Ci troviamo in un momento di nuovo (a)normale. Perche’ diciamocelo, che cosa e‘ normale? Quello che ci viene tramandato, insegnato piu’ o meno coscientemente come normale e poi quello che noi stessi creiamo come nostre responsabilità e identità, il nostro normale, che e‘ poi molto diverso da quello di tutti gli altri.

Ci stiamo ancora adattando, la perdita del ‘vecchio normale’ ci spiazza ancora e per alcuni di noi lo fara’ per ancora tanto tempo e cosi’ anche The British Psychological Society si interroga su come questa crisi, questa perdita del ‘vecchio normale’ porterà a livello psicologico individuale, collettivo e professionale tra un tot di mesi o un tot di anni.

The ‘new normal’, and beyond | The Psychologist 

Ma anche andando fuori dal mio settore ci si imbatte in riflessioni e approfondimenti super interessanti, come quelle del Centre For Climate Change and Social Transformations: “Most of us have never experienced a disruptive event on the same scale as the new coronavirus Covid-19. It has disrupted our economies, our patterns of living, and our social relationships. In Europe, the last time something like this occurred was in 1918.” The psychology of disruptive events: finding a ‘new normal’ – cast.ac.uk,

Ma anche focus su particolari aspetti, come il lavoro in remoto.

The new normal: Adapting to the psychology of remote working, o anche la riflessione di Wired: The Perplexing Psychology of Returning to ‘Normal’

Potrei inondarvi di spunti, ma come sempre c’è un giusto equilibrio da rispettare quindi vi lascio con una nota positiva. C’è come sempre l’altra faccia della medaglia e giustamente c’è chi piu’ di recente sta anche studiando gli effetti psicologici positivi di questo momento, si’, ce ne sono, evviva! Si parla di una nuova coscienza della propria salute a livello individuale e collettivo, una maggiore interazione tra parti politiche e sociali per trovare soluzioni comuni, nuove e più salutari priorità nelle vite private di molti, nuovi approcci per combattere l’isolamento sociale e diverse altre: Thank you, COVID‐19: Positive social psychology towards the new normal 

Insomma nel bene e nel male sta cambiando tutto, e la nostra capacità di adattarci e reinventarci e‘ messa alla prova, voi come ve la state gestendo? Se questo cambiamento vi risulta difficile, se semplicemente ne volete parlare, sapete dove trovarmi. 

Buon cambiamento.

AUTO AIUTATI

 

Aiutati che Dio ti aiuta

(cit. Indovinate chi?, si’ esatto: Nonnina)

Che siate credenti o meno (ma non ditelo a nonna, che vi lancia anatemi in dialetto stretto che manco capite cosa vi arriva) fatto sta che tutto inizia e finisce in voi. 

Ovvero, se non siamo noi stessi a decidere di volere aiuto, o un supporto, una guida, qualcuno o qualcosa che ci serva per accompagnarci verso un percorso di equilibrio, beh, senza questo, scusate la cruda franchezza ma non si va proprio da nessuna parte.

Quindi il post-risorsa di oggi lo faccio su self-help, tanto per cambiare, ma a differenza dei soliti post risorsa in cui vi do link diretti a specifiche risorse, qua vi do qualcosa che vi possa servire piu’ a lungo. 

Links che contengono altri links di self help di vario genere, un po’ una matrioska dei link di psicologia. Pronti/e? Via!

Qua ne avete per un po’, dipende poi dalla questione da affrontare, trovate links, in inglese (ho cercato in italiano ma niente di paragonabile). Ci sono tools su ansia, depressione, lutto, perdita, bassa autostima, disordine compulsivo ossessivo, attacchi di panico e altro.

Psychology Tools: Free Printable CBT Worksheets For Professionals And Self-Help 

Il sito ha una parte a pagamento ma ci sono un sacco di informazioni e strumenti gratis (se poi volete spendere, venite da me, ah!), qui basta studiare un po’, oltre all’analisi e spiegazione dei ‘problemi’ vedrete che nella sezione self-help ci sono anche strumenti di auto aiuto come l’attivazione comportamentale per aiutarsi con la depressione (Using Behavioral Activation to Overcome Depression) o anche esperimenti comportamentali, come affrontare sensazioni corporee legate a stati emotivi particolari, il monitoraggio dei sintomi e via dicendo, per ogni strumento un link esplicativo.

Un’altra serie di links a risorse molto ben fatte sono quelli che fornisce l’NHS, il sistema sanitario in UK, che forse neanche i residenti conoscono (io per esempio). 

Cliccando al link sotto trovate anche qui diverse tematiche: ‘abuse, alcohol problems, controlling anger, depression and low mood, ….’ Cliccando su ognuna di loro si apre una finestra con materiale audio, video con linguaggio per non-udenti, un volantino esplicativo, possibilità di girare il link ad una email, ecc. 

Qua: https://web.ntw.nhs.uk/selfhelp/

Questi links son sicuro vi terranno occupate/i per un po’, se poi aveste bisogno di un viso e un’esperienza decennale io posso mettermi a disposizione, in presenza qui a Londra in varie sedi e se proprio non si riesce ci sono anche online.

Buona settimana!

MASCHERE E PERSONALITÀ

 

“ Il fatto è che tu possiedi 

Personalità 

Una dolce 

(personalita’)

Ridi 

(personalita’)

Guardi 

(personalita’)

Baci 

(personalita’) …”

https://www.youtube.com/watch?v=JyhBoSvkWvE

Se vi aspettate un post cazzaro mi dispiace deludervi, oggi son serio, davvero, il cielo e‘ cupo qui a Londra e i ricordi delle spiagge italiane sembrano ormai in un passato remoto. Per giorni come questi ho anche fatto insonorizzare lo studio, così me ne sto tranquillo a scrivere i miei post seri, indisturbato, non sento manco i commenti di nonnina. Insomma, la pace.

Bene, Mina ve lo gia’ ha anticipato in apertura, questa settimana parliamo di personalità. Si’ perché con la personalità ci conviviamo per tutta la vita, ma a volte facciamo confusione su cosa realmente sia, e altre volte non sappiamo se considerare un certo atteggiamento (nostro o di altri) come un tratto che ci caratterizza o invece un segnale di un disturbo della nostra (o altrui) personalità. Sono convinto che fare chiarezza sui concetti aiuta poi nella vita pratica di tutti i giorni nel relazionarci con noi stessi e con gli altri. 

Se la personalità fosse una persona, le fischierebbero spesso le orecchie. Voglio dire, e‘ talmente presente nelle nostre coscienze che la citiamo continuamente, riferendoci ad altri o a proposito di come siamo noi. Parliamo di personalità forti o deboli, estroverse o introverse, personalita’ grandi, importanti, belle o brutte, gentili, scontrose, dolci, definendole con tutto e il contrario di tutto, con mille aggettivi e connotazioni. 

In sostanza però parliamo semplicemente di caratteristiche che determinano un nostro sentire o un nostro modo di essere, ma vediamo di cosa si compone una personalità.

Io, si sa’, per spiegarmi vado spesso ‘a gambero’, all’indietro, quindi come prima cosa diciamo cosa non non e‘. Si sente spesso nel linguaggio comune la ‘personalità’ diventare sinonimo di carattere e altre volte di temperamento ma come vedremo più sotto in realtà sono termini collegati ma non esattamente la stessa cosa.

Per definirla trovo interessante capire da dove deriva il termine, perché già ci dice molto. Infatti la parola “personalità” deriva da “persona” che fa riferimento alle maschere indossate da attori nella tradizione teatrale. Quindi capire quali sono le metaforiche “maschere” di cui una personalità e‘ fatta ci aiuta a creare un senso del nostro comportamento così come di quello degli altri. Cosi’ come ci aiuta anche a identificare degli atteggiamenti che possono segnalare disequilibri, come il narcisismo, l’essere borderline,  paranoici, dipendenti da sostanze o altro. 

Disturbi di personalità: cosa e quali sono 

Però, pur nella serietà di oggi, non vorrei annoiarvi con teorie troppo pesanti, se volete approfondire i vari approcci psicologici e scientifici dei vari modelli vi suggerisco di entrare anche voi in modalità seria, insonorizzare stanze e andarli a trovarli online, per esempio qua: 7 Core Pathological Personality Traits

Se invece come credo volete una definizione immediata e concisa allora mi rifaccio allo studioso Cloninger (1994) che spiega la personalità come “il risultato di un’integrazione tra aspetti ereditari e neurobiologici più stabili nel tempo (temperamento)  ed aspetti relativi all’apprendimento socio-culturale (carattere).” Quindi ecco che sappiamo che temperamento e carattere fanno parte di quello che chiamiamo personalità.

Personalità: Definizione, Ricerca, Big Five e altre Teorie, Test psicologici 

Volete una definizione ancora piu’ succinta citata da un collega youtuber con una ‘grande personalita’?: 

Eccola: “La personalità e‘ il nostro modo abituale di fare esperienza”. 

Cos’è la personalità e cosa sono i disturbi di personalità 

Riassumendo, siamo il risultato di alcune componenti genetiche-ereditarie, che fan parte della nostra ‘struttura’ e altre componenti invece più funzionali e acquisite che ci fanno avere un nostro atteggiamento peculiare con cui affrontiamo le diverse situazioni. 

La personalità: cos’è davvero?

Come dico sempre siamo tutti esseri unici e irripetibili, la nostra psicologia non fa eccezione, e‘ molto individuale così come lo e‘ la personalità ed e‘ per questo che il mio approccio alla terapia e‘ collaborativo, perché solo “insieme possiamo trovare le soluzioni più giuste per, che sei unico/a.”

-autocitazione dalla bio di Edoardo Zollo – Psicoterapeuta (@psicoterapeutaitalianoalondra)

Alla prossima