AUTOSTIMA ANYONE?

 

Carissimi e carissime, come tradizione da “January blues” e come gia’ iniziato la settimana scorsa con un “semplice” post condiviso sulla mia pagina di facebook, vi ripropongo le cose piu’ lette su questo blog nel 2020, l’anno delle mazzate sui denti, come soprannominato dalla mia diplomatica e sempre amorevole nonnina.

La settimana scorsa vi ripoponevo relazioni in Lockdown, perché’ molto a tema attuale e senza sorprese appunto uno dei post piu’ letti sul blog l’anno passato. Se ve lo siete perso eccolo: http://oz6.059.mywebsitetransfer.com/relazioni-in-lockdown/

Questa settimana vi ripropongo qualcosa che tocca spesso la vita delle persone, a fasi alterne, e questo momento, di nuovo potrebbe essere una di quelle fasi per alcuni di noi.

Avete presente quando nonostante vi siate ripromessi di far fronte a qualsiasi ostacolo a testa alta, ad avere sempre quella dose sana di autostima, ad un certo punto, ci arriva “tra capo e collo” qualcosa che non ci aspettavamo ed allora nonostante tutta la forza di volontà non riusciamo a sentirci adeguati, non ci si sente “abbastanza” per… (mettere qualcosa a seconda dei casi: il lavoro, mantenere relazioni soddisfacenti, o altro…). 

Ecco, quello, ne avevo parlato in un altro degli articoli, più letti, qui sotto il link. 

Buona lettura e vi auguro di sentirvi sempre al massimo, ma se la cosa vi scappa di mano e non ce la fate da soli, mettetevi pure in contatto con me senza impegno, altrimenti cosa ci sto a fare? 😉

http://oz6.059.mywebsitetransfer.com/non-sentirsi-abbastanza

L’ANNO CHE VERRÀ SI CHIAMERÀ FUTURA

 

Hip Hip hurrah! per chi ha notato la citazione in doppio carpiato. L’avete notata, vero? Sii? Nooo? … Sì, lo so lo so, hai ragione, sto prendendo tempo, per veramente non iniziare a scrivere cose con un senso per il post di fine anno. Perché? Che dire, difficile trovare parole adatte per chiudere quest’anno in maniera non scontata, non banale, senza ripetere cose già dette, già sentite, già pensate più e più volte. Non mi capita spesso di rimanere senza parole, eppure, oggi, eccomi davanti alla tastiera cercando di dare un senso, dove senso forse non c’è. 

Però, come tanti là fuori, sono uno di quelli che il senso lo costruisce da sé, il suo senso se non altro, anche dove a prima vista non si trova. A proposito, visto che mi è uscita questa citazione doppia nel titolo, vi regalo le fonti, un po’ di musica a tema per scaldare il cuore ed ispirare la mente.

La prima fonte è una canzone che avevo già proposto in passato ma mai fu tanto azzeccata come per questo momento. Anzi credo proprio che l’autore fosse un preveggente e l’avesse scritta con in mente il capodanno 2020. 

Signore, LGBT e signori … ecco a voi, Lucio Dalla:

https://youtu.be/87JVVD-oXG4

 

L’Anno Che Verrà Testo Lucio Dalla

Dunque, caro amico o cara amica che leggi, anche io ti scrivo, così mi distraggo un po’, e siccome siamo a ‘distanza sociale’, più forte ti scriverò… 

“AHò! MA LA SMETTI CO’ STI’ DELIRI!!”, nonnina mi urla dalla cucina ed io ritorno in me e mi allontano dai mondi Dalleschi (uh?) per riprendere questo mio post di auguri…

Che dire, appunto, di quest’anno? E di quello a venire? Potrei sbilanciarmi nel dire che per me tutto sommato è stato un anno positivo, ma voi certo ve ne fate poco del mio star bene, soprattutto se siete tra quelli che tanto bene non sono stati o non stanno tutt’ora, per un motivo o per l’altro.

E allora vi auguro quello che sono abituato a dare nelle mie sessioni di terapia e counselling: vi regalo la speranza. 

Sì, hai letto bene, proprio io, da psicoterapeuta professionista, ti auguro di avere speranza, ma intendiamoci, non quella fatalista, ma quella di fede. 

Cosa?! uno psicoterapeuta che parla di fede?!!  

Sì, ma anche qui, devo fare le dovute precisazioni, quando parlo la  fede, in questo caso non parlo di fede verso qualche credo religioso (pur non avendo nulla con chi crede ovviamente) ma di quella ‘fede’ che è puro e genuino credere nel miglioramento ‘no matter what’, quella forza di spirito naturale che ci porta ad avere fiducia nella vita futura. Eccoci così alla seconda citazione del titolo.

“Chissà chissà domani

Su che cosa metteremo le mani

Se si potrà contare ancora le onde del mare

e alzare la testa

Non esser così seria, rimani…

Ma adesso non voltarti

Voglio ancora guardarti

Non girare la testa

Dove sono le tue mani

Aspettiamo che ritorni la luce

Di sentire una voce

Aspettiamo senza avere paura, domani”

Lucio Dalla – Futura (Testo) [RORY] 

Dopo avervi forse fatto volare con le parole di quest’altra perla del genio di Lucio Dalla vi (e mi) riporto gentilmente ma decisamente con i piedi per terra. Perché potrei anche a volte apparire come un incorreggibile romantico, ma sono soprattutto qui in veste di counsellor, di esploratore della mente che cerca sempre di trovare quei legami sottili tra pensieri, essere ed emozioni, per poi magari aiutare a mettere ordine. Dunque, oltre alle verità che a volte si possono trovare nella musica, eccomi a ribadire che parlare di speranza, ha decisamente senso anche e soprattutto in termini prettamente psicologici. Tanto da osare affermare che avere speranza è in un certo senso una piccola terapia in sé, a disposizione di ognuno di noi.

In ambito psicologico però alla speranza viene dato un compito fondamentale che è quello di supportare la motivazione, perché senza speranza cade ogni possibilità di cambiamento soprattutto in situazioni difficili. Anche una psicoterapia è caratterizzata dalla speranza di poter superare la propria sofferenza.

La speranza per la psicologia

In altre parole, la speranza, ci tengo a ripetere: quella non fatalista ma di psicologia positiva applicata, è il risultato di due potenti convinzioni: sapere di poter raggiungere i propri obiettivi e, ancora più importante, sapere di potere elaborare dei piani per raggiungerli, ovvero avere il potere di stare bene o meglio, mica pizza e fichi eh?! In sostanza con la speranza si allena la mente ad elaborare soluzioni e si trasmette positività a se stessi e agli altri, con un ritorno anche in ‘simpatia sociale’ da parte di chi ci sta attorno. Win win! Come dicono qua a Londra.

Per cui, anche se a prima vista si potrebbe interpretare la speranza come un sentimento debole, è evidente la potenzialità enorme di un tale sentire. Non a caso se andiamo all’origine del termine, il suo valore viene reiterato, come viene riportato in questo bell’approfondimento di State Of Mind: 

L’etimologia stessa della parola speranza ci rimanda a un tendere verso: dal latino ‘spes= speranza”, a sua volta collegato alla radice sanscrita “spa= tendere verso una meta’. Tendere verso un miglioramento, a partire da una condizione di malessere, frustrazione, insoddisfazione, anche paura e angoscia. La definizione di speranza contiene quindi nozioni individuali, orientamenti futuri, implica partecipazione attiva da parte dell’individuo e rappresenta la possibilità di un risultato positivo.

Speranza, consapevolezza e cambiamento – Psicologia 

Così eccomi a concludere quest’anno rinnovando un grazie enorme come una casa per il supporto di tanti di voi ma soprattutto con la viva speranza che l’anno che verrà vi porti tanta ma tanta capacità di sperare (alla faccia del bisticcio di parole!). Di sperare, immaginare e poi costruire un presente ed un futuro forse diverso da quello che ci saremmo aspettati solo un anno fa, ma radioso e promettente. Permettetevi di dare senso a tutto quanto successo e tutto quanto ci aspetta nell’anno che verrà. 

Ora, cari, vi lascio ai bagordi di fine anno, anche se meno bagordi di altri anni, conosco i miei polli, il cibo in tavola e il bicchierino per la maggior parte di noi non mancherà. Io intanto torno a pensare con convinzione ad un mondo, che piano piano, passando anche per strade tortuose e curve a gomito improvvise, in maniera poco lineare come solo la vita sa fare, sarà comunque sempre un mondo migliore, nonostante tutto. 

E’ troppo? Starò invecchiando male? 

Ma vaa! Sei sempre stato vecchio dentro!”… mah! Nonna! 

Poi, come se nulla fosse, mi lascia a bocca spalancata come se stessi aspettando una fettona di pandoro da deglutire intera.

Anyway, con sguardo al cielo, tutta ispirata, come solo una nonna sarda può essere, mette su una faccia tipo maschera di carnevale della Barbagia e declama con accento da Peaky Blinders che usa per queste occasioni solenni:

For last year’s words

belong to last year’s language

and next year’s words await another voice

(T.S. Eliot interpreted by Nonnina di uno Psicoterapeutaitalianoalondra)

STIAMO CALM CON I FAGIOLI

 

La notizia e’ fresca fresca e cade a fagiolo per il post-risorsa di questa settimana. Lunedi’ 14 Dicembre e’ stato lanciato da RadioX un nuovo ‘tool kit’ sulla salute mentale in collaborazione con l’organizzazione CALM – Campaign Against Living Miserably.

Cosa? Non sapete perché si dice cadere a fagiolo? Io uso l’espressione ma francamente non mi sono mai chiesto da dove arrivi, così ho chiesto a Nonnina che si sa’ e un infinito pozzo di saggezza e lei mi ha risposto prontamente: “Ma che ne so io?! Non ce l’hai google?”… ehm, caliamo un velo pietoso. 

Se ancora vi interessa e come me preferireste risparmiarvi la ricerca:

Perchè si dice “Cadere a fagiolo”: cosa significa e da dove arriva l’espressione?

Ma questo post-risorsa non e’ certo sui fagioli, tantomeno sulle cadute degli stessi, o meglio, si potrebbe metaforicamente intendere un disequilibrio di salute mentale come un inciampare, una caduta di percorso, in questo senso allora si’, diciamo che vi vorrei segnalare una nuova risorsa per rialzarsi dalle cadute, ma non dai fagioli, a meno che non ci inciampiate e questo vi procuri un disordine da stress post traumatico. 

Comunque, deliri a parte, RadioX e CALM ci hanno appena regalato alcuni succinti ma efficaci podcast per capire meglio, quindi gestirsi meglio, alcune cose su cui molti di noi, se non tutti, prima o poi inciampano. 

Si va dallo stress finanziario, al lutto, all’ansia, alla depressione. 

Le voci per le registrazioni dei podcasts le hanno prestate alcuni conosciuti comici, artisti e speaker che, per questa occasione, si son fatti portavoce di CALM offrendosi da guida, dando consigli e portando esperienze, come testimonianza di una sempre maggiore attenzione verso un’area della nostra vita, quella della salute mentale, che come altre e’ messa a dura prova dagli eventi di quest anno. 

Un dato su tutti, riportato dal CEO di CALM Simon Gunning: “E’ previsto che dieci milioni di persone (quasi un sesto della popolazione inglese) avra’ bisogno di un supporto di salute mentale come diretta conseguenza del COVID-19. Questa e’ una questione nazionale che ha bisogno dell’attenzione di ognuno di noi … così’ continuiamo a giocare un ruolo importante nella sfida allo stigma che circonda la salute mentale e facciamo un altro passo verso la creazione di un cambiamento culturale di lungo termine”.

Ed ecco il link della risorsa, scrollate fino in fondo e trovate i podcasts:  

The Radio X Mental Health Tool Kit with the Campaign Against Living Miserably

Se volete approfondire, dopo una breve pausa Natalizia, da Gennaio torno a vostra completa disposizione. Mi raccomando, mandatemi segnalazioni di risorse utili anche voi se ne avete che le condividiamo con la comunita’ italiana a Londra ma anche fuori. 

Nella frattempo, siate CALMI: Campaign Against Living Miserably (as) Italians e mi raccomando mangiate fagioli! “ il nostro cervello ha bisogno di un costante apporto di energia. La migliore fonte di energia è rappresentata dai carboidrati, che troviamo soprattutto nei cereali, ma anche nella pasta, nel riso… fagioli e piselli, rappresentano delle ottime fonti di energia”. 

Da Cervello: l’alimentazione che fa bene alla mente 

Ya know what I mean?

(UN)STUCKKATI

 

“I wish I could give

All I’m longin’ to give

I wish I could live

Like I’m longing to live

I wish I could do

All the things that I can do

And though I’m way overdue

I’d be startin’ anew”

Nina Simone – I Wish I Knew (How It Would Feel To Be Free) (Live at Montreux, 1976)

Natale è sempre più vicino ed è universalmente riconosciuto che la colonna sonora è classicamente jazzy-swingy-sauntaclaussy-babbonataly-family-friendly. Concordate? 

Quindi vi ho evitato cosucce punk, come a volte succede da queste parti, e ho optato per una più appropriata Nina Simone, nonostante nonnina se l’è presa a male avendomi suggerito invece un altro tipo di ‘classico’, eccolo:

The Ramones – Merry Christmas (I Don’t Want To Fight Tonight)

Il fatto è che Nina Simone con I Wish I Knew mi dà un appiglio decisamente più azzeccato per il tema che vorrei affrontare in questo articolo: sentirsi ‘stuck’

Inizialmente avrei voluto mettere il titolo in italiano, ma quando ho pensato alla traduzione di stuck non mi veniva in mente nulla che potesse veramente rappresentare in una parola tutte le sfumature di quello che significa essere stuck. Sì, sì, lo so, significa letteralmente bloccato, incollato, fermo, incastrato, perso, nei guai… però c’è quel non so che nel termine inglese che per me rappresenta tutti i suoi significati e le varie sfaccettature. Aspé…scusate, eh?! Nonnina mi grida qualcosa dall’altra stanza: “oh! Ma la fai finita coi tuoi spataffioni interminabili?!  Va che ti perdi followers del blog!  Continua così e ti ritroverai stuck nelle tue elucubrazioni pseudo lingustiche!” ehm, andiamo avanti va …

Seguo il consiglio di nonna allora e mi un-stuckko subito (?!) andando al punto. Come vi sentite in questo periodo? … Esatto! Li’ volevo arrivare. Non tutti eh? Ma per alcuni di noi, purtroppo non pochi, tutto ciò che è successo e continua a succedere in questo 2020 ci ha fatto sentire, come dire, stuck? Ora, le cause più o meno le sappiamo, la questione che più mi preme qui è invece, che fare? 

Bene, senza troppo andare ad allungare la salsa con concetti di profonde teorie psicologiche io vi propongo qualche intervento pratico ed efficace. Essendomi autoeletto qualche articolo fa il Robin Hood del web, ho rubato per poi donarvi. Eccovi quindi ben 21 suggerimenti che per quanto semplici vi aiuteranno a creare uno spazio mentale ed emotivo presente, che è poi quello che serve per svincolarsi dal sentirsi in qualche modo fermi nella vita, non ci credete? Provare per credere, cose semplici come il respirare, ma rendendocene conto:

21 Ways to Help Yourself Get Unstuck Today 

In aggiunta al mindfulness, o in sua sostituzione indeed, ho trovato…pardon: rubato alcuni consigli più da emisfero sinistro del cervello, su cui ragionare insomma.  Eccovi il bottino di preziosi consigli dati da Nancy Hawley, virtual coach di Unstuck (dajè!) che, come ci ricorda D di Repubblica: “Può sembrare controintuitivo, ma sentirsi bloccati nella vita è un’opportunità. ‘Perché se riconosciamo di trovarci con le spalle al muro, abbiamo la possibilità di fare una scelta: accettare la situazione o agire per migliorare le cose’, spiega Nancy Hawley”. 

10 idee per uscire dall’angolo quando ci si sente bloccati nella vita 

Altra fonte, altro incoraggiamento (da Riza, rivista di psicosomatica): Partendo da una testimonianza di una loro lettrice che si dichiara in “totale blocco’:

“Il momento che Giada sta vivendo, che definisce il più brutto della sua vita, è allo stesso tempo anche il più importante.” 

Come a dire, dal blocco può nascere uno sblocco che vi porta da evolvere in maniera magari inaspettata ma più appagante e autentica. 

Parafrasando nonna: non tutti i blocchi vengono per nuocere.

L’ansia di sentirsi bloccati nasconde la voglia di autenticità

Va bene cari, vi lascio a queste riflessini e mentre tra un blocco e l’altro rimuginate sul come liberarvi, eccovi dal The Guardian qualche altra traccia a tema. 

Readers recommend playlist: songs about being trapped | Pop and rock 

Buon ‘unstuckment’ allora, uh? esiste? mi sa che ho coniato un altro nuovo termine…

Bando alle ciance, vi saluto e vi rimando alla settimana prossima (o quella scorsa se non avete ancora letto LA PSICOLOGIA DELLA PROCRASTINAZIONE E L’OCCHIO DA STRUZZO ). 

Non dimenticatevi però, come dice bene il pezzo di D di Repubblica linkato sopra: 

“… chiunque sia in grado di far sentire una persona bloccata abbastanza sicura da poter esplorare le proprie vulnerabilità è l’alleato più prezioso su cui contare”.

Io modestamente, se volete, posso farvi da alleato. 😉

LA PSICOLOGIA DELLA PROCRASTINAZIONE E L’OCCHIO DA STRUZZO

 

Bentornati! 

Chi bazzica da queste parti sa gia’ oggi cosa abbiamo nel piatto: si, e’ la settimana di risorse, segnalazioni per approfondire qualche argomento di comune o attuale interesse in ambito psicologico.

Su questo blog, come di consueto, lo facciamo con uno stile professionale ovviamente ma concedendoci un po’ di leggerezza, alle volte sarcasmo,  se non vera e propria comicità’ (chi ha presente le uscite e dis-avventure della cara nonnina?). In questo modo affrontiamo argomenti altrimenti spinosi, difficili, che per qualche motivo sono come la nostra vita e dunque spesso “scivola(no) fra le nostre dita, mentre ci uccide l’anima, mentre ci uccide…”

https://www.ted.com/talks/tim_urban_inside_the_mind_of_a_master_procrastinator?language=it#t-10825

Afterhours Pop Testo Lyrics 3805

https://www.youtube.com/watch?v=1Z6VIwVSA14

Quindi prima che una semplice decisione di rimandare alcune cose (un progetto, un cambiamento, un miglioramento,…) diventi una questione cronica, facciamo attenzione ai nostri atteggiamenti e dove e’ salutare proviamo a reinterpretarli, magari modificarli a nostro vantaggio.

Ora, chi non ha mai rimandato qualcosa a domani alzi la mano. 

Wow! Non vedo mani, ah si’! Una! … a no…e’ nonnina, forse l’unico essere al modo che non ha mai e poi mai rimandato nulla a dopo, ma si sa’, nonna e’ l’eccezione che  conferma la regola. 

Ma eccoci alla ciccia: Procrastinazione, conoscerla e sapere come per sconfiggerla (oltre a venire da me intendo):

“In Psicologia si definisce procrastinazione quel comportamento che spinge a ritardare volontariamente un’azione nonostante prevedibili conseguenze future negative, optando quindi per il piacere di breve durata a costo dei benefici a lungo termine. In parole più semplici la procrastinazione si riferisce all’atto di sostituire attività prioritarie e importanti con attività piacevoli o compiti meno rilevanti o urgenti.”

Per saperne di più: Procrastinazione: cause e caratteristiche del rimandare a domani

Se invece avete poco tempo, e capite l’inglese (visto che mi leggono in tanti anche da fuori UK), eccovi alcune “quick tips” dal grande studioso e speaker di funzioni cerebrali Jim Kwik (si, lo so il cognome e’ tutto un programma, avra’ scelto la professione per questo? boh!).

https://www.youtube.com/watch?v=Y82KNevhkkg

Se poi siete davvero di fretta e la vostra procrastinazione vi rimanda a dopo per cliccare i links e leggere tutto, allora vi do un solo consiglio facile facile, riprendendo Mr. Kwik io vi direi senz’altro: 

Procastinate procastination! 

Sembra banale ma invece e’ geniale, se pensate di rimandare qualcosa, ricordatevi di rimandare il pensiero di rimandare a dopo, a domani, a tra un mese, e quando torna continuate a fare la stessa cosa, procrastinate la procrastinazione delle azioni, ehm, ci siamo capiti? Nonna mi guarda con occhio da struzzo e un gigantesco punto interrogativo stampato in fronte. 

Vabbe’ dai, alla prossima, ah, stavo quasi dimenticando di dirvi che magari salto una settimana di post sul blog e ci sentiamo tra due….

… 😜 ci siete cascati!

 😂 

COME PASSARE L’INVERNO SENZA PARLARE CON LE SEDIE

 

 “…Now no one’s knocked upon my door

For a thousand years or more

All made up and nowhere to go

Welcome to this one-man show.

Just take a seat they’re always free

No surprise no mystery

In this theatre that I call my soul

I always play the starring role … ” 

The Police – So Lonely (Beat Club performance) 

Sembrano anche a voi millemila anni da quando avete fatto un festone a casa con così tanta gente, distanza fisica inesistente e fuori controllo che il giorno dopo vi sembrava di essere sul set di Apocalypse Now? 

Non vi pare di un’altra vita il tempo in cui uscivate per raggiungere gli amici della “compagnia” che vi accoglievano tra abbracci, pacche sulle spalle e saluti da b boys and b girls improbabili? O, non sono davvero passati in un salto quantico saecula et seeculorum da quando siete andati ad un concerto a contatto così affollato da regalarvi una sauna compresa nel prezzo? O ad un dj set dove sei in modalita’ contatto pelle con perfetti sconosciuti uniti da uno stesso karma? O ancora: una serata al cinema seduti spalla a spalla; un compleanno; una cena con amici con fiumi di vino e chiacchiere come solo noi italiani (vabbe’ latini in genere dai) sappiamo rendere: caotica, animata e vitale? 

Va bene, va bene, la smetto. Percepisco al di la’ dello schermo una certa emozione e l’occhietto lucido mi dice che si’, sembra anche a voi molto tempo fa, e la vostra pazienza (e speranza) a volte e’ ancora messa a dura prova. Molto umano, molto normale, e’ bene ricordarselo e ripeterselo.

A proposito di winter blues, mi sono imbattuto in un recente articolo della BBC che riporta quanto la solitudine sia un fenomeno particolarmente sentito in questa stagione. Lo so, e’ scontato, certo, ce lo aspettavamo no? ma sono pur sempre dati  interessanti per farci riflettere e, ancora meglio, farci agire di conseguenza per alleviare il proprio disagio o quello altrui, eccovi qualche stralcio:

The start of November, with darker evenings, saw 8% of adults who were ‘always or often lonely’ representing 4.2 million peopleFigures also show that 5% of adults – representing 2.6 million people – had not left their home for any reason in the previous seven days.”

Lockdown loneliness reaches record levels 

Ora, vi consiglio vivamente di leggervi l’articolo, anche perché spero proprio non vogliate fare la fine della mia cara nonnina che parla con la TV, col gatto, col cane, con le foto del nonno, con i cucchiai e anche con le macchie d’olio sulle camice, ho reso l’idea? Quando le chiedo se ne vuole parlare con me, mi dice: “ma va la’, e’ normale Edo, non sono l’unica, hai letto quella cosa sul signore che parla alle sedie?” “uh?!”

The man who was so lonely he talked to chairs 

Si vede che anche la nonna ogni tanto naviga il sito della BBC, anyway… dicevo, vi consiglio di leggere al link che vi ho dato, anche perché ci trovate altre chicche del momento, che ci fanno sorridere e ci ricordano che non siamo davvero soli. Come la video-intervista a Marjorie Wells, 91 anni, in cui ci suggerisce qualche tecnica spicciola per combattere la solitudine: “count your blessings, name them one by one”. Ma anche links ad esperienze come quella di una giovane madre che combatte la solitudine con la poesia o come le Apps sociali e di gaming possano essere di aiuto per i più giovani o magari come gestirsi un appuntamento galante durante una pandemia, rieccolo: Lockdown loneliness reaches record levels. Non dimentichiamo poi che esistono anche risorse efficaci di aiuto online, se e quando necessario: Emotional Distress: Information and Support

Se dopo avere letto l’articolo e le risorse vi sentite ancora soli, e questo vi butta giu’, e vi butta giu’ oggi, e vi butta giu’ domani, dopodomani… mandatemi pure un messaggio per un appuntamento (online o di persona nel dopo lockdown) e saro’ ben felice di fare una chiacchiera informale di conoscenza. Parlare fa bene.

Nel frattempo, se la giornata e’ particolarmente cupa, fatevi una tisana, accovacciatevi sul divano o poltrona preferita, mettevi un sottofondo di musica da piano e guardatevi come tanti come voi stanno passando questo periodo e ne usciranno, come voi, con gloriosa forza e voglia di vivere da vendere!

Indoors Exhibition — Wellcome Centre for Ethics and Humanities 

ENTRA NEL CERCHIO

https://youtu.be/XK70d54lWF4

Bentornati! Vi e’ mancato il post risorsa? Due settimane son troppo lunghe? Comunque sia oggi voglio fare centro, voglio essere coinciso e, con vostra grande sorpresa, questa volta la risorsa bisettimanale è una sola. Lo so, lo so, siete abituati/e ad una serie di links da cui scegliere ma ho deciso così per una buona ragione, vorrei che realmente dedicaste la vostra attenzione a questo unico suggerimento, un video di pochi minuti, ma molto potente. 

Perché ‘entrare nel cerchio’ non è facile, fare il primo passo non e’ facile. Esporsi, mettere l’anima a nudo, non è facile.

Nel video si notano come tutti abbiano qualcosa per cui entrare nel cerchio, ma alcune persone non riescono a fare quel passo che solo loro (solo te) possono decidere di fare. Senza quel primo passo, tutto rimane come prima. Se quel prima è un disequilbrio, un ‘fare fatica’ con se stessi e con gli altri, un disagio, ecco, quello, non cambierà di certo lasciandolo li, inascoltato. Lo ripeto: senza un primo passo per entrare nel cerchio, non cambierà nulla.

Gli individui nel video sono delle persone con un background e un vissuto di gravi svantaggi, di disequilibri pesanti e avranno di conseguenza un gran lavoro da fare, una sfida non di poco conto da affrontare. Però nel momento in cui è stato girato il video hanno avuto anche una grande fortuna; la fortuna di qualcuno disponibile e capace, che facilita il percorso di riequilibrio, qualcuno che offre un cerchio dove entrare, per liberare, riconoscere, e non avere timore o vergogne per i traumi subiti in passato, spesso da parte di persone che a loro volta ne hanno subiti.

La maggior parte di noi invece ha la fortuna di non avere avuto quel tipo di esperienze così profonde, ma d’altro canto non ha neanche nessuno che ci facilita il lavoro pur sempre a volte necessario, nessuno che possa offrire un cerchio in cui entrare, per liberare dei grandi o “piccoli” traumi (chi stabilisce la dimensione? la portata?). Senza neanche un metaforico cerchio, i blocchi e i disequilibri rimangono non affrontati e ce li si potrebbe portare dietro tutta la vita, potenzialmente trasmettendoli anche a chi ci sta intorno. 

Tu che fai? Lo vuoi cercare un cerchio in cui liberarti? 

Io non posso sapere chi sei e venirtelo a offrire ma è il mio lavoro, creare un cerchio per quanto possibile accogliente e sicuramente non giudicante, per chiunque voglia parlare di traumi o potenziali tali. Contattami senza impegno.

Se non ora, quando?

CIAO, ESCO, VADO A PRENDERE UNA BOCCATA D’ANSIA

 

2a PARTE

We’re leaving together, but still, it’s farewell

And maybe we’ll come back to Earth, who can tell?

I guess there is no one to blame

We’re leaving ground (Leaving ground)

Will things ever be the same again?

It’s the final countdown “

( The Final Countdown bu Europe – video )

Sara’ questo secondo lockdown, sara’ che ultimamente mi va di dividere le cose in due parti (perché in due? E che ne so’! Misteri della psicologia, dovrei autoanalizzarmi) o forse sara’ che circa cinquecento parole che mi son dato come media di ogni post non mi bastano più. Insomma sara’ quel che sara’ come diceva una famosa canzone, di fatto eccoci appunto al secondo lockdown e di conseguenza al secondo post della serie “usciamo a prendere una boccata d’ansia”.

Vi siete persi il primo post del maggio scorso? Do not worry, e’ sempre attuale, qua: 

ESCO, VADO A PRENDERE UNA BOCCATA D’ANSIA

Potrei riprendere il discorso in maniera leggera e favolesca, tipo “C’era una volta…l’ansia da metropolitana”, ricordando tempi che sembrano passati da secoli, quando alcuni siti italiani pubblicavano liste con il grado di “stress” di stazioni e linee metropolitane varie, sul serio, e’ tutto documentato qua:

Ansia da metro? Ecco le 10 linee più stressanti di Londra 

Ora che invece l’Underground e’ semideserta (lo e’? Non ci vado da tempo ma presumo) potremmo individuare forme d’ansia e di stress del tutto nuove e identificarle con delle etichette creative come quelle che danno di solito i giornalisti sui media blasonati. Si potrebbe parlare di “Ansia da nuovo Lockdown”; “Ansia da DCPM”; “Stress post traumatico da Pandemia”; “Sindrome da stress Covid 19” e chissa’ quante altre varianti ci saranno. 

Di fatto la questione e’ seria, e come dice l’articolo che ho trovato sul sito di BBC, l’ansia puo’ arrivare in forme ed intensita’ diverse, si va da una cosa gestibile a ansie più severe per cui ci vuole un intervento, un aiuto. Pero’ il problema di solito e’ che spesso chi vive di ansia e/o fobie (uno su dieci ci passa ad un certo punto della sua vita) non chiede aiuto.

Coronavirus: What is anxiety and how can I get help?

Un altro superinteressante articolo sul tema, tra l’altro suggerito da una di voi che ringrazio ‘pubblicamente’ qui anche per un apprezzatissimo feedback (Tu sai chi sei), e’ apparso di recente su ‘La Repubblica’, ed io, il ladro di notizie a tema, taglio e incollo per voi qua sotto. 

Anche perché chi non ha punti interrogativi su questo “cambiamento del mondo esterno: perdita del lavoro con conseguente peggioramento delle condizioni di vita, lutti da elaborare per la perdita delle persone care e relazioni sentimentali, amicali e professionali in grande trasformazione”?

Pandemia, lo stress post traumatico che si riattiva ad ogni ondata del virus

Rieccoci, siamo a circa cinquecento parole ed io da bravo OCD mi fermo e vi saluto e vi rimando alla prossima occasione o ad una chiacchiera informale se vi serve approfondire con me.

Intanto vi lascio con un po’ di musica per l’occasione, come spesso succede da queste parti,  questa volta mi faccio aiutare da Rolling Stone Italia, che propone oltre al Final Countdown che vi ho citato in apertura altre chicche del pop mondiale senza tempo come l’intramontabile Frank Zappa con “Why Does It Hurt When I Pee?”, curiosi? Allora cliccate qua sotto mentre io vado a vedere che succede di la’, anche con le porte chiuse, sento forte e chiaro qualcuno intonare (per usare un eufemismo), con voce rauca da fronmant Death Metal e a volume decisamente spaccatimpani: 

“ITZ DE FAINAAAAL CAUNTDAAAUUUUUNNNN!!!”. Chissa’ chi e’, voi che dite? 

10-canzoni-per-esorcizzare-lansia-per-la-fine-del-mondo 

Il LOCKDOWN SUCKS, PUNTO.

 

Aka: CONSIGLI PER PROVARE A RIMANERE SANI DI MENTE

Se c’è soluzione perché ti preoccupi? 

Se non c’è soluzione perché ti preoccupi?”

– Aristotele –

(citazione di una citazione da: LA PSICOLOGIA DELL’INCERTO

PS autocitazione di un mio articolo)

Eccoci, ci risiamo, si’ lo so, gli scienziati lo aveva anticipato, eravamo stati avvertiti, ma… speravamo comunque che si sbagliassero. Ora la cruda realta’ ci sbatte in faccia una nuova chiusura, anche se più’ blanda con scuole aperte, pero’ psicologicamente e’ pur sempre una botta che anche se facciamo finta di nulla tutti, indistintamente, in qualche modo, accusiamo.

E io che faccio? Ci siamo gia’ capiti, uso questo post bisettimanale di risorse per darvi delle risorse per fare fronte al nuovo lockdown, far fronte al lungo inverno inglese (o italiano, o americano o ovunque vi troviate con l’inverno) e se vi ci mettete con impegno alcuni di questi consigli vi potranno essere pure utili per fare fronte a incontri/scontri con suoceri, generi, nuore, nipoti, genitori, figli e parenti vari incattiviti dalla chiusura fisica e mentale di questi tempi.

Se non ce la fate con questi, allora mettetevi in contatto, senza impegno, che la soluzione si trova sempre, insieme.

Links per affrontare un secondo (ultimo? mmmh…) lockdown:

VADEMECUM PSICOLOGICO CORONAVIRUS – Consiglio Nazionale Ordine Psicologi –  

I’m So Bored! – An overlooked effect of the COVID-19 pandemic lockdowns   

Tips for managing mental health during COVID-19 

IoRestoACasa – Risorse gratuite per il tuo coprifuoco 

HOME SWEET HOME E LE GABBIE PER TIGRI 

LA FELICITÀ NELL’ERA DEL CORONA VIRUS

LA PSICOLOGIA DELL’INCERTO (ancora? Si’ perché sopra non lo avete cliccato 😉 ciao)

Vebbe’ vi lascio con questi, avete da leggere per tutto l’inverno. 

Alla prossima, io ci sono comunque neh! 

PREVENZIONE? PER LA TUA SALUTE MENTALE ORA PIÙ CHE MAI

 

– Part 2

My friend is so depressed

He wishes he was dead

I swam inside his head

And this is what he said

Help me, help me

Won’t someone set me free?

There’s no right side of the bed

With a body like mine and a mind like mine

(Video: Idles: 1049 Gotho)

Chi vuole diventare come l’amico della canzone degli Idles alzi la mano. Bene, per fortuna non vedo nessuna mano alzata. Allora vi interessera’ questo post sulla prevenzione. 

In realta’ questo e’ la seconda parte di un post scritto un paio di settimane fa sempre sul discorso prevenzione. Poi e’ successo che la cara nonnina, dopo essere stata praticamente chiusa in casa per mesi e mesi, mi e’ andata in loop di paure ed ansie create da questo infame periodo (passatemi il francesismo), quindi c’e’ stata la pausa con un post dedicato ad un interessantissimo podcast che ci ha spiegato come trasformare le proprie paure ed ansie in benzina per il cervello (a proposito ve lo consiglio vivamente se non l’avete ancora letto lo trovate qui: PREVENZIONE? PER NONNA LA TERAPIA E’ PER “I MATTI”, la nonna ora e’ in loop di ascolto podcast). 

Quindi ora appunto torniamo a bomba sull’argomento che, mai quanto in questo periodo, e’ di attualità’ importantissima per la nostra salute mentale o per quella dei nostri cari. La prevenzione.

Nella prima parte vi avevo dato un link ad un PDF in Italiano piuttosto illuminante su cosa sia realmente la prevenzione e perché dovremmo tutti praticarla, anche e soprattutto a riguardo di salute mentale. Oggi vi propongo un link in inglese, un articolo di un’autrice, Kimberley Wilson, che spiega, sue parole: “While, of course, counsellors and psychologists are trained to help clients to recover from trauma, much of our work is taken up with the task of helping our patients to live well. “, per poi sfatare alcuni miti che purtroppo circolano ancora a proposito di terapia.

In particolare la Wilson vi parlerà’ di come una “terapia” preventiva non sia per forza legata a nessun tipo di trauma che potremmo avere avuto, invece si parla più di vita ‘normale’ di ognuno di noi; o anche di come non sia strettamente necessario parlare di cose che non volete, di un certo passato o dei vostri genitori (anche se spesso aiuta); di come non sia una ‘perdita di tempo’ perché tanto ti facciamo solo parlare e siamo sempre carini e disponibili (a volte bisogna invece lavorare duro su noi stessi e noi vi aiutiamo a farlo); di come si possano risolvere alcune questioni o avere dei buoni attrezzi di prevenzione in poche sedute; di come inoltre i professionisti siano appunto professionisti nel loro ambito, per cui van bene amici e famiglia ma ad ognuno il suo, come si dice;  e di come, infine, la terapia non e’ mai omofobica, sembra assurdo nel 2020 ma bisogna ricordarlo ogni tanto, l’appartenere e riconoscersi in un determinato gender non e’ motivo di discriminazione o stigma. 

Ma eccovi l’articolo originale:

7 myths about therapy, busted by Psychologist Kimberley Wilson  

A proposito, nonna ora e’ una fan di Kimberle Wilson e, tra un podcast di neuroscienza e l’altro, si sta leggendo un libro che vi consiglia caldamente::

How to Build a Healthy Brain: Reduce stress, anxiety and depression and future-proof your brain   

Va bene cari, vi lascio, ma se aveste mai qualcosa di cui parlare o se siate ‘semplicemente’ interessati/e a prevenire piuttosto che curare disequilibri mentali ed emotivi, come si dice in UK: just give me a shout. 

Ci sono di persona a Londra salvo future restrizioni e ci sono sempre e comunque online.

Buona prevenzione.