Non Tutte Le Amicizie Sono Per Sempre

psicologo itlaliano a londra
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Ecco cosa fare quando un’amicizia ha fatto il suo corso

La nostra vita è in costante movimento. Si evolve, cambia, ci trasforma e ci fa crescere.

A volte questa crescita ci può portare a separarci da persone che erano a noi molto vicine, anzi, le uniche persone che esistevano per noi per un certo periodo.

Spesso quando si pensa alla separazione, la nostra mente va subito in ambito delle “relazioni amorose”. In realtà anche le amicizie hanno una fine.

Ma le amicizie, quelle che ci spiace perdere, sono spesso con persone che sentiamo importanti tanto quanto un partner. Persone con cui abbiamo condiviso la nostra crescita, abbiamo avuto esperienze formative, e che conoscono chi siamo davvero.

Perché Ci Si Allontana?

Ci sono vari motivi per cui si finisce per allontanarsi. Il più comune è il fattore fisico della distanza e quello del passare del tempo.

Provate a pensarci, con quanti compagni delle scuole elementari siete ancora amici? Magari vi siete spostati all’estero e adesso non vi vedete o non vi sentite più con il vostro migliore amico delle superiori. 

Nonostante la tecnologia ci aiuti a restare connessi, è impegnativo restare in contatto senza mai vedersi ed eventualmente ci creiamo una “nuova” vita nel luogo in cui viviamo e le amicizie iniziano a sfumare.

Assieme alla distanza fisica c’è la crescita personale. Soprattutto se avete intrapreso un percorso e adesso non vi ritrovate più a condividere gli stessi valori. L’amicizia sfuma perché non ci si sente compresi e si perde una parte della nostra autenticità. È difficile restare in contatto con qualcuno con cui non si ha più nulla in comune.

Questo ci porta al prossimo punto: senza sentirsi capiti, e senza poter essere noi stessi, un’amicizia non trova più lo spazio per crescere ed evolversi e lentamente, si dissolve.

Che Cosa Posso Fare Quando L’amicizia Finisce?

La fine di un’amicizia non significa che si inneschino emozioni opposte all’affetto (come l’odio). Anzi, spesso può restare l’affetto, anche se misto a nostalgia.

Perché la fine di un rapporto di amicizia non significa che quello che avete avuto negli anni prima non fosse autentico (se vuoi sapere se la tua amicizia è autentica, leggiti questo articolo, ne parliamo a fondo), ma semplicemente che assieme, in questo momento delle vostre vite, non vi trovate più. L’unica cosa da fare quando sentiamo che un’amicizia ha fatto il suo corso, è…lasciarla andare.

Forzare le cose ci porta ad essere meno autentici. Ci porta a fingere di essere ancora quella persona che eravamo quando quest’amicizia aveva ancora senso per noi.

È importante capire che la fine di una amicizia non significa che quella persona smette di esistere completamente. Non deve provocare in voi un senso di fallimento o di vergogna. Anzi, è un segnale che state entrando in una nuova fase della vostra vita in cui incontrerete delle persone più in linea con la versione di voi stessi che state diventando.

Quell’amicizia finita ha “creato” una parte di voi e resterà per sempre parte di voi. Come un tassello che compone un mosaico della vostra persona, ha avuto il suo momento.

Adesso che state evolvendo raccoglierete altri tasselli che amplieranno la vostra esperienza e saranno parte della vostra crescita, e voi della loro, creando un mosaico bellissimo di sfumature tutte diverse.

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LINK: http://oz6.059.mywebsitetransfer.com/2023/04/27/lamicizia-quella-vera-esiste/ (AMICIZIA VERA)

L’amicizia, quella vera. Esiste?

psicologo italiano a londra
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Le caratteristiche dell’amicizia autentica

Edo, che cosa pensi dell’amicizia?

Penso che sia una parte importante della vita avere persone di cui ci fidiamo e su cui possiamo contare.

Ok, ma… come faccio a capire su chi posso contare davvero? Ovvero chi sono i miei Amici con la “A” maiuscola?

“Un conoscente gode a malapena della tua compagnia, un compagno del bel tempo ti adula quando tutto va bene, un vero amico ha il coraggio di dirti ciò che hai bisogno di sentirti dire ed ha a cuore i tuoi migliori interessi.

E.A. Bucchianeri”

Pochi Ma Buoni?

Noi essere umani siamo meravigliosi, perchè siamo tutti diversi ma cerchiamo spesso le stesse cose. Anche nelle amicizie. Cerchiamo compagnia in qualcuno che sia leale e comprensivo e con cui possiamo essere la versione più autentica di noi stessi.

C’è chi ha una squadra di amici, a cui serve un bus per andare fuori tutti assieme. Chi ha un gruppetto più ristretto, chi invece ha un selezionato gruppo di persone, o spesso anche soltanto una.

La quantità di amicizie non ne rappresenta la qualità, perchè ci sono amicizie e Amicizie.

Le Caratteristiche Dell’Amicizia Con La “A” Maiuscola

Ma quali sono quindi quelle caratteristiche che vi aiutano a capire se un rapporto è autentico oppure no? L’amic* autentc*:

  1. Ha Prospettiva: questa persona comprende che non sempre potrai essere presente allo stesso modo e con la stessa disponibilità. La vita è fatta di imprevisti, ma nonostante tutto, c’è questa sicurezza di base che ci sarete l’una per l’altra anche se non sempre allo stesso modo.
  2. Rispetta Le Richieste Di Spazio Personale: quando vi prendete dello spazio per voi stessi, non lo prendono come un attacco personale.
  3. È Felice Dei Vostri Successi: la gelosia è un’emozione normale, anche se è spesso un segnale che ci sono delle insicurezze su cui fare luce. L’amico vero, è quella persona che è consapevole delle proprie insicurezze e che non le lascia influenzare le emozioni nei vostri confronti quando a voi le cose vanno bene. Sono felici per voi perchè voi siete felici, nonostante magari sentano un po’ di gelosia.
  4. Rispetta Le Vostre Scelte: avete preso la decisione di migliorare alcuni aspetti della vostra vita, e loro rispettano questa scelta e non sono lì a spingervi a fare cose che non volete fare. Per esempio, se avete deciso di eliminare alcol, o di diventare vegani, non vi prendono in giro per la scelta e non vi spingono a bere o a mangiare carne. Rispettano la vostra scelta.
  5. Supporta Per Davvero: Questi amici vi ascoltano senza presentare consigli non richiesti, cos’ facendo non solo vi fanno sentire ascoltati quando presentate un problema o una preoccupazione, ma cosa altrettanto importante,  rendono la vostra esperienza e le vostre emozioni “valide”. Validare significa comunicare ad un’altra persona che le sue emozioni hanno un senso, vanno bene, e sono comprensibili e di conseguenza: valide. 
  6. Non Tiene I Conti: nelle connessioni di amicizia autentica non c’è un tabellone dove si tiene il punteggio di chi ha fatto cosa per chi, non ci sono conti da bilanciare ne obblighi di ritornare un favore. 
  7. Rispetta Il Segreto “Professionale”: ok, non sono professionisti ma il rispetto che mantengono per le informazioni che condividete con loro lo è. Quando confidate qualcosa ai vostri amici potete stare tranquilli che il contenuto delle interazioni resterà tra di voi. 

In Conclusione

Ci sono amici e amici. L’amicizia autentica, ti fa sentire al sicuro, si basa su onestà, rispetto e supporto reciproco. Il tutto appoggiato su un legame che stimola la crescita personale, senza però sentirsi giudicati perchè vuole il meglio per te.


Questo tipo di legame viene coltivato nel tempo, non è superficiale e richiede ad entrambe le persone in gioco di essere vulnerabili nel conoscersi.

Se sentite di non avere ancora una persona così nella vostra vita, magari potete iniziare a diventare un’amic* autentico e vero per una persona che vi sta a cuore, un’amicizia vera può nascere in ogni momento, ma va coltivata con tanto affetto, rispetto e dedizione.

Da qualche parte dobbiamo pur iniziare 🙂

Come Salvarsi Da Genitori Narcisisti

psicologo italiano a londra
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È possibile, vediamo come assieme

“Ogni volta che mia mamma mi chiama o mi scrive ho la sensazione che sia per dirmi qualcosa che ho fatto di male. Oppure che ha visto una cosa che non le va bene. È una situazione estenuante, vorrei bloccarla ma non posso, perché è famiglia”

“Come descriveresti il rapporto con lei, crescendo?”

“La casa era il suo regno. Ed era un regno del terrore, dove tutti camminavano in punta di piedi, e dove era impossibile avere dei bisogni o dei desideri. Mi ricorda un po’ la strega cattiva nella Bella Addormentata. Cielo cupo e tanta paura”

Vi suona familiare questo scenario? Se si, non siete i soli.

Famiglia Sana, Esiste?

Prima di parlare di che cosa significhi avere dei genitori narcisisti, vorrei fare un piccolo appunto su cosa ci si aspetta da una famiglia sana, ovvero da una situazione familiare dove i ruoli ricoperti sono funzionali allo sviluppo e alla crescita armoniosa e sicura dei rispettivi membri.

Se mi seguite da un po’ sapete già che la tipica immagine della famiglia sempre felice (ovvero la famiglia Mulino Bianco) non esiste.

Esiste però un contesto familiare sano, dove le persone si possono fidare l’una dell’altra e dove regna un’atmosfera di amore e supporto, sia fisico/affettivo che emotivo.

E soprattutto dove i ruoli sono ben divisi. I genitori fanno i genitori, e i figli possono crescere sapendo che riceveranno amore incondizionato, dandosi così la possibilità di esplorare il mondo senza paura di fare errori e sapendo che possono sempre contare sul supporto dei genitori. Superando le difficoltà assieme.

Questo permette ai figli di crescere con un sana autostima e fiducia in se stessi.

Ora andiamo invece a vedere cosa succede quando i ruoli familiari hanno un aspetto lontano da quello funzionale.

Avere Genitori Narcisisti, Che Cosa Significa?

Crescere in una famiglia dove uno o entrambi i genitori sono narcisisti (userò il termine NP per abbreviare in questo articolo) significa crescere in una situazione familiare disfunzionale.

In questo specifico caso, i ruoli genitori-figli si invertono. I genitori si aspettano quindi che siano i figli a soddisfare i loro bisogni. Ovvero l’opposto di quello che dovrebbe accadere in una realtà funzionale.

Nonostante si possa crescere ritenendo questa dinamica “normale”, non lo è, perché

nessun bambino – neanche i più dotati o intelligenti – ha la capacità di prendersi cura di un genitore, perché quello non è il suo ruolo!

In questa realtà si “cammina sulle uova” o in punta di piedi, il clima è dettato dallo stato emotivo del genitore NP.

Le Conseguenze Di Un Genitore Narcisista Sui Propri Figli

È davvero una situazione che crea confusione. Il genitore a casa è distante, freddo, critico e spesso ostile. Mentre all’esterno, davanti agli occhi di estranei, sembra essere una persona affettuosa e interessata alla vita dei figli.

Confusi? Direi di si! Non solo, ma confusi e spaventati.

Crescendo, i figli di genitori NP presentano caratteristiche di iper-vigilanza (osservare le persone e cercare di prevedere il prossimo passo, notare tutti i cambiamenti di umore, parole, comportamento ecc), e bassa autostima perché questa instabilità ci fa portare dietro la paura di non poterci fidare di noi stessi nelle decisioni, anche di tutti i giorni (perché qualunque cosa deciderai/farai non andrà mai bene).

Come Far Sparire Le Malefiche Nubi Nere

Crescere in una famiglia disfunzionale e in questo caso con dei genitori NP, crea delle difficoltà a livello di rapporti personali, incluso il rapporto che abbiamo con noi stessi. Ed è proprio da qui che possiamo iniziare il nostro lavoro.

Capire le dinamiche di una famiglia disfunzionale vi aiuterà a crearvi un’immagine della vostra situazione. 

Il prossimo passo sarà quello di rilasciare tutte quelle emozioni che sono state represse per tanto tempo (inclusa la rabbia, che è più che normale avere) in modo salutare, e vi consiglio di farlo con una figura professionale che vi possa dare il giusto supporto. 

E poi, una volta che sarete riusciti a guadagnare un po’ di prospettiva, accettare che l’unica cosa che potete cambiare siete voi stessi e andare avanti per la vostra strada in pace.

Il passato non può essere cambiato e quello che vi è successo, non è colpa vostra, ma il vostro futuro invece, è una vostra responsabilità.

Avete già fatto il primo passo leggendo questo articolo, quando sarete pronti per fare il prossimo, vi aspetto per una seduta. Sono qui per aiutarvi ad avere la vita che sapete di meritarvi!

Quando Piangere Davanti Ai Genitori Non è Un’ Opzione

Cosa succede quando non si può essere vulnerabili in famiglia?

Il termine “famiglia” dovrebbe stimolare pensieri positivi, di unione e soprattutto di calore e sicurezza.

Anche se sappiamo bene che la famiglia della Mulino Bianco non esiste (si intende quella famiglia sempre sorridente, dove tutto è perfetto e c’e lo zio Banderas che parla con le galline. Ciao Rosita!), ci piace pensare che la famiglia sia un luogo dove almeno possiamo essere vulnerabili.

Di essere all’interno di un luogo dove possiamo darci la possibilità di esprimere noi stessi. Belli, brutti, immaginativi, imperfetti, selvaggi e disordinati, ma al sicuro dal giudizio e dalla critica, e possiamo esplorare i nostri limiti e conoscere noi stessi in maniera sicura.

Avere un crollo in questo tipo di situazione familiare, può non solo permetterti di fare un passo avanti e lasciare andare l’idea della famiglia perfetta, ma realizzare che la vulnerabilità crea spazio per nutrire la vicinanza e la creazione di legami più profondi.

A volte però, questo non è possibile.

Non solo siamo ben distanti dall’immagine di una famiglia “tradizionalmente” felice, ma siamo anche anni luce lontani da questo “posto sicuro” dove esplorare non solo noi stessi, ma anche dare voce alle nostre emozioni.

Aia. E quindi? Se non siamo in un luogo “sicuro” dove siamo?

Il Lato Opposto della Vulnerabilità

“Edo, quando cerco di discutere con i miei genitori si arrabbiano, ma non per quello che dico, ma per quello che faccio quando parliamo”.

“ Che cosa fai quando parlate?”

“Siccome sono cose difficili da discutere, io piango.”

“È normale piangere quando siamo upset”

“Si, ma ai miei genitori da fastidio. Si arrabbiano e mi dicono che è impossibile parlare con loro perché sto piangendo”

“ Che cosa ti dicono?”

“ Mi dicono ‘ecco che inizia a piangere. Quasi trent’anni e ancora piange, è impossibile fare un discorso con te’, ma io non piango apposta.”

“Questo come ti fa sentire quando vuoi avere una discussione con i tuoi genitori?”

“Inadeguat*. Come se dovessi prendere extra provvedimenti per non sentirmi vulnerabile. Mi nascondo. E alla fine preferisco evitare di parlare con loro e risolvere le cose per conto mio, anche se è difficile”.

“Questo tuo sentirti inadegat* è presente altri aspetti della tua vita?”

“Forse… Non ci ho mai pensato”

Cosa Succede Quando Manca Una Base Sicura?

Questo tipo di situazione dove manca uno spazio per esporsi è davvero difficile. Soprattutto quando ci si vorrebbe affidare ai propri genitori per supporto, ma ci si trova ad affrontare quasi un muro impenetrabile di severità e giudizio.

Perché quando sappiamo che non abbiamo la possibilità di avere questa esperienza di essere “fragili” in famiglia e di esporci, sentiamo dolore.

Vorremmo sentirci al sicuro, ma non lo siamo, e questo tipo di ambiente “emotivamente arido” può dare origine a una serie di difficoltà:

  • Difficoltà di avere relazioni con noi stessi e con gli altri;
  • Bassa autostima (non sentirsi mai abbastanza o non sentirsi in grado di fare cose);
  • Depressione;
  • Senso di solitudine
  • Perfezionismo o essere ipercritici con noi stessi
  • Repressione emotiva (non saper riconoscere ne esprimere le emozioni in contesto e in modo adeguato).

Questa lista di sintomi si manifesta nella vita di tutti i giorni attraverso i disturbi di ansia, che sono dei campanelli di allarme che ci spingono a capire che c’è qualcosa che non va.

E adesso?

Dal momento che abbiamo accettato che la situazione è questa, è essenziale mettere dei paletti all’interno del nucleo familiare e di cercare aiuto e supporto all’esterno:

  • Da amici;
  • Da un professionista della salute mentale;
  • Da gruppi di supporto (che non esistono solo per le dipendenze).

Parlare con qualcuno che può comprende le nostre emozioni può fare la differenza. Inoltre, cercare il supporto di gruppi di sostegno od organizzazioni locali può fornire un ambiente sicuro e rispettoso in cui esplorare le proprie esperienze e creare nuove connessioni personali.

Se piangere in famiglia o esprimere le vostre emozioni in generale, non vi è concesso o è visto in malo modo, sappiate che è probabile che non siate i soli a vivere questa situazione. Cercate supporto all’esterno e costruitevi la vostra versione della famiglia. E perché no, potete anche adottare uno zio che parla con le galline.

Come Uscire Da Una Relazione Amorosa Tossica

psicologo italiano a londra
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Quando non sai da dove partire

Edo, ho preso una decisione.

Ottimo! Che decisione hai preso?

Ho deciso di lasciare questa persona. Perché ho capito che ci sono troppe cose che non vanno e ne va della mia felicità ma sopratutto del mio benessere. Mi sento in trappola, sempre mess* in disparte e voglio uscirne.

Mi sembra di sentire che hai riflettuto a lungo prima di prendere questa decisione e ti sento convint*.

Si, ma adesso non so come fare per agire.

Capisco, tranquill*, lo so che non è semplice. Ti dico un paio di cose che puoi mettere in pratica per chiudere.

Nell’ultimo articolo abbiamo parlato di come riconoscere una relazione tossica da una sana. E in tanti mi hanno chiesto:

Una relazione tossica può essere ‘ aggiustata’?

Partiamo dall’elefante nella stanza, e forse la mia risposta vi sorprenderà. 

Si, le relazioni tossiche si possono sistemare, ovvero possono essere trasformate in relazioni salutari. Ma c’è un grande ‘se’: la trasformazione avviene solo se entrambe le persone sono disposte a fare il lavoro trasformativo su se stesse all’interno della coppia.

Lavoro che include comunicazione aperta, onestà, riflessione e vulnerabilità. Spesso c’è bisogno anche di un supporto di livello professionale (utile anche per avere un punto diverso dal vostro e per indicarvi la strada giusta da percorrere).

Detto ciò, se ci troviamo nella situazione del nostro esempio qui sopra e abbiamo raggiunto la decisione dell’interrompere i rapporti, allora vi spiego come arrivare a compiere il passo per uscirne definitivamente.

Come uscire da una relazione tossica:

Costruisci un sistema di supporto

I breakups non sono mai facili, e se pensi che siccome la relazione era tossica allora sarà più semplice uscirne… Mi spiace deluderti, ma non è così.

Anzi, il fatto che sia tossica rende spesso più difficile separarsi dalla persona perché ci sono delle dinamiche ancora più profonde che entrano in gioco. Sarai triste, in conflitto, alleggerito, depresso e tante altre emozioni.

Il sistema di supporto è diverso per tutti, ma spesso consiste in amici, parenti, genitori e anche un terapista. Il sistema di supporto sarà la vostra rete di salvezza quindi scegliete persone che siano dalla vostra parte.

Persone che vi ricordino il perché avete preso questa decisione e al tempo stesso vi accompagnino dall’altro lato del metaforico tunnel buio renderanno questo passaggio più semplice.

Non tornare sui tuoi passi

Se hai preso questa decisione hai le tue ragioni, ci hai pensato a fondo e la relazione così non funzionava. Resta fermo sulla tua decisione e…

Rispetta la regola del ‘no contact

Elimina il numero di telefono, blocca le chiamate, cancellali da Facebook e non guardare le storie su Instagram (!! vi vedo eh!). 

Prima eliminate tutte le tentazioni, prima riuscirete a recuperare il contatto con voi stess* e ad andare avanti con la vostra vita. Lo so che è difficile. Per questo motivo torna molto utile avere il punto 1, 4 e anche 5 per tenerci sulla retta via.

Considera di parlare con un professionista

Oltre al supporto a livello di terapia e l’offerta di un percorso da seguire, avere un appuntamento fisso con un terapeuta vi aiuterà a ristabilire un senso di costanza e sicurezza nel mezzo del tumultuoso breakup.

Concentrati su te stess*: adesso è il momento di shiftare la vostra attenzione dall’altra persona, a voi. Concentratevi sui vostri hobbies, le vostre passioni, lasciate che vi riempiano di gioia le giornate, siate creativi!

Lavorate sull’unica persona su cui avete il controllo: VOI. 

Certo, il vostro partner aveva degli atteggiamenti poco salutari, ve ne siete accorti e vi siete allontanati. Ottimo! Ma vi siete mai chiest* se per caso attirate sempre lo stesso tipo di persone?

Se c’è una parte in voi che vi sta chiedendo attenzione e ricerca nel partner delle dinamiche familiari

Un Accenno Sugli Stili Di Attaccamento

Sui social hanno recentemente preso piede i termini ‘breaking the cycle’ e ‘attachment style’ ovvero stili di attaccamento e come uscirne (dovrebbe essere il titolo di un libro!).

In breve, gli stili di attaccamento ‘svelano’ il modo che abbiamo di comportarci e di (re)agire all’interno delle dinamiche relazionali. 

Spesso questi stili sono imparati ed ‘ereditati’ dalla famiglia (per questo motivo si parla di ‘breaking the – generational – cycle’ ovvero di non ripetere le stesse dinamiche che i vostri bis-nonni hanno tramandato ai loro figli e i figli dei loro figli a voi). 

Impariamo quello che vediamo e ci formiamo in base all’ambiente in cui siamo cresciuti. Queste dinamiche formano la nostra persona e se siamo cresciuti in una casa dove ci sono degli squilibri, tenderemo a ricercare quelle stesse dinamiche anche in un partner.

Perché questo è importante?

Perché se non iniziamo ad essere consapevoli di come ci comportiamo ‘in automatico’ e a scavare un po’ a fondo per fare il lavoro su noi stessi che è necessario per interrompere il ciclo, passeremo da un partner tossico ad un altro e continueremo a credere che il mondo sia fatto male.

Conoscerci per sapere come funzioniamo, che cosa è parte del nostro passato e che cosa invece è parte delle scelte che compiamo noi come individui volontariamente è il modo migliore per uscire dalle relazioni tossiche. In primis a guarire il rapporto che abbiamo con noi stessi.

Essere Perfezionisti Vi Impedisce Di Raggiungere Buoni Risultati

psicologo italiano a londra
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Che cosa succede oggi? Se scuoti ancora di più la testa, si staccherà!

Edo. Sai che ho lavorato tantissimo a questo progetto. Mesi, anni, tutti i giorni, ma ancora non credo sia pronto.

Cosa manca?

Non è perfetto.

Ok, cosa lo renderebbe perfetto?

Deve essere inattaccabile. Non ci devono essere falle, o errori. Perfetto insomma. Nessuno lo può criticare.

Parli del tuo progetto o parli di te stess*?

In una situazione come quella del dialogo qui sopra, si può percepire del perfezionismo. 

Vi capita mai? Di avere un progetto o un qualcosa su cui state lavorando da un bel po’, che è praticamente pronto ma voi trovate dei difetti microscopici che nessun altro vede?

Ecco, forse anche voi avete un piccolo perfezionista interiore che sta dirigendo la vostra mente e vi spinge a ruminare e soprattutto, limita il vostro agire.

Tranquilli, è normale! C’è in tutti noi –  si, io compreso!

Da Dove Arriva Il Perfezionismo?

Partendo dal presupposto che il perfezionismo è un fenomeno complesso e radicato nei nostri comportamenti, il perfezionismo di cui parliamo in questo articolo, è quello che nasce da uno stile ipercritico e intollerante verso gli errori.

Non è connesso alla qualità, ma nasconde la paura di sbagliare e di essere mal giudicati. 

Il Perfezionismo è Controproducente

Un po’ di perfezionismo ci spinge a volerci migliorare. A fare le cose un po’ meglio di prima. Però, iniziano a esserci dei problemi nel momento in cui questo comportamento ci limita.

La paura del non essere perfetti, ci impedisce di andare avanti. Nel vero senso della parola. Restiamo fermi nello stesso punto perchè non ci mettiamo in gioco.

Per crescere, per migliorare in generale, abbiamo bisogno di feedback,  che arrivano dall’esterno, in risposta a quello che abbiamo creato.

Vi faccio un esempio: Se non pubblicate quel post, non condividete quel video o non rilasciate un progetto per paura di essere criticati, non saprete mai quanto buono sia in realtà e non saprete nemmeno mai in che cosa è effettivamente possibile migliorare. 

In questo senso si può dire che la perfezione vi limiti nel raggiungere un risultato migliore del precedente. 

Suona come una fregatura, no? Come se andassi al supermercato e ci fosse un “paghi quattro, compri uno”… Non è un grande investimento, giusto?

Come Silenziare il Perfezionista interiore

Detto ciò, voglio darvi alcuni suggerimenti per evitare di restare immobilizzati dalla paura:

Datevi obiettivi realistici

Le mete, gli obiettivi che ci diamo sul lavoro e nella vita devono essere raggiungibili. Mete impossibili da raggiungere sono garanzia di infelicità. 

Cominciate a chiedervi che cosa sia realistico per voi. Un obiettivo per essere realistico in linea di massima dovrebbe essere coerente con la situazione da cui partite e con il vostro stato mentale (o mindset). 

Per esempio: mi sono rotto un piede, un obiettivo realistico sarebbe “voglio tornare a muovermi liberamente in un mese”, uno meno realistico è “voglio fare una maratona settimana prossima”. Insomma, siate buoni giudici di voi stessi.

Azione, Non ProcrastinAzione

Altra tendenza legata al perfezionismo è quella di rimandare per la paura di non farcela, di non raggiungere l’obiettivo prefissato (come il nostro paziente nel dialogo iniziale). Quindi di fallire.

Cercate di bypassare questo passo con un’azione. Anche se piccola, ma fate qualcosa per portarvi più vicino al vostro obiettivo. Porsi dei mini obiettivi da svolgere ogni giorno aiuta moltissimo in questo caso.

Per tornare all’esempio del piede rotto: un mini obiettivo potrebbe essere quello di fare pochi esercizi di fisioterapia ogni giorno. Un passo alla volta, insomma (no pun intended).

Ascoltate Le Vostre Emozioni Quando Sentite La Voce Critica

Che cosa succede dentro di voi quando il perfezionista vi parla?  Un eccesso di insoddisfazione deve accendere un campanello d’allarme e far riflettere sul proprio atteggiamento attorno al tema del fallimento.

Capire da dove ha origine questa paura vi aiuterà a superarla. Spesso facciamo fatica a guardarci dentro da soli, ed è infatti qui che entrano in gioco figure professionali come la mia, fondamentali quando si cerca di stabilire un cambiamento duraturo.

Conclusione

Il punto della vita non è quello di raggiungere la perfezione (che sappiamo già non esiste!) ma quello di continuare a crescere, progredire e imparare. 

Senza errori, non si impara e se non ci si mette in gioco, come facciamo a sbagliare e di conseguenza a imparare?

Le cose che avete, i progetti su cui avete lavorato tanto, sono pronti. Sono buoni abbastanza per essere pubblicati. È il feedback che vi serve per migliorare e per migliorarvi. 

Siete pronti, andate e sbagliate imparate!

Vuoi Che I Tuoi Cambiamenti Durino Nel Tempo?

psicogolo italiano a londra

Vuoi Che I Tuoi Cambiamenti Durino Nel Tempo?

Ecco l’errore numero uno da evitare

Edo, è già Gennaio (help!) e ho cosi tante cose su cui concentrarmi e pochissimo tempo!!

Bene, da che cosa vorresti partire?

Non so, ma speravo potessi darmi delle soluzioni rapide per alcune cose.

Per esempio?

Tipo, questa terapia… serve davvero che ci troviamo così spesso? come faccio a risolvere i miei problemi velocemente? C’è troppo da fare!!

Sai cosa succede se cerchi di riparare un vaso rotto con dello scotch?

…ehm…?

Il Vaso Rotto E Lo Scotch

Ok, diciamo che sei andato a trovare i parenti e per sbaglio hai fatto cadere (e rotto) il vaso a cui mamma teneva molto. Dovresti intanto confessare, mm giusto? E poi, cercare di ripararlo bene magari con della super colla. Ma nella fretta di sistemarlo per evitare di essere scopert* lo prendi e aggiusti con dello scotch. 

Beh, inutile dire che la prima volta che qualcuno lo guarderà da vicino o proverà a metterci dentro dell’acqua, sembrerà più uno scolino che un vaso. Ops. In essenza, il vaso è ancora rotto.

Questo è il cosiddetto “quick-fix”. Il nemico numero uno del cambiamento duraturo.

Cos’è Il Quick Fix?

È un fenomeno che si vede molto soprattutto nell’ambito delle diete o in generale dove si vuole ottenere un risultato più rapidamente di quanto ci vorrebbe per raggiungerlo nella realtà. Per esempio:

“Perdi 10kg in due giorni” – “la dieta del panettone” – “come far sparire l’ansia in 2 minuti”, “addominali da paura in soli 6 minuti” (sono ancora abbastanza deluso).

Insomma, il quick fix vuole essere una scorciatoia (possibilmente easy e dai risultati garantiti) ad un cambiamento profondo o alla risoluzione di un nostro problema.

Inutile dirvi che i quick fix non funzionano! O meglio, funzionano per i primi giorni, c’è l’excitement di buttarsi a capofitto in qualcosa di nuovo, di muoversi nella direzione del cambiamento e quindi di assaporare un grammo di successo.

Ma poi? Poi arriva la difficoltà di sostenere questi cambiamenti nel tempo, perchè non ci danno le basi per poter costruire altro, sono fine a se stessi. Per quanto tempo potete mangiare solo alimenti di un certo colore? O vivere di smoothies? O di adottare una soluzione semplice ad un problema come l’ansia, che necessita di scoprirne le radici?

I quick fixes sono fatti per fallire, così dovrete ricominciare da un’altro e investire in altre “soluzioni rapide” ma senza effettivamente avanzare un cambiamento.

Quindi? Da Dove Si Riparte?

Come Creare Un Cambiamento Che Dura Nel Tempo

Purtroppo viviamo in una società che ci costringe a vivere velocemente, a “stare al passo” con dei tempi che non si adattano al nostro ritmo. Siamo stati condizionati negli anni a volere tutto e subito.

Le cose che invece ci restano, che lasciano il segno e ci cambiano, richiedono tempo e partono da noi.

Provate a pensare a quello che sapete fare adesso e a realizzare quanto tempo e dedizione vi è servito per arrivare a questo livello.

C’è chi parla fluentemente due o più lingue, chi ha perso il peso extra e adesso si sente in salute, chi suona uno strumento come se fosse una seconda natura, chi ha fatto terapia e ha lavorato su di se così tanto da interrompere il ciclo della disfunzione generazionale. 

Well done! A tutti voi, il cambiamento non è semplice ma è necessario.

Il cambiamento vero e duraturo accade ogni giorno, un passo alla volta,ma è fondamentale avere:

  • Una Direzione: Qual’è il cambiamento che volete attuare? Cercate di essere il più dettagliati possibile (voglio essere in salute è un buon inizio, ma cosa vuol dire per voi essere in salute?).
  • Motivazione (intesa come) una ragione per cambiare. Cosa vi spinge a voler cambiare? Per esempio, la differenza tra il dire “voglio dimagrire per essere più sana” oppure “voglio perdere peso per riuscire a godermi la vita più a lungo e fare quelle esperienze che in sovrappeso faccio fatica a fare”.
  • Un piano: Ora che avete ben chiaro i primi due steps, chiedetevi come potete mettere in atto il vostro piano. Cercate di pensare a lungo termine. Se volete tornare in salute e avete deciso che il vostro obiettivo (la direzione) è perdere peso, allora avrete un piano di allenamento e uno di alimentazione. Da applicare ogni giorno.

Il mio augurio per il vostro 2023 è che diventiate come l’acqua, che goccia dopo goccia erode anche le rocce più difficili. 

 

 

 

Le 7 Caratteristiche Di Una Relazione Sana

psicogolo italiano a londra
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Andiamo a vederle insieme

Edo, sono pront* per una relazione sana!

Guarda che l’insalata puoi mangiarla anche da single, sai?

Ma no! Io dicevo che sono pront* a trovare una persona per avere una relazione salutare.

Certo, certo. Ma cosa intendi per una relazione salutare? Cioè, secondo te com’è un rapporto sano?

Credo che sia un rapporto fluido di dare e avere, dove si tiene ad entrambi, ci si rispetta e si vuole crescere assieme. E nonostante a volte sia difficile si vede sempre il valore dell’altra persona. Ah e ovviamente ci si vuole bene!

Mi sembra un ottimo inizio, adesso ti aggiungo due caratteristiche che contraddistinguono una relazione sana.

  1. Affetto, Interesse e Accettazione Reciproci 

Senza interesse non potrebbe esserci una relazione. Più’ impariamo ad accettare la persona affianco a noi, con tutte le sue imperfezioni, più’ forte diventa la connessione. Le tre sommate si traducono in amore. 

  1. Fiducia

Si sente spesso dire che la fiducia deve essere alla base di tanti rapporti, certo a gradi diversi, ma è fondamentale nelle relazioni di coppia. 

Senza fiducia, la relazione è dominata dall’incertezza e questo, a lungo andare può logorare la relazione stessa.

  1. Comunicazione e Dialogo

La comunicazione è fondamentale in tutti gli stadi della relazione e aiuta a:

Approfondire la conoscenza del nostro partner

Non solo a livello profondo ma anche nella fase iniziale della relazione, per capire chi si ha davanti.  Dai “mi piace” e “non mi piace” a storie personali che aiutano a costruire un’immagine del nostro partner.

Capire come l’altro  “funziona” all’interno di una relazione

Tutti noi abbiamo dei modi di comportarci all’interno di una relazione sentimentale. 

Questi comportamenti sono legati al nostro modo di vedere le cose. Spesso facciamo cose senza renderci conto che le stiamo facendo e altre volte invece ne siamo consapevoli. È bene comunicare al nostro partner quello che sappiamo. Vi faccio un esempio: “quando sono arrabbiat* ho bisogno di spazio”,  “ quando sono triste, un abbraccio mi fa stare meglio” oppure “non sto sempre al telefono, preferisco una chiamata a fine giornata piuttosto che mandare mille messaggi”.

In pratica fa capire all’altra persona come rispondiamo in certe situazioni così da non interpretare le reazioni ed i comportamenti dell’altro attraverso la nostra lente di pensiero ( “se non risponde subito allora non è più interessat*”). Siamo tutti diversi e abbiamo bisogno di capire come funziona l’altra persona senza fare ipotesi. Chiedi per sapere.

Più la comunicazione è frequente, più naturalmente si svilupperà un senso di fiducia nell’altra persona

  1. Onestà e Rispetto

É altrettanto importante essere onesti in quello che si condivide ( Magari non verranno con voi al concerto di Lady Gaga, certo, ma prima o poi lo scopriranno che i Doors vi fanno venire il latte alle ginocchia, quindi…).

L’onestà si deve estendere a tutta la relazione. Parlo del far vedere il “vero” lato di voi stessi. Senza maschere, senza inganni, senza velature. 

Certo, non sarà facile se siete agli inizi. Ma impegnatevi a praticare il punto tre già da subito e a svelare un po’ di voi stessi alla volta. Inutile che ve lo dica ma, per svelare il vero “io” ad un’altra persona, dovreste prima conoscervi :D. Vi conoscete? Siate onesti!

  1. Spazio e supporto per la crescita individuale (di entrambi)

Chi si ferma è perduto, perchè non si smette mai di imparare! (Questo punto va a braccetto con il numero sette).

Le relazioni spesso raggiungono uno stato stagnante anche perchè ci si blocca nella crescita personale. 

Non si cerca più di progredire, nonostante i nostri obiettivi e interessi si evolvano costantemente. La coppia deve darsi la possibilità e lo spazio per trasformarsi e crescere nel tempo e al tempo stesso supportarsi in questo percorso.

  1. Flessibilità

Una cosa che è spesso difficile da accettare è il fatto che le relazioni sono compromessi. Nelle relazioni “sane”, entrambi i partner sono disposti ad adattarsi ai cambiamenti e alla crescita. 

Per due partner che non sono mai disposti ad incontrarsi a metà sarà difficile condividere davvero una vita insieme.

  1. Individualità 

È molto importante non diventare il centro assoluto della vita di una persona. Altrettanto importante è fare in modo che loro non lo diventino per noi.

Mantenere un’individualità significa continuare ad avere una vita al di fuori della coppia. Coltivare delle passioni,  amicizie e hobbies, così da continuare ad “esistere” in maniera indipendente.

Conclusioni

Ovviamente ci sono molte altre cose che vanno ad influire, ma questa lista è un buon punto di partenza per capire come si sviluppa una dinamica salutare

Mi raccomando, ricordatevi che l’insalata potete mangiarla anche da single! Perche se non state bene con voi stess* e non vi conoscete ancora, sarà un po’ complesso arrivare ad avere questo rapporto con un’altra persona. Pront* a mettervi in gioco?

Il Modo Giusto Per Arrabbiarsi (Senza Scoppiare)

psicologo italiano a londra
psicologo italiano a londra

Il Modo Giusto Per Arrabbiarsi (Senza Scoppiare)

Edo questa era l’ultima goccia! Sto per scoppiare!! Sono così arrabbiat* che potrei fare danni.

Prima di distruggere il mio povero studio,  prova a fare un respiro profondo.

Ok. [respiro fondo] sono ancora super arrabbiat*

Meno?

Forse un 2% in meno

Ok, fai altri due respiri profondi. 

[respiro fondo] x2

Adesso dimmi, cosa ti ha fatto sorgere questa emozione forte?

Non so, non ci ho mai pensato.

Mai? Quante volte sei stat* arrabbiat* questa settimana?

Io…non le ho contate. Che rabbia! Dovevo contarle??

—-

E voi? Quand’è l’ultima volta che vi siete sentiti come se foste una pentola a pressione o un vulcano che sta per eruttare?

La rabbia è un’emozione normale, capita a tutti, ma va gestita per non arrivare a perdere il controllo. Andiamo ad esplorarla assieme.

Cos’è la rabbia?

La rabbia è un’emozione base e universale, cioè che è condivisa da tutti, indipendentemente da etnia e cultra. Insomma, se una persona è arrabbiata, lo percepiamo anche senza necessariamente parlarne la stessa lingua.

Certo, la rabbia è universale, ma la differenza tra come la percepiamo noi e gli altri è nella consapevolezza che abbiamo di noi stessi davanti questa emozione. Ovvero, come riconosciamo la rabbia in noi stessi?

Il miglior modo per sviluppare una consapevolezza è attraverso delle domande. Per esempio:

  • Ci rendiamo conto di quando siamo arrabbiati? Ci viene voglia di spaccare tutto? Oppure di arrenderci? Di agire o di scappare?
  • Cosa scaturisce in noi questa emozione? Pensieri, immagini, credenze, interpretazioni di una situazione? (anche i rimorsi possono portare a rabbia)
  • Come la gestiamo? Esplodiamo o ci teniamo tutto dentro oppure sfoghiamo in un modo “sano”?
  • Una volta passata, come viviamo il resto della giornata? Continuiamo a rimuginare o stiamo meglio?

È anche importante capire ogni quanto siamo arrabbiati, per evitare che diventi uno stato cronico. Se anche voi, come nel dialogo iniziale, sentite di essere costantemente in uno stato arrabbiato, è il momento di fare una pausa e riflettere.

Quando un’emozione si protrae per un lungo periodo di tempo, è spesso un segno che c’è qualcosa che necessita della nostra attenzione. Parlarne con uno psych può aiutare a fare chiarezza sull’origine e ristabilire un equilibrio.

Come gestire la rabbia

Se capita spesso di farci trasportare dalla rabbia (spesso quando non si è consapevoli di essere arrabbiati), può essere utile inziare proprio da lì. Scoprendone la causa e investigando per capire se c’è magari un pattern (comportamento ripetuto) che ci portiamo dietro che causa lo stesso risultato.

Investiga

Se è una situazione che ci ha fatti arrabbiare, chiediamoci se potremmo aver frainteso o interpretato male quello che è stato detto o fatto. Oppure se stiamo facendo troppo “mind reading” ovvero se diamo una libera interpretazione a delle azioni dell’altra persona. ie.: “hanno fatto questo perchè volevano dire questo”. 

Spesso la nostra interpretazione non è corretta ma ci porta lo stesso a fare delle proiezioni che scatenano emozioni negative. Perche noi pensiamo sempre al peggio! (é più semplice, piuttosto che pensare all’esito migliore) anche se non abbiamo delle prove tangibili per supportare la nostra previsione.

Respira

Il respiro è uno strumento favoloso per riportarci ad uno stato di calma. Quando siete arrabbiati, osservate il respiro. È probabile che sia corto e veloce. Questo segnala al cervello che siete in “fight or flight” ovvero, pronti a esplodere e ad agire! 

È controproducente restare in questo stato fisico e mentale, perchè allunga l’episodio di rabbia. Quello che invece potete fare è comunicare al vostro cervello che non siete in fuga. Facendo due o tre respiri molto lenti, usando la pancia (il diaframma) invece che i polmoni. 

Inala contando fino a 4, trattieni il respiro per 4, esala per 4 e trattieni per 4. Questo si chiama “box breathing”, e viene spesso usato per ridurre l’ansia e gli attacchi di panico, perchè vi riporta in controllo della situazione.

Allontanati

Allontanarsi dalla situazione che fa arrabbiare sembra uno step quasi ovvio. Giusto? Ma sapete che anche lamentandosi e ruminando si resta attaccati alla situazione che causa la rabbia?

Imparare ad allontanarsi anche a livello mentale significa non lamentarsi ossessivamente, non reagire in un modo che va ad alimentare la situazione e di conseguenza, la propria rabbia (istigando l’altra persona o continuando a riportare a galla la situazione). 

Conclusioni

Arrabbiarsi è parte delle emozioni umane ed è del tutto normale. L’importante è essere consapevoli del fatto che si è arrabbiati, cercare di esplorare cosa si cela dietro alla rabbia e uscire da questa situazione in maniera assertiva (comunicando i nostri bisogni e limiti, rispettando l’altra persona) e non aggressiva.

Mettete giù le sedie e respirate con calma!

Il Coraggio Di Lasciare Andare

psicologo italiano a londra
psicologo italiano a londra

 

Perché, a volte, i vincitori sanno quando mollare la presa

La settimana scorsa ho fatto una passeggiata con un’amica e il suo cucciolo. Il cane, un batuffolo di energia, tutto pelo e senza coda, è affascinato da tutto quell che lo circonda: scoiattoli, nuvole, cibo, odori, scoiattoli!!! Tira sempre moltissimo quand’è al guinzaglio. Così tanto che è una maratona più che una camminata tranquilla in riva al Tamigi. 

Arriviamo in un parco dove ci sono pochissime persone (strano, vero?), la mia amica ad un tratto si ferma e abbassandosi dice: “Edo, guarda adesso cosa succede”, e sgancia il cane dal guinzaglio. 

Mi aspettavo che il cane sarebbe partito in quarta per rincorrere quello scoiattolo che lo tormentava, e invece, improvvisamente si quieta. Si siede e aspetta. 

Quando ripartiamo, va al passo. “Wow. ma pensa te!” le dico. “Esatto! Sai, ci ho messo un po’ per capire che dovevo lasciarlo libero per avere un po’ di pace. Avevo paura ma alla fine abbiamo trovato un equilibrio”.

Ora, non vi sto dicendo di liberare tutti i cani in passeggiata! Ma questo evento mi ha fatto riflettere. 

Quante volte ci capita di avere davanti una situazione che ci sta drenando, affaticando o semplicemente ci porta via più energie di quelle che abbiamo a disposizione e noi cosa facciamo? Resistiamo. E ci auto-convinciamo che resistere e andare avanti sia la cosa migliore.

Come esseri umani, tendiamo naturalmente ad aggrapparci a tantissime cose: pensieri, persone, convinzioni, ricordi, per paura di perdere ciò che ci fa stare bene. Lasciare andare invece, non viene per nulla spontaneo. 

Quand’e’ che abbiamo incominciato ad avere paura di lasciare andare? Il persistere, l’“hang on”, il non mollare nella speranza che le cose migliorino è un qualcosa che fa parte di noi e ci viene in un certo senso tramandato in famiglia.

Ricordo che anche i miei genitori a volte mi dicevano “dai, dai, stringi i denti!” e per questo mi capitava di stare in situazioni pessime perché, beh, perché solo i perdenti mollano, giusto?

Winners Never Quit

E se vi dicessi che, a volte, la cosa più coraggiosa da fare, è lasciare andare? Smettere di resistere quelle situazioni che già sappiamo non ci porteranno da nessuna parte:

Un amore sterile, una persona che non ci vuole, un ricordo che genera dolore.

Il pensiero di rilasciare qualcosa a cui siamo attaccati, ma che sappiamo che non è per noi, può essere difficile e senza dubbio spaventoso!

Ma è un passaggio necessario e indispensabile per crescere, maturare e godere delle piccole cose che abbiamo nella vita. 

Come Faccio A Sapere Quando Mollare?

Cos’è che ci aiuta a capire che è ora di lasciare andare una situazione o una persona che ci fanno soffrire?

Quando stai sacrificando la tua felicità per la “sicurezza” che ti offre una situazione prevedibile o per qualcosa che abbiamo fatto che non ci rispecchia. Possiamo iniziare a lasciare andare e a perdonare noi stessi.

Quando sei legato al passato, perché il passato non può essere cambiato e di rimorsi e rimpianti non si vive. Arrivare alla realizzazione di questa cosa, è il primo passo per rilasciare qualcosa che non ci serve più.

Quando la paura dell’ignoto ti ancora ad una situazione che non ti piace ma non senti di avere una via di scampo per un motivo o un altro.

E Se Non Riesci A Lasciare Andare?

A volte si può’ trovare la forza di lasciare andare, e passare oltre, ma alcune situazioni richiedono un extra sforzo per fare questa transizione, diventa quindi necessario chiedere aiuto. Ma a chi? 

Dobbiamo cercare supporto in qualcuno che sappiamo essere già dalla nostra parte e possa farci forza. Che sia ad un amico o un familiare, questo è il momento sbagliato per fare affidamento a quelle persone che hanno un pensiero opposto al nostro. 

E se senti di non avere nessuno dalla tua parte? Cerca aiuto in una figura professionale che ti possa accompagnare in questa transizione, e supportarti nel cambiamento.

“Mollare” è per voi, non per gli altri. 

È per la vostra felicità, per la vostra salute mentale e perché sapete che è la scelta migliore per il vostro futuro. Ricordatevi che c’è sempre una via d’uscita a tutto e spesso, lasciando andare, magari riuscite a passeggiare con tranquillità.