3 Accorgimenti Per Vivere Più Sereni 

psicologo italiano a londra
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Edo, adesso che ci vediamo meno spesso avrei bisogno di chiederti un consiglio.

Mmm… Consiglio?

Ok, ok, lo so che non ne dai.  Chiamiamoli “accorgimenti”. Meglio?

Meglio! Haha, dai, chiedimi pure!

Hai degli “accorgimenti” per vivere in modo più sereno?

 

Va bene, per farla breve, il vivere sereno parte dal modo in cui vediamo il mondo e in cui reagiamo alle cose che ci capitano.

Insomma, la serenità dipende da come si guardano le cose, quindi, ecco degli accorgimenti per vedere le cose “dal punto giusto” e vivere in maniera più leggera:

1 – L’erba Del Vicino… Lasciala Stare!

Quante volte abbiamo sentito il detto “l’erba del vicino è sempre più verde”? Che significa che guardando gli altri non notiamo le cose che non vanno, ma solo quelle in superficie che vanno bene.

Magari l’erba del vicino è finta, oppure è marcia ma la dipingono di verde. Ma a noi non interessa, perché noi dobbiamo curare il nostro di giardino.

Ci posso girare attorno ancora un po’, ma ormai avete capito il succo: l’unico confronto che dovete avere è con voi stessi. 

Smettere ti paragonare la propria vita con quella degli altri vi toglierà molto peso dall’anima. Se la vostra erba è più verde di quanto lo fosse ieri, avete già avuto successo. 

 

2 – Il Bicchiere è Mezzo Pieno

Nella vita, ci sono periodi belli e poco complicati e altri in cui anche il vento sembra remarci contro. 

Nonostante gli avvenimenti esterni, possiamo lo stesso vivere più sereni, perché restiamo in controllo dei nostri pensieri. Ricordate quando dicevo che la serenità è data dal modo in cui si vedono le cose? Intendevo proprio questo.

Se andiamo a fondo, l’atto del lamentarsi delle cose, come avevo accennato in questo articolo, può essere utile sul momento per sfogare le emozioni negative. Però, quando manteniamo a lungo degli atteggiamenti, pensieri o restiamo immersi in stati emotivi negativi, creiamo e manteniamo dei modelli di pensiero tossici che finiranno per presentarci il conto prima o poi. 

Parte di questo “conto” è un accumulo di tristezza e inquietudine. Lamentarsi aggiunge negatività alla vostra vita e a chi vi sta vicino.

Per vivere più sereni è necessario superare la situazione negativa e lasciarla andare, oppure, una volta sfogati, capire se tenere un “insegnamento” da quest’ultimo avvenimento. 

In ogni caso, la lamentela senza un’opportuna azione, vi porta nella direzione opposta della serenità. 

 

3. Sii Il Cambiamento 

Come ultimo accorgimento, aggiungerei una cosa molto importante:  smettere di voler cambiare gli altri.

Questa è una forma di controllo, che finisce per renderci miserabili. Perché non possiamo costringere le persone, o forzare delle situazioni, a cambiare.

Il cambiamento è un’azione attiva e deve partire dall’altra persona. 

Se ci sono delle situazioni che non ci vanno bene o che non ci fanno stare bene, l’unica variabile che possiamo cambiare siamo noi stessi o l’atteggiamento che abbiamo verso quella situazione.

Possiamo rimuoverci dalla situazione, oppure tornare al punto 2, vedendone il lato positivo.

Per quanto riguarda il cambiare le persone, il mio invito è quello di concentrarvi su voi stessi e di capire anche in questo caso, se rimuovevi da questa relazione (allontanando l’altra persona), oppure se mantenere la relazione ma mettere dei paletti.

Che te ne pare di questi accorgimenti?

Mi sembrano abbastanza semplici da seguire. Proverò!

Cambia il modo di vedere le cose e le cose cambieranno.

Edo, sei troppo filosofico oggi!

Lo so, ho mangiato un’intera scatola di baci perugina e mi sono letto tutti gli aforismi! E tu? Cosa aspetti a vivere più sereno?

 

 

Ho Paura Di Perdere Il Controllo, è Normale?

psicologo italiano a londra
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Cosa fare quando ci sentiamo inghiottiti dalle emozioni

L’altra notte ho fatto un incubo che però mi ha fatto riflettere.

Ti va di raccontarmelo?

Si. Ero in macchina. Era la mia macchina, ma c’erano un sacco di controlli e bottoni che non avevo mai visto e mancava il volante!

Niente volante, aiuto!

Infatti! Ero in discesa e la macchina guadagnava velocità, inutile cercare il freno perchè non c’erano pedali. Ho iniziato a premere tutti i bottoni ma non succedeva nulla. Stavo andando così veloce che mi sono svegliat* dalla paura di andare addosso a qualcosa.

E questo sogno a cosa ti ha fatto pensare?

Che deve essere così che ci si sente a perdere il controllo di se stessi. A non sapere come fare a guidare un mezzo che fino a prima eri sicuro di saper controllare.

Sarà che è periodo di fantasmi e spavento dietro ogni angolo ma, halloween a parte, vi è mai capitato di provare un’ansia così intensa che si manifesta fisicamente? 

Il battito accelera, le mani vi tremano e vi sentite la terra mancare da sotto ai piedi? Una paura che vi ha fatto pensare “Oddio! Sto impazzendo?!”. 

Spesso la paura di perdere il controllo di se stessi si manifesta in questo modo. Oppure attraverso ansia generalizzata che può culminare in attacchi di panico.

Il Controllo Che Ci Fa Perdere Il Controllo

Ma da dove arriva questa paura? In parole semplici, da un “errore di calcolo” tra ciò che sta succedendo al tuo corpo a quello che pensi.

O meglio, a come dovrebbero andare le cose quando sei in ansia o stai provando qualsiasi altra emozione che giudichi “negativa”.

È in queste situazioni che il nostro cervello dice “oh no, so già cosa sta per succedere e non voglio che succeda ancora!” Ma nell’evitare quest’esito che abbiamo predetto, rischiamo di entrare in uno stato di ansia ancora più elevato.

Come un cane che si morde la coda! (ma decisamente molto meno divertente da assistere). 

Come Capire Quando Stai Per Perdere Il Controllo

La paura di perdere il controllo in se non è un disturbo, ne una sindrome. I sintomi sono simili a quelli dei disturbi di ansia, che portano poi ad attacchi di ansia e di panico.

La paura di perdere se stessi o impazzire infatti, è classificata tra i sintomi psicologici degli attacchi di panico:

  • senso di irrealtà (derealizzazione)
  • depersonalizzazione (senso di essere staccati da sé stessi)
  • paura di morire, di perdere il controllo o di impazzire.

Come ben sapete questi ultimi sono “attacchi” e quindi non sempre (anzi, quasi mai) arrivano con un chiaro colpevole che li fa scaturire. Anzi.

La maggior parte delle volte arrivano e basta, senza preavviso me ovvia ragione e ci lasciano sopraffatti da forti emozioni che spesso ci mettono un bel po’ a sparire.

Iniziamo con identificare i sintomi principali che si manifestano in una situazione di questo tipo:

  • accelerazione del battito cardiaco,
  • sensazioni di iperventilazione,
  • palpitazioni e sudorazione,
  • formicolii,
  • agitazione psicomotoria.

E adesso? Cosa Si Fa?

Edo, la prossima volta che mi trovo a sperimentare queste emozioni, cosa faccio? Mi sembrava di soffocare, quasi di morire! 

Ci sono delle strategie per “ritornare al presente” che possono essere utili quando si iniziano a percepire i primi sintomi degli attacchi di panico

Esercizi di respirazione: per ridurre la risposta fisica all’attacco di panico, normalizzare il battito cardiaco e ridurre la sensazione di ansia.

Distogliere la concentrazione: quando si verifica l’episodio, smettere di focalizzarsi sul momento di panico aiuta a sentirsi meglio. Alcune strategie possono essere lavarsi il viso, accarezzare l’animale da compagnia, annusare un’essenza piacevole, fare movimento fisico, riordinare la stanza etc. 

Un esercizio che mi piace molto è quello del 5,4,3,2,1. Dove voi, o la persona che sta sperimentando l’attacco di panico elenca:

  • 5 cose che riesce a vedere. Forma, colore, dimensione e così via.
  • 4 cose che percepisce al tatto. La tazzina di caffè caldo, il sole sulla pelle. O il contatto con la superficie seduta.
  • 3 cose che riesce ad ascoltare. Ad esempio il canto degli uccelli o la voce di una persona.
  • 2 odori. Il profumo emanato da una pizzeria nelle vicinanze, l’odore dei biscotti appena fatti oppure lo shampoo.
  • 1 sensazione che sta provando. È importante focalizzarsi su una sensazione soltanto.

Chiedere aiuto: è vero che ci si può “arrangiare” a superare gli attacchi di panico e/o di ansia da soli. Però ormai lo sapete, io sono un grande ammiratore della terapia cognitivo comportamentale. 

E in questo caso, può essere uno strumento davvero molto utile, soprattutto quando accompagnato da un percorso di cura individualizzato.

Insomma, da soli potete smettere di girare in torno per un po’. 

Ma, per smettere di mordervi la coda invece, affidarvi a qualcuno che vi possa aiutare a capire che la coda è la vostra, è un modo per arrivare a fondo e cambiare quella narrativa che vi ha portati a iniziare a girare attorno. Bau!

È Vero, Siamo La Somma Del Nostro Passato

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“Edo, io non mi piaccio.”

“In che senso non ti piaci?”

“Nel senso che non sono la persona che pensavo di essere, non sono dove vorrei essere, non ho raggiunto quello che speravo. Non mi piace quello che vedo quando mi guardo allo specchio.”

“E che cosa vedi?”

“Un mosaico di scelte che non mi appartengono.”

Che noi siamo la somma del nostro passato, non è una novità. Ormai ce lo dicono anche i baci perugina, dentro quel foglietto trasparente, in un blu sbiadito legge una frase che ci fa riflettere per qualche istante.  

“Non siate l’effetto del vostro passato, ma la causa del vostro futuro!”

– Pasquale Adamo

A volte questa riflessione improvvisa ci porta a raggiungere un momento in cui anche noi sentiamo di essere il riflesso di un mosaico senza senso, di essere diventati un qualcosa che non ci appartiene. E io sono qui per ricordarvi che questo “mosaico” non vi definisce!

Certo, il passato vi ha portati ad essre le persone che siete, ma tutti questi tasselli sono solo una piccola parte del capolavoro più grande che è la vostra persona, e questo disegno è in costante evoluzione e ampliamento. 

Perchè il passato è una parte di voi, ma non l’intero.

Il Passato Ci Forma Senza Volerlo

Come tutti gli esseri viventi, impariamo a navigare il mondo guardando cosa fanno gli altri. La maggior parte delle volte non ci rendiamo nemmeno conto di quante cose facciamo “di riflesso”.

La famiglia, il paese in cui siamo nati, gli amici, i libri che leggiamo, la scuola, l’epoca in cui siamo, tutto dona un tassello di conoscenza che forma la nostra persona, condiziona le nostre scelte e i nostri pensieri.

Però sta a noi poi decidere che cosa tenere, cosa trasformare e che cosa invece lasciare andare. 

In Che Modo Il Passato è Utile?

Una cosa è certa, non si può tornare indietro ma si può andare avanti. Questi sono solo alcuni modi in cui analizzando il nostro percorso ci può tornare utile:

  • Il passato ci serve per capire quali scelte ci sono state utili, quali invece ci hanno condotto giù per una strada che ci ha fatto fare dei passi indietro.  Nel nostro passato infatti ci sono indizi per capire chi siamo.
  • Per iniziare a  perdonare se stessi per gli sbagli fatti, perchè pensare: “ se avessi fatto x avrei ottenuto y”, non è molto utile (il passato non si cambia e di rimorsi non si vive).
  • Mettendo in discussione cose in cui si è “sempre creduto”, cose che si è “sempre fatto” ecc… e chiedendosi voi cosa pensate?
  • Sapendo che il passato influenza il presente potete pianificare per il futuro, cercando di virare nella direzione che volete.

Un piccolo promemoria che giudicare se stessi per come si è non porta a nulla. Freud diceva che “Noi siamo quello che siamo perché siamo stati ciò che siamo stati.” Ciò che non ci piace più adesso, una volta ci è stato utile, e se ora non ci serve più, può essere lasciato andare.

In Conclusione

“Questo mosaico che forma ha?”

“Nessuna. Cioè. Sono io, ma ci sono tanti pezzi che non mi piacciono”

“Li avevi mai visti questi pezzi che non ti piacciono?”

“No, non mi ero mai accort*, sembravano tutti uguali”

“E adesso?”

“Adesso penso che posso cambiare quelli brutti con dei pezzi che mi piacciono”

Quindi, abbiamo capito che il passato ci è utile per capire chi siamo e dove siamo arrivati, ma che, una volta consapevoli delle influenze che ci hanno portato qui ed oggi, possiamo fare in modo di cambiare quello che non ci piace. 

Come già vi accennavo su instagram, coltiva il tuo presente e il tuo futuro sarà migliore.

E il tuo mosaico, ti piace?

 

Lamentarsi Ha Un Lato Oscuro

psicologo italiano a londra
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Come Superare La Notte E Ritrovare La Luce

Edo, sono davvero stanc*! Non ce la faccio più a sopportare le persone. Il lavoro non mi piace, vorrei solo chiudermi in casa e non fare nulla. Poi stamattina mi sono svegliat* e pioveva. La macchina è dal meccanico. Va tutto male!!

Capisco, mi dispiace che vada tutto male. Sembra che più ti accorgi che le cose vanno male, più vadano peggio.

Vero? Però non dirmi di essere felice perché non riesco.

Non ti dirò di essere felice, ma ti chiedo, che cosa stai facendo per uscire da questo buco nero?

…mmm.

Lamentarsi sicuramente è liberatorio, e a volte ci serve, per elaborare una situazione o semplicemente per “scaricare” le intense energie che ci teniamo dentro.

Però, ci sono alcune cose a cui vi invito a stare attenti:

  • La frequenza: Lamentarsi spesso rischia di diventare un’abitudine. E le abitudini sono difficili da eradicare, soprattutto quelle negative.
  • Effetto domino: Le lamentele ricorrenti possono aprire la porta (anzi, una voragine!) E trascinarci giù per una spirale di negatività che sembra inghiottire tutto quello che è ricoperto dalla luce. Esattamente come nel domino, un tassello segue l’altro e presto, tutto diventa buio.

Lamentarsi Costa Caro

Dovete sapere che quando manteniamo a lungo degli atteggiamenti, pensieri o restiamo immersi in stati emotivi negativi, creiamo e manteniamo dei modelli di pensiero tossici che finiranno per presentarci il conto prima o poi.

Per modelli di pensiero intendo quei pensieri ripetuti (pattern) che diventano abitudine. Ci abituiamo ad interpretare e agire in un particolare modo. A lungo termine le nostre azioni si sommano e ci presentano con un risultato, ovvero, lamentandovi rischiate di riprogrammare il vostro cervello a vedere tutto in negativo

Anche quando le cose vanno bene, boom, ecco che il cervello è addestrato a vedere soltanto le cose negative e tutto si tinge nuovamente di nero.

Avete presente quelle persone che si lamentano, che vedono sempre tutto nero? Se ne conoscete, saprete sicuramente di cosa sto parlando. Quando li vedete pensate subito “Oh no, aspetta che scappo!”

Ecco, quando vi lamentate spesso, rischiate di diventare anche voi un “Energy Vampire”. 

Attenti che questi vampiri sono immuni dall’aglio! L’unica soluzione è evitarli, o mettere dei paletti (non nel cuore) ma metaforici, per allontanarli in maniera da delimitare e mantenere il vostro spazio il più sicuro possibile. Ma torniamo in studio dal nostro cliente che ha elaborato una risposta alla mia domanda.

Cosa sto facendo per uscire da questo buco nero? Beh, ma le cose brutte non dipendono da me. La macchina si è rotta e la pioggia… La pioggia non la controllo io. Non c’è niente che posso fare.

Niente?

No. Non riesco a pensare a niente. Forse potrei cambiare lavoro ma l’universo mi odia, quindi so che anche il prossimo lavoro andrà male.

Hai ragione, andrà malissimo.

Ma?… Non dovresti dirmi che andrà tutto bene?

Come Uscire Dal Buco Nero

Non c’è nulla che io possa dirvi, che vi faccia uscire dalla spirale. Siete voi gli artefici di questo buco nero, e se continuate a credere che le cose vanno male, andranno male.

La psicologia positiva a volte peggiora le cose, perché nessuno vuole sentirsi dire “su con la vita” quando fa fatica ad accettare e apprezzare la positività di ciò che è già in suo possesso (abbiamo toccato il tema della gratitudine in questo articolo, un buon inizio per passare dal lamentarsi all’apprezzare le piccole cose).

La cosa positiva è che voi avete il potere di creare e distruggere questa negatività. Dovete però cambiare tattica, e passare dall’essere preoccupati, all’essere occupati, cioè passare dal lamentarsi al problem solving cioè all’azione. Come? Così:

  • Impara a gestire i pensieri negativi esistenti, e cerca di essere consapevole che, buttare fuori le frustrazioni libera, ma intrattenere a lungo uno stato negativo – come abbiamo detto sopra – mette le basi per ulteriore negatività.
  • Impara ad accettare le cose che non puoi controllare e lasciale andare.
  • Concentrati su quello che puoi cambiare, e agisci di conseguenza.

Lamentarsi libera, ma restare incastrati nella negatività vi intrappola e vi limita

Diventare un energy vampire è una somma di passi nella direzione negativa, d’altronde l’inverno si sta avvicinando, le ore si stanno accorciando e i vampiri, si sa, adorano il buio.

Non fare come Batman, allontanati dal lato oscuro e accendi la luce interiore.

 

Sbagliare è Umano, Fallire è Necessario

psicologo italiano a londra
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Quando la giusta attitudine trasforma il fallimento in esperienza

Fermi tutti! Posso immaginare che il titolo vi abbia lasciati un po’ perplessi. “Edo che titolo brusco!”. Eh, lo so, ma non preoccupatevi, come sempre, vi spiego tutto!

Partiamo intanto con il definire cosa si intende per fallimento.

Cos’è il fallimento?

Il fallimento è una sensazione associata al non essere riusciti a raggiungere gli obiettivi che si erano posti a lungo o a breve termine.

Se avete seguito le mie storie su Instagram divido le cause di questo fallimento in due gruppi:

Quelle esterne: dove ho poco controllo sul contesto e sull’outcome. Una situazione in cui qualcosa va storto ma non è dipeso da noi. Per esempio dobbiamo fare un esame ma il docente non si presenta.

E le cause interne: Il fallimento che ci creiamo invece quando ci mettiamo da soli i bastoni tra le ruote (il famoso self- sabotage). Questo tipo di fallimento avviene quando lasciamo che le nostre ansie prendano il meglio di noi.

E questo, è quello che possiamo controllare! Come? In due modi:

  1. Iniziando a vedere il fallimento come uno step nel processo di imparare qualcosa di nuovo;
  2. Lasciando il fallimento come un evento a sé, senza che questo ci definisca come persona.

Cadere Fa Male

Partiamo con il riconoscere il fallimento è doloroso. Questo non lo mettiamo in dubbio. Ma si trasforma in una lezione, quando impariamo di essere capaci di rialzarci.

Vi faccio un esempio. Adesso sono tornati di moda gli anni 70. Pantaloni a zampa, stampe ruggenti e musica disco. Che bei tempi! Ecco, ci sono anche i pattini a rotelle.

Se volessimo imparare a muoverci come Disco Stu dei Simpsons, pensate che una volta messi i pattini voleremo sulla pista? (Io da qualche parte volo sicuro…).

Messi i pattini, fatta qualche mossa e, tutti giù per terra! Anche questo è considerato un fallimento secondo la nostra definizione. Perché il nostro obiettivo non era quello di cadere, ma di fare fuoco e fiamme in pista.

E allora perché non ci sentiamo di aver fallito in questo caso? Perché in questo contesto, cadere (e rialzarsi) significa che stiamo imparando qualcosa di nuovo. Anzi scommetto che ci facciamo anche quattro risate nel mentre.

Il potere è in mano nostra. Questo potrebbe anche essere il “segreto” per non fallire mai. Cioè sapere che cadere è inevitabile e rendendolo parte del processo di crescita, il fallimento diventa un tassello fondamentale nel momento in cui decidiamo di imparare qualcosa di nuovo.

Quello Che Pensi Determina Quello Che Sei

Edo, non ho passato l’ultimo esame. Sono un fallimento.

Sei un fallimento o hai fallito?

Non sono la stessa cosa?

Se un bambino sta cercando di imparare a guidare la bici e cade a terra, è un fallimento perché non è riuscito a stare sulla bici?

Mmm…no, sta imparando qualcosa che non ha mai fatto prima. Cadere è normale.

Dobbiamo stare attenti a quello che diciamo a noi stessi. È davvero importante non interiorizzare il fallimento.

Quando non arriviamo a raggiungere quello che ci eravamo prefissati, tendiamo a essere molto severi con noi stessi. Così tanto che trasformiamo un solo avvenimento (un fallimento) in un aggettivo che mettiamo nella cassaforte interna della nostra persona. E la usiamo come definizione di noi stessi.

Questo trasforma un singolo sbaglio in una parte di noi, e crea un precedente (ho fallito una volta quindi fallirò sempre) che porta a successivi fallimenti… vi ricordate la causa interna? Ecco, parte anche da qui.

E così da “persona che ha commesso un errore” diventiamo “ quelli che non ne fanno mai una giusta perché sono un fallimento” e ci sentiamo destinati a fallire sempre.

La sentite la differenza nelle parole?

Rimuovi Il Superfluo

Toglietevi questa pressione del non voler fallire mai. Se prendete il fallimento come parte del processo allora diventa un’azione necessaria per imparare e per crescere. Fallire a volte è necessario quindi per fare tesoro delle esperienze.

Una volta rimosso questo peso, vi sentirete più liberi di provare, sperimentare e imparare cose nuove. E spesso questa attitudine aiuta anche a non sentire così tanto il giudizio degli altri.

Fallite senza paura, fallite spesso. Perché il fallimento, affrontato con la giusta attitudine, aiuta a crescere.

Quindi, chi viene con me ad abbracciare il pavimento della pista di pattinaggio?

 

 

Mi Giudicano Tutti, E Io Non Mi Muovo Più!

Come vivere più sereni, lasciare andare il giudizio degli altri e ritrovare se stessi.

Edo, quando esco con gli amici mi sento un’altra persona.

In che senso?

Che vorrei tanto lasciarmi andare ed essere più sciolta ma non riesco.

Cosa ti blocca?

Non credo mi vorrebbero ancora se fossi me stessa.

A tutti è capitato di aver avuto paura o timore del giudizio degli altri. Inclusa l’opinione della famiglia, degli amici, del fidanzato/a, del capo, del collega.

Ma questi giudizi a volte possono essere così potenti da fare cambiare la visione di noi stessi! Chissà quante maschere diverse abbiamo nell’armadio, con tutte le situazioni che viviamo ogni giorno, è sempre carnevale!

Provate a pensare a queste situazioni:

Nella coppia o in famiglia: per esempio se si vive un matrimonio che rende infelici entrambi, ma si resta con il partner perché si è assieme da tanto e il divorzio non sarebbe ben visto (da altri famigliari).

Nel lavoro: Quando non diamo la nostra opinione, non parliamo mai nei meetings o abbiamo paura di esprimere un pensiero che per noi è importante, oppure quando non chiediamo la promozione che però sappiamo che ci meritiamo!

Con gli amici: Quando scegliamo di mostrare un lato che è curato e a volte, lontano da chi siamo veramente. Come nell’esempio sopra.

E questa paura, a cosa ci porta?

La Paura Del Giudizio Ci Fa Soffrire

Ci porta a una sofferenza duplice. Colpo di scena, non ve lo aspettavate, vero?

Ebbene si, si soffre due volte.

La prima parte di sofferenza risiede appunto nel sentirsi giudicati, che già di per se ci impedisce di prendere delle decisioni.

La seconda parte che fa soffrire nel lungo termine è quella di non poter vivere la vita secondo i nostri termini. Questo include i nostri valori e i nostri desideri.

In pratica, questo giudizio ci spinge a essere persone diverse da quello che saremo se non avessimo questo timore. Pensate che brutto dover vivere una sorta di bugia solo per far “piacere” agli altri!

Da Dove Arriva Questa Paura?

Vi rassicuro io! La vostra paura è fondata e pure universale. Noi esseri umani abbiamo bisogno di sentirci accettati dalla società. Una volta (parlo dei tempi delle grotte) se non eri parte di un gruppo, eri spacciato.

Quindi conveniva stare dal lato buono degli altri e mimetizzarsi. Ma adesso, il nostro cervello non ha ridotto quell’impulso all’essere accettati.

La proporzione di paura che circonda questa necessità del non sentirsi esclusi è troppo elevata rispetto alla minaccia vera e propria.

In pratica essere accettati significa sopravvivere. essere rifiutati è al pari di venire rincorsi da una tigre, scalzi e sotto la pioggia. A bit much, no?

E allora, come gestiamo quest’emozione forte?

Fregarsene dell’opinione altrui, non è una cosa per niente facile. Come accennato sopra, c’è una ragione per cui ci importa. Il primo passo per smettere di farsi influenzare dal giudizio degli altri, è accettare questi fatti:

  • Nulla è per sempre: nemmeno i commenti ed i giudizi degli altri. Le persone dimenticano in fretta anche quello che dicono!
  • Il giudizio non si può fermare: e cercare di controllare il giudizio altrui (diventando una persona che non siamo) ha come effetto soltanto quello di tradire noi stessi.
  • Consenti al giudizio di esistere: “lascia che parlino!” può essere davvero liberatorio lasciare spazio per la presenza del giudizio. Facendo in modo che i commenti scivolino addosso.
  • Presta attenzione ai tuoi giudizi: per iniziare a dare meno peso a quello che pensano gli altri, dovremmo iniziare a giudicare di meno noi stessi e gli altri. A volte riceviamo male delle critiche anche a causa delle nostre insicurezze. Ed è appunto da lì che bisogna partire a lavorare su noi stessi.

Non è un lavoro facile e prima di cambiare bisogna diventare consapevoli della situazione attuale e poi poco a poco aggiustare il tiro.

L’unico vero modo per riuscire a non temere più un giudizio degli altri, è avere fiducia in se stessi. E per farlo, non possiamo continuare a plasmare la nostra immagine per compiacere gli altri (basta maschere!).

Dobbiamo iniziare a piccoli passi, superando la paura un po’ alla volta e poi, con un percorso di conoscenza di se stessi, costruendo quell’autostima che ci serve per vivere allineati con i nostri valori, credenze e desideri.

Così puoi finalmente condividere con gli amici la playlist che ti piace (quella vera, non quella che tieni per fare bella figura! guarda che ci sono passato anche io eh!).

Come Gioire Delle Piccole Cose

 

La felicità è un diritto di tutti

Vi capita mai di svegliarvi con la luna storta? Quelle mattine dove trovi mezzo calzino su due, ed è pure bucato. Esci e piove a ciel sereno? (welcome to London, dove vive la sorella della nuvoletta di Fantozzi).

Ma, cosa succede secondo voi quando vi alzate dalla parte sbagliata del letto? Che tutto sembra perduto e vedrete che ancora più cose andranno storte! Aia. Non è il modo migliore d’inziare.

“Ma Edo, come mai quando va storta una cosa sembra che tutto vada dalla stessa parte?”

“Questa mattina, mentre camminavi per venire in studio, quante cabine del telefono hai visto in giro? Quelle belle rosse.”

“Mmm.. Non so, non ci ho fatto caso.”

“Esatto! Ma son sicuro che la prossima volta che ci vedremo avrai una risposta.”

Quando ci concentriamo sul fatto che tutto è grigio, buio e tutto va dalla parte sbagliata, inizieremo a prendere nota di tutto ciò e che supporta il nostro caso che “tutto va male e la vita è contro di me”.

Questo ci porta a pensare che il nostro stato interiore dipenda da eventi esterni, fuori dal nostro controllo. E cosi ci lasciamo cullare da queste emozioni negative.

Ma la verità è che noi abbiamo il controllo su dove indirizzare la nostra attenzione e, di conseguenza, possiamo iniziare a notare le cose che vanno dalla parte giusta piuttosto che quelle dalla parte sbagliata.

Possiamo iniziare con una pratica semplicissima che si chiama gratitudine.

Cos’è La Graditudine?

Nell’ultimo periodo sembra che questo termine sia sulla bocca di tutti. Tantissime persone ci suggeriscono di fare una lista delle cose per cui siamo grati. Ma la gratitudine cos’è?

La gratitudine è una sensazione che parte da una percezione di soddisfazione nei nostri confronti e della nostra vita.

Essere grati è una pratica che va sviluppata giorno per giorno e ci consente di cambiare il modo in cui ci approcciamo alla vita.

Attenti però! Essere grati non vuol dire diventare super positivi o super felici. Non è un “ tutto va bene, nulla va male” anche quando le cose stanno cadendo a pezzi.

È il modo in cui riuscite a trovare delle cose che vanno bene, nonostante ci sia qualcosa che non va, è una pratica che vi consente di rivedere il mondo con le dovute sfumature. Senza pensare in bianco (tutto perfetto) e nero (tutto brutto). 

Dove potete ricalibrare il faro della vostra attenzione e dire “ok, mi sono svegliat* tardi, ma ho lo stesso il tempo di bermi un caffe”.

Come Gioire Delle Piccole Cose

Non c’è un modo giusto o sbagliato o delle cose migliori di altre per cui essere grati. E così intanto vi chiedo:

Quali sono quelle cose nella quotidianità vi rendono felici?

Quelle cose che vi scaldano dentro, come un raggio di luce che si sprigiona dal petto e illumina l’ambiente che vi circonda.

Quelle che vi fanno sentire come se tutto ciò di cui avete bisogno, fosse già in mano vostra.

Non devono per forza essere rilevanti per gli altri, anzi. Le piccolezze che rendono felici voi, magari sono indifferenti per qualcun altro, e va bene così.

Quella mattina che vi svegliate dal lato sbagliato del letto, provate a pensare a quanto fortunati siete ad avere un letto! O ad esservi svegliat*! 

Quando piove, quanto fortunati siete ad avere un ombrello. Quando c’è il sole, a poterlo sentire sulla vostra pelle, e così via.

Magari vi sembra che la gratitudine sia una cosa che solo gli hippy che vivono la giornata praticano, tra una canzone e l’altra. E invece…

Posso garantirvi che questo allenamento vi porterà a indirizzare la vostra attenzione lontano dalle cose negative che capitano (il calzino bucato) e il vostro mondo si riempirà come per magia, di cose per cui vi sentite fortunati. Il trucco sta nell’inziare a vedere cose che esistono già.

Il fatto che respiri, che cammini, che puoi parlare e comunicare e incontrare persone. La gratitudine è un promemoria che bisogna smettere di dare tutto per scontato.

Inizia a scrivere tre cose per cui sei grat* al mattino e tre alla sera, prima di andare a letto. Semplice, ed efficace. Mantieni questo allenamento e il tuo mondo inizierà a cambiare.

La felicità è un diritto di tutti, ma una pratica di pochi. E tu? Da che parte del letto ti sei svegliat* stamattina? La scelta è tua.

L’Estate Non Piace A Tutti!

 

Quando fuori c’è bel tempo ma dentro c’è la tempesta 

Edo, a me l’estate proprio non piace! Mi dicono tutti che sono stran* perché secondo loro l’estate è una continua gioia. C’è il sole, lunghe giornate e tantissimi eventi a cui partecipare. Ma a me queste situazioni mettono ansia!

Ti capisco. Non sei stran*! E non sei nemmeno l’unic* che la pensa in questo modo. E ora ti spiego il perché.

È vero che c’è il sole e che ci sono più opportunità per uscire e socializzare, ma queste situazioni possono portare a galla delle insicurezze e delle emozioni tutt’altro che positive.

FOMO (Fear Of Missing Out)

Ricordiamoci che siamo appena usciti da quasi due anni di pandemia. Due anni in cui le nostre vite sono cambiate drasticamente. 

Le abitudini, gli spazi, il modo in cui ci rapportiamo con il mondo e con gli altri. Tutto diverso!

Ci siamo adattati (bravi!, non è stato facile) e adesso che il mondo sembra tornato “alla normalità” ci sono troppe cose da fare.

In quel troppo, ci sentiamo paralizzati dalla scelta e a volte facciamo cose solo per poter far vedere agli altri che stiamo facendo qualcosa. 

Ancora peggio. Ci sentiamo obbligati a fare qualcosa e i nostri bisogni e volontà passano in secondo piano. Questo si manifesta così:

Sei stanc* e vorresti andare a dormire ma non lo fai perché c’è un evento a cui non puoi mancare!

Insicurezza e Autostima

Un altro motivo per cui l’estate non piace a molti è che ci mette in una situazione in cui siamo più vulnerabili

Pensa a qualcuno a cui non piace il proprio corpo. Anche solo mettersi in costume scatena una serie di pensieri d’insicurezza.

In aggiunta, i social ci regalano questi highlight di standard irraggiungibili (spesso surreali), a portata di un semplice tap. 

E così capita di passare giornate a sfogliare storie di persone che non conosciamo, mettendo poi a confronto questi “standard” con la nostra realtà e ci sentiamo insicuri e inadeguati ad affrontare un mondo che sembra avere tutto in ordine, tutto ‘perfetto’(almeno in apparenza).

Ma che in realtà non lo è.

Senso Di Inadeguatezza

Ecco, appunto, non solo c’è l’insicurezza sul nostro aspetto esteriore, ma anche altre aree della nostra vita vengono messe indirettamente in discussione.

Le nostre possibilità economiche. “Non posso permettermi di andare in vacanza in un posto così bello”, “ vorrei girare il mondo ma costa troppo” “uscire ogni sera non è economico”, “devo passare le vacanze con la famiglia perché da sol* costa troppo/sono troppo giovane per andare via da sol*”… .

Le nostre relazioni. “Non ho così tanti amici”, “non ho un partner”, “non posso lasciare la persona con cui sono perché abbiamo prenotato le vacanze assieme”… . 

Tutti questi fattori presentano un buon punto di partenza perché la nostra vecchia amica ansia ci venga a trovare.

Ma adesso vi dico come mandarla in ferie!

Come Gestire L’ansia Estiva

Edo, io avrei anche voglia di vivere il mondo, e lo farei se non ci fosse questa calamita che mi tiene chius* nel mio posto sicuro. Lontano da tutto e tutti.

E dove la tieni questa calamita?

È una collana. Una di quelle brutte, però, che non mi piacciono.

Se una collana non ti piace cosa fai?

La tolgo. 

Questi sono dei piccoli step che puoi fare per togliere la collana dell’ansia, o quantomeno gestirla (questi tip valgono anche per l’inverno!) :

  • Crea e mantieni una routine: l’ansia si placa quando hai delle abitudini e si amplifica quando lasci tutto al caso. Struttura le tue giornate, o parte delle tue giornate con delle attività che ti piacciono. Per esempio, ‘sveglia, colazione e libro, passeggiata, lavori in casa, pranzo, ecc’. 
  • Stai lontano dai social: Certo, non vi sto chiedendo di cancellare tutto. Ma cercate di passare meno tempo possibile a guardare gli highlights degli altri. Soprattutto nelle prime ore del mattino e prima di andare a letto.  
  • Concentrati su di te:  impara a praticare self acceptance. Ovvero, accettare se stessi così come si è. Bello, brutto, moro o biondo, siamo così. E va benissimo! 

Come ultimo step, cerca aiuto da un professionista che ti aiuti a gestire l’ansia nella maniera più adatta a te.

L’estate sarà anche bella, ma finché non ci liberiamo dalla tempesta, non riusciremo ad apprezzare appieno il sole.

Ho Paura Di Soffrire Ancora, Quindi Non Amo Più!

Ricominciare da se per rimettersi in gioco

“Edo, lo sapevo che sarebbe finita! Me la sentivo.”

“Mi dispiace molto. Come ti senti?.”

“Stran*.”

“In che senso?.”

“Mi sento pers*. Come se non sapessi più chi sono. Come se mi avessero tolto la coperta in un notte fredda. Mi sento espost*.

. . .

I breakups sono tosti. Davvero. Non importa quanto il nostro sesto senso ci dica che la storia sta per finire, o quando sappiamo che chiudere è la cosa migliore per noi stessi. È difficile.

È difficile perché in quel periodo in cui condividiamo la nostra vita con un’altra persona, creiamo nuove abitudini, scopriamo cose che piacciono a entrambi.

Sviluppiamo una nostra identità all’interno della coppia. È sempre una parte di noi, ma collegata all’altra persona.

E quando ci lasciamo, è come se perdessimo una parte di noi stessi che era legata al nostro partner.

Quindi, in un certo senso, affrontiamo un sorta di lutto. Per quella parte di noi che non c’è più. E questo ci fa sentire spaesati ed esposti, come in una fredda notte senza coperta.

“Basta. Sto troppo male. Ho deciso che non amerò più“

“Nemmeno te stess*?”

“?”

Ora vi svelo un segreto. Il tempo da solo non cura le ferite. Le rende meno visibili. Vi fanno meno male. Ma se non cambiate il modo che avete di fare le cose, vi farete male nello stesso punto.

Pensate a un paio di scarpe che sono troppo piccole per il vostro piede. Sono bellissime eh, con gli unicorni e i brillantini. Tutti vi fanno i complimenti!

Ma voi non ci camminate bene. Vi fanno male i piedi.

Ma vi piacciono così tanto che decidete di portarle sempre. Soffrite in silenzio, medicate le vesciche e stringete i denti. Poi un giorno le scarpe spariscono.

E tu ti trovi sol* con le tue ferite. Il tempo le fa passare, certo! Ma cosa succede quando trovi altre scarpe luccicose che però sono ancora due numeri più piccole?

Se non hai capito che ti meriti scarpe della tua misura, ti farai ancora male allo stesso modo, nello stesso punto.

Il tempo da solo non sistema le ferite, sei tu che impari dalla situazione, assimili e capisci che cosa c’era che causava quelle ferite.

A primo impatto può sembrare che la colpa sia della scarpa. Ma chi è che ha deciso di metterle pur sapendo che erano troppo piccole? Eh? Sii onest*.

Se non amate voi stess*, continuerete a farvi andare bene scarpe scomode.

Siete voi che dite “No. Voglio delle scarpe della mia taglia!.”

“E se non sapessi come dire no?”

Ecco, appunto! Se siamo cresciuti pensando di non meritarci nulla, o di meritarci cose solo in certi momenti (condizionatamente), allora faremo fatica a esprimere ciò che vogliamo.

Perché non ci siamo nemmeno mai chiesti cosa fosse.

Per imparare a esprimere i propri bisogni, dovete avere il vostro benessere come priorità, e questo significa amare se stessi.

Se voi non vi volete bene, si vede. Gli altri lo percepiscono.

É come stiate dicendo al partner “trattami così perché non mi merito di più”. E lo fate senza saperlo. Attraverso le vostre azioni, nel modo di comunicare e nel modo in cui sopportate la relazione in cui siete invece che andare via.

Il vostro benessere non va mai sacrificato per compiacere gli altri. È molto difficile, lo so!! Ma il self love si sviluppa passo passo, iniziando con gentilezza e perdonando se stessi per gli errori compiuti in passato e accettando la versione di noi che siamo in questo momento.

Imparare ad amare se stessi è importante per vivere più felici e più sani in ogni aspetto della propria vita, e per sviluppare relazioni sane e durature.

Non smettete di amare perché una storia finisce. Il dolore passerà, e stare male è normale, usate questo tempo in cui siete soli per riconnettervi con voi stessi.

Per capire chi siete, cosa vi piace, per uscire con gli amici che non vedete da tanto, per riscoprire le vostre passioni. Per darvi in prima persona quell’amore che avete sempre sognato.

Comprate le scarpe della vostra taglia, i brillantini ve li regalo io.

Smetti di girare, Non sei una trottola!

 

Quando e Perchè Fermarsi Per riflettere diventa necessario

Il tempo passa tanto veloce e noi ci mettiamo il 2x di velocita per “skippare” avanti.

Sembra che dobbiamo arrivare da qualche parte in fretta.

Dove?

Sembra che dovevamo raggiungere i nostri obiettivi ieri.

Perché?

Andare spediti quando si sa in che direzione lanciarsi, non è necessariamente una brutta cosa se non ci pesa. Vivendo in quello che vi appassiona, vi dà la carica, è normale andare più spediti.

Ma cosa accade quando invece siamo confusi, o sappiamo che stiamo facendo chilometri in direzioni completamente opposte?

Ditemi se uno degli scenari qua sotto vi sembra familiare:

“Lavoro tanto per lavorare, non mi interessa cosa faccio.”

“Il mio titolo di studi non mi appassiona, però ormai finisco” (ma come non ti interessa diventare fisico delle particelle)?

“La mia relazione è stagnante ma ormai sono anni che siamo assieme, quindi ci sposeremo credo.”

Siete forse un po’ insoddisfatti di come sono le cose?

“Ma, Edo, cosa dici? Nooo. Forse. Un po’. È che non ho tempo di fermarmi a pensare! Devo fare, fare e fare! La vita non si ferma per me”

E io ti dico FERMATI invece! E ascolta questa insoddisfazione. Aspetta, ho una quote per voi:

“Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare” – Lucio Anneo Seneca

Ah, bellissima nella sua semplicità, vero? Seneca ci dice che non c’è un percorso giusto per chi parte senza una meta. Però non sempre sappiamo dove andare o siamo blocked, vi posso dire che ci sono delle emozioni che, quando le osservate, vi indicano se state andando dalla parte sbagliata.

Una di queste è appunto l’ insoddisfazione.

“Ma, Edo, come mai siamo insoddisfatti?”

Prima di tutto, voglio chiarire che non mi riferisco all’ insoddisfazione cronica, che è uno stato di demotivazione più o meno costante. È caratterizzato generalmente dal cattivo umore, una sorta di mal di mare, o meglio “mal di vivere” che ha radici più profonde dell’insoddisfazione “situazionale” che tratto in questo articolo.

L’insoddisfazione cresce quando navighiamo da una parte dove non vogliamo andare. O quando siamo incagliati in uno stagno (come avete fatto a far entrare la barca nello stagno poi? Bravi!).

In se non è un’ emozione negativa, anzi, ci incoraggia a cambiare e migliorare aspetti di noi o delle situazioni che ci circondano.

Ci spinge, in pratica, a trasformare le nostre risorse per ricalcolare il percorso e reindirizzare i nostri passi.

L’insoddisfazione urla: FERMATI! SMETTI DI GIRARE!

Fermati a respirare.

È difficile vedere la costa quando il mare è mosso o in balia di una tempesta. Ed è ancora più difficile guidare una barca da bendati. (si vede che non sono mai stato capitano di una barca?! Aiuto!)

Anche i marinai migliori hanno bisogno di osservare il faro per non schiantarsi sulla costa e a volte devono fermarsi per osservare bene, perché magari c’è nebbia o appunto, tempesta.

Fermarsi diventa essenziale per capire molte cose. A volte andiamo semplicemente avanti per inerzia e questo ci fa stare ancora peggio.

L’insoddisfazione è normale. Capita a tutti di tanto in tanto. Le emozioni, come vi dicevo già, vanno ascoltate!!

Fermarsi per riflettere e prima di decidere qualcosa può risparmiarvi tantissimo tempo. Navigando dalla parte sbagliata dovete anche tonare indietro!

Calma la mente, e fai una pausa. Quando vorrai decidere in che direzione puntare, fallo.

È importante anche ricordare che nulla è definitivo. Ed è una cosa buona, perché potete sempre cambiare direzione/opinione/percorso.

Tornare sui propri passi e cambiare idea non è un segno di debolezza, anzi! È un segno di forza che dimostra quanto siete disposti a mettervi in gioco una seconda, terza o decima volta.

Il vostro obiettivo è essere soddisfatti e per farlo, serve iniziare ad andare della direzione giusta.

Allora? Abbiamo capito? Date un megafono alla vostra insoddisfazione, sedetevi con lei a chiacchierare e prendete in mano il timone.

La destinazione vi attende, è ora di smettere di remare nello stagno e iniziare la vostra avventura in mare aperto!